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Se l’Oratio de hominis dignitate (l’Orazione sulla dignità dell’essere umano) di Pico della Mirandola, pubblicata nel 1496, è stata considerata a buon diritto il “manifesto” del Rinascimento, la sua trasposizione iconografica è certamente l’Uomo vitruviano di Leonardo da Vinci, realizzato una manciata di anni prima. Un’immagine divenuta il simbolo dell’età moderna. Che visualizza l’insopprimibile aspirazione dell’uomo al futuro. E l’inalienabile convinzione, probabilmente utopistica, che l’uomo sia la “misura di tutte le cose”. Quindi, misura dello spazio e del tempo. Un potere non da poco, colto con lucida emotività dal grande artista portoghese Pedro Cabrita Reis (autore, tra le altre, dell’opera La Casa di Roma, tuttora visibile nella capitale, all’esterno del MAXXI in via Guido Reni).
L’artista ha pensato, infatti, di sviluppare la mostra romana – che si inaugura oggi alle 19 da Magazzino – partendo da una misurazione e un canone, il proprio corpo, spesso presente nei suoi lavori con la scultura, la pittura e la fotografia. Pertanto, quattro opere distribuite nei due spazi della galleria riportano le dimensioni di altrettante posizioni del corpo: in piedi, sdraiato, appoggiato, a braccia aperte.
“4 Volte Io” è il titolo della mostra e la sintesi di un processo creativo che, partendo dal corpo, si sviluppa nello spazio inteso come territorio esteso dell’abitare e del costruire, scandendone le dimensioni e le prospettive in un ritmo calibrato di volumi e colori. Ma non solo. Quello dell’artista portoghese va inteso anche come spazio dell’uomo, cioè come spazio interiore. Insomma, uno spazio privato che si ricostituisce attraverso lo spazio pubblico dell’opera d’arte. Da qui la sua scelta, praticata con coerenza sin dall’inizio degli anni Novanta, di ricorrere a materiali dell’architettura come cemento, mattoni, legno, acciaio, metalli, travi, insieme a elementi tipici delle arti visive, come smalti, pigmenti, luci al neon. Per ottenere, così, lavori poetici e immaginari che raccontano memorie individuali, ricordi, paure, bellezze, tutte suggestioni legate al contesto in cui sono collocati e a quello da cui provengono.
Ma le opere che attendono al varco il pubblico da Magazzino tradiscono anche una forte valenza politica. Negli ultimi venti anni abbiamo assistito al dominio incontrastato del paradigma “Fiat productio/capital gain et pereat omnia”. Di cui sono figli legittimi, tanto per rimanere nell’attualità, la Brexit, l’ascesa di Trump e il ragguardevole risultato elettorale di Marine Le Pen.
E nei lavori di Cabrita Reis ci sembra di cogliere proprio anche l’auspicio che ritorni con forza a prevalere, invece, il paradigma etico-politico dell’Uomo vitruviano di quel genio di Leonardo, “misura di tutte le cose”. Prima l’uomo, quindi, poi le leggi dell’economia di mercato. Soros & Co. permettendo. (Cesare Biasini Selvaggi)