18 ottobre 2016

Mandare Trump in quel posto

 

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C’è chi lo vuol prendere a pugni (Robert de Niro) e chi lo vuole … fuck him (traducete voi liberamente). Tanto più Donald Trump inanella affermazioni sessiste e razziste e tanto più gli artisti restituiscono pan per focaccia. 
Giovedì scorso, alla Joshua Liner gallery di Chelsea (New York) ha inaugurato una mostra dal titolo inequivocabile “Why I want to fuck Donald Trump”. Il curatore, l’artista Alfred Steiner, sostiene che “generalmente il mondo dell’arte è di sinistra e se c’è una forte polarizzazione a destra, come nel caso della candidatura di Trump alle presidenziali, la reazione è scontata”. 
Ma non c’è solo questa mostra, dove oltre una pietra tombale con inscritto il nome di The Donald, ci sono disegni e installazioni neanche tanto cattivi. In giro per la Grande Mela sono comparsi un chiosco con dentro un mago che predice il futuro e che ha le fattezze del magnate  e una statua che lo raffigura nudo, pistolino e con stampata in faccia una delle sue smorfie più tipiche e poco incoraggianti circa il futuro che sarebbe con lui alla Casa Bianca.   

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