02 marzo 2017

Brexit pentiti

 
Storia di una scelta che, oggi, pare non aver voluto nessuno. Con conclusione utopica, ma nemmeno troppo, date le circostanze della famigerata "uscita" del Regno Unito dall'Europa

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In un recente articolo Beppe Severgnini, l’italiano più anglosassone del giornalismo, ha scritto che gli inglesi sono orgogliosi e non ammetteranno mai di aver sbagliato. Certo, probabilmente se si tornasse a votare oggi, con la famosa formula della “futura memoria”, forse la sciamannata idea della Brexit non vincerebbe. Ma tant’è, ora la Gran Bretagna deve combattere le sue carte con ciò che ha scelto, e cercare di limitare i danni. 
Ieri ci ha provato la Camera dei Lord, insorti per i diritti dei cittadini europei nel Regno Unito. Risultato? Si è rimandata indietro la legge che autorizza il governo di Londra ad avviare il divorzio dall’Unione europea. Il Corriere della Sea parla di “ping pong parlamentare che potrebbe far slittare il lancio della Brexit, anche se il governo continua a insistere che rispetterà la deadline che si è imposto, ossia la fine del mese di marzo”.
Non sappiamo ancora se sia un bene o un male, ma quel che è certo è che da una parte o dall’altra – prima o poi – la pallina cade e segna punto. 
E poi c’è l’altra questione, sempre sollevata dalla politica estera: è improbabile che la Camera Alta continui a fare ostruzionismo, perché i Lord non vorranno apparire in contrasto con la volontà popolare espressa nel referendum sull’uscita dalla Ue. 
E allora, come si mette a posto la questione? L’obiettivo è quello di garantire i diritti acquisiti ai cittadini europei di casa a Londra e, vice versa, deve esserci reciprocità con il milione di britannici che vivono nei diversi Paesi europei. Stavolta, forse, i britannici dovrebbero fare come li descrive Severgnini: assumersi le proprie responsabilità. E l’Europa dovrebbe smetterla di strapparsi i capelli. E passata Theresa May magari si farà un nuovo referendum. Chissà che dirà il Paese. Utopie? Anche la Brexit doveva esserlo. (MB)

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