25 novembre 2016

Trentacinque milioni di libri

 
Il Mibact, dopo la strategia della promozione dei libri in TV, lancia una nuova tranche di investimenti: 35 milioni di euro alle grandi biblioteche italiane. Peccato però che siano solo tre, e che ci sia tutto un mondo intorno

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Serviranno a riorganizzare e valorizzare la Biblioteca centrale di Roma, con la messa in opera di 60 chilometri di scaffalature, e l’aumento di 15mila metri quadrati, oltre alla bonifica di depositi e altri spazi per la tutela dei manoscritti: 10 milioni di euro.
Stessa cifra per la Biblioteca di Archeologia e Storia dell’Arte, che vedrà rinnovati spazi e ricollocamento delle collezioni. A Firenze, invece, sempre alla Biblioteca Centrale, 15 milioni: restauro e riorganizzazione della Caserma Curtatone e Montanara, nuovi scaffali, e altro spazio. Totale 35 milioni, dal Mibact, come si è detto favorevolmente alla conferenza unificata Stato-Regioni e Consiglio Superiore dei beni Culturali.
In ballo anche la digitalizzazione del patrimonio librario per un investimento che Franceschini, ha dichiarato, “si somma a quanto già previsto dalla finanziaria del 2016 e che conferma l’impegno del Governo a favore dei tanti istituti che silenziosamente e con alta professionalità operano per la conservazione, catalogazione e restauro del nostro patrimonio culturale”.
E fin qui tutto benissimo, e tanto di cappello. Ma per quelle che non sono “grandi biblioteche”? Per quelle che sono ad appannaggio di Comuni, magari regioni, magari sotto Sovrintendenze o Ministero dell’Università e Ricerca? Cosa si vedrà?
Continua Franceschini, nel suo comunicato: “Si trata di un lavoro poco visibile ma importantissimo che va valorizzato perché mantiene viva la memoria e la vitalità di un patrimonio unico al mondo”. E ancora una volta siamo d’accordo, ma la funzione culturale che svolgono le biblioteche di quartiere, le associazioni, gli enti che permettono al “basso” di poter avere libri in prestito senza prendere un soldo dallo stato forse, forse, andrebbero messi a loro volta sotto l’hashtag #cantieridellacultura. E forse non servirebbero 10 milioni, ma molto molto meno. Magari per acquistare un pugno di libri in più. (MB)

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