08 ottobre 2016

Putin, ultima icona pop

 

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Che sia l’ultimo zar è chiaro ai più, anche che è un personaggio pericoloso, sia che stia con Erdoğan che se sia nemico di questo, e poi il suo legame con Trump. Insomma, i più impresentabili sono amici di Vladimir Putin (un tempo nel novero c’era anche Berlusconi). 
Eppure l’ultimo zar è un personaggio piuttosto popolare – specie dopo l’annessione della Crimea, nel 2004, gadget con il suo volto, dalle T-shirt alle tazze, spopolano in molti negozi – e piuttosto amato, addirittura dai giovani. Ha ridato dignità alla Russia, dopo la deflagrazione avvenuta per mano di Gorbaciov, è la tesi che circola da più parti che anche un personaggio come Limonov non esiterebbe a sottoscrivere. Putin, insomma, come grande padre di una patria in cerca di riscatto e che si conferma molto sciovinista. 
Ma non basta. Per il giorno del suo 64esimo compleanno, ieri venerdì 7 ottobre, il website del Cremlino ha sfornato un regalo davvero singolare. Un libro, Nel ruolo del leader: Putin nella cultura contemporanea, dove il presidente russo diventa un’icona pop ritagliata dalle innumerevoli pagine e immagini che giornali, riviste, tv, film gli hanno dedicato, cui si aggiungono graffiti, opere d’arte e musica che hanno sempre lui per soggetto. Putin, insomma, come un mito del nostro tempo, almeno in Russia. 
Viktor Levanov, direttore del news site Gosindex del Kremlino, ha dichiarato alla stampa che il libro di buon compleanno è stato realizzato per far vedere quanto il Presidente sia “andato oltre i confini della personalità per diventare un fenomeno culturale che riguarda il mondo intero”. 
Ci va giù pesante, insomma, Levanov. E se fosse un fenomeno circoscritto all’entourage di Putin, pazienza. In ballo, invece, sembra esserci il culto dell’uomo che in ogni epoca critica trova margini di solidità. E non si tratta di Berlusconi o di Salvini, che sulla scena internazionale contano poco più che zero, in ballo qui è l’ultimo zar, appunto, che se stringesse un’alleanza con Erdoğan da un lato e con Trump dall’altro, farebbe polpette di noi europei, senza pensare all’ordine pesantemente involutivo che si instaurerebbe a livello mondiale. 
Ma questi sono scenari un po’ catastrofisti e abbastanza fantapolitici, perché nella realtà i dittatori non si alleano (fosse stato così la storia del secolo scorso sarebbe andata diversamente) e i magnate imparruccati tornano a fare business e la smettono con la politica (questo almeno pare verosimile). 
Putin icona pop, invece, è tutto vero. Ma in che razza di mondo viviamo?

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