Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Grandi casse di legno occupano gli spazi di VOLUME!, immersi in una semioscurità che rende ancora più enigmatico il loro contenuto, che si trova però all’esterno, dipinto con uno stile quasi naif sulle pareti esterne dei massicci e quasi minacciosi involucri. Una donna nuda capovolta, il ritratto di un personaggio dall’espressione contrita, un volto minaccioso dalla mascella prominente, una campitura astratta e una sorta di paesaggio che ricorda La Joie de Vivre, capolavoro di Henri Matisse. Cosa significa? Si tratta della mostra personale dell’artista libanese Walid Raad, intitolata Yet another letter to the reader , e la lettera al lettore annunciata dal titolo si trova in una parete all’ingresso, e racconta la storia delle casse dipinte, ritrovate a Roma nel 2002 in alcuni magazzini della città , prima di scoprire che si trattava delle opere di un’artista, la palestinese Suha Traboulsi, impiegata presso il ministero della cultura libanese. La Traboulsi racconta che lo Stato Libanese aveva acquistato una serie di opere d’arte di artisti arabi tra gli anni Cinquanta e Settanta, con l’idea di realizzare un museo d’arte moderna a Beirut. Ma il progetto rimase sulla carta, mentre le opere, rimaste nei depositi del ministero, furono distribuite dai politici come regali ad amici e parenti, oltre che a personalità nazionali e internazionali. Per evitare la dispersione delle opere, Traboulsi decise di riprodurre i quadri su casse di legno, e di spedirle nei paesi dove vivevano le persone alle quali erano stati regalati, sperando che avessero potuto attirare gli originali.
Non è la prima volta che Raad realizza un intervento di questo genere: il primo è stato a Beirut, dove nel magazzino del collezionista Toni Salamè ha dipinto alcune opere della collezione del MoMA, mentre alla Biennale di Gwangju ha riprodotto soltanto opere di artisti arabi, turchi e iraniani. “In genere sono attirato dalle opere d’arte che vengono conservate nelle loro casse” spiega l’artista. “Sono attirato dalle casse in quanto oggetti, ma anche dall’idea che le casse tengano al riparo e al tempo stesso rimandino alle opere in esse contenute”. Questa pinacoteca in fieri, dove la relazione tra contenitore e contenuto, immagine ed opera, crea nello spettatore una strana ambiguità, un senso di emergenza e di precarietà . “Con questo progetto Raad va oltre e declina il tema del tempo nell’ombra delle opere d’arte impressa sui muri” puntualizza Claudia Gioia, curatrice della mostra. Nella penombra dello spazio questa installazione suggerisce la caducità del tempo, la transitorietà della conservazione delle opere d’arte in paesi devastati da guerre senza fine, come il Libano, la Siria o la Palestina. Oppure l’idea, più concettuale e suggerita dall’artista, che queste opere non siano ancora pronte per essere esposte nel museo e rimangano quindi confinate nei depositi. Una riflessione quando mai attuale in un periodo storico dominato dalla post-verità , dove ogni punto di riferimento sembra perdere ogni giorno di senso.
Ludovico Pratesi
mostra visitata il 3 febbraio
Dal 3 febbraio al 19 marzo 2017
Walid Raad, Yet Another Letter to the Reader
Fondazione VOLUME!
Via di San Francesco di Sales, 86,88 Roma
Orari: dal martedì al venerdì dalle 17:00 alle 19:30
Info: fondazionevolume.com