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Sulla piccola altura del Monte de’ Cenci, al piano terra dello storico Palazzo Cenci – un angolo di Roma dove la toponomastica racconta di una nobile famiglia di antica discendenza estintasi tragicamente sul finire del XVI secolo, e della bella e sventurata Beatrice, il cui mesto fantasma più di un passante avrebbe scorto aggirarsi nei tristi luoghi del sanguinoso epilogo –, scoviamo Il Ponte Contemporanea, una galleria dalle molte vite (la ricordiamo in Via Monserrato e poi ancora dalle parti di Testaccio) che mantiene, anche nella presente “incarnazione”, un’attenzione vigile sulla scena artistica internazionale. E raccogliamo, con altrettanto vigile curiosità, le suggestioni offerteci dalla mostra in corso, che accosta la personale della pittrice e performer indonesiana Melati Suryodarmo – residente in Germania dove è stata allieva di Marina Abramović – alla collettiva “Vision from (of) China” dei quattro artisti cinesi Duan Shunjie, Liu Lei, Ma Lin, Li Zi.
Da più parti il mondo della cultura, da tempo, osserva con speranzoso interesse e, a volte, con l’attenzione paziente e fatalista del cercatore di perle, quanto accade nell’universo Cina, così prossimo eppure così inesplicabilmente ignoto. Denuncia sociale, intimismo psicologico, simpatia per il fantastico o per lo straniamento metafisico, uno sguardo costante alla cultura d’occidente: queste le note dominanti la giovane poetica dei quattro artisti cinesi che la presente mostra fotografa nel momento potenzialmente più fecondo di un percorso artistico, quello in cui si è, infaticabili, alla ricerca della propria strada.
Ci ha incuriosito il lavoro di Duan Shunjie che ha saputo ingannare l’occhio con la parvenza di un genere paesaggistico tradizionale, ma composto in realtà – ad una visione ravvicinata – da un accumulo di immagini digitalizzate di intimo femminile: vi si potrebbe leggere una riflessione tutta orientale sulla precarietà del nostro sistema percettivo o sulla porosità del quotidiano universo concettuale. E veniamo quindi a Melati Suryodarmo ospitata nelle prime sale della galleria con una serie di fotografie tratte dal lavoro Acts of Indecency, ispirato all’opera di Egon Schiele, e con la proiezione di una sintesi del lungo video (di circa dodici ore) della performance I’m a ghost in myownhouse, in cui l’artista-demiurgo, con gesti meccanici, frantuma pezzi di carbone in una fucina inospitale e fuligginosa, provocando, di conseguenza, un violento “passaggio di stato” nella materia così percossa: una variante dell’antico tema bifronte morte-rinascita, sotto l’egida – chi sa – di qualche inconsolabile genius loci o del mesto fantasma (ghost) della sventurata Beatrice Cenci. Sulle pareti corrono immagini “indecenti” che sorprendono la performer – i collant imbottiti di spilli o di palline – in goffe posture, che vagamente alludono ai ritratti di Schiele, tra grottesca parodia dell’eros e manifesto desiderio di intaccare le corrive declinazioni del femminile.
Luigi Capano
mostra visitata il 2 novembre
Dal 21 ottobre al 21 novembre 2016
Melati Suryodarmo – solo exhibition/ Vision from (of) China, Duan Shunjie, Liu Lei, Li zi, Ma Lin
Il Ponte Contemporanea
Via Beatrice Cenci 9-9A, Roma
Info: tel. 06 6833897, info@ilponteconteporanea.com