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fino al 9.XI.2002 Alessandro Papetti Milano, Studio Forni
milano
Una dimostrazione di come, ancora oggi, tra anonimi e casuali esempi di archeologia industriale, si possa costruire la trama cromatica di una moderna favola artistica. Fascinazioni d’antan nelle tele di Papetti…
Riscoprire il valore della contemporaneità nei meandri più segreti della pura concezione pittorica, ripercorrendo il percorso etico-formale della grande tradizione figurativa del Novecento senza negare l’insopprimibile esigenza di autonomia espressiva.
Un’autonomia che sempre più coraggiosamente affiora dalle opere di Alessandro Papetti, consapevole demiurgo di autentici scenari lirici, ove l’elemento fisico diviene puro pretesto per una rappresentatività composta di vibratili sensazioni, di ineffabili emozioni che trovano accenti di autonomia nella velocità di un gesto, nell’ossessione di un segno, strumenti malleabili di uno sguardo espressivo che sa cogliere la magia inquietante di anonime architetture urbane o di intangibili nudi materici.
Naturalmente, per cogliere il messaggio segreto di una moderna rappresentazione estetica non ci si deve lasciare distrarre da singoli orpelli decorativi, illusorie presenze di un inutile barocchismo concettuale, accattivante nel suo lato poliedrico ma vuoto dinanzi alla profondità di una pura narrazione pittorica, bensì farsi sedurre da un paesaggio esteriore che, nella sua profonda essenzialità e pregnanza linguistica, rappresenti quel nascosto intreccio di valenze fisiche, mentali, emotive, che solo un occhio sensibilmente acuto può immortalare.
In una sorta di protratta empatia comunicativa, sottilmente celata dall’uniformità di una delicata monocromia notturna, le opere di Papetti attutiscono il rumore assordante dei massificati ritmi frenetici imposti dalla società odierna, per rendere assoluti protagonisti i riverberi, i chiaroscuri, le tenebre di un’esteriorità che, per una volta, accetta di svelare i frammenti mnemonici della propria spiritualità, nella ricerca di una perfezione che, nella sua valenza temporale, si traveste dei panni mutevoli della trascendenza epifanica.
E affinché questa sinergia sia totale, in una perfetta corrispondenza di colori, suoni ed immagini di ascendenza baudelairiana, l’artista, quale autentico deus ex machina capace di coniugare i propri strumenti alle imprevedibili esigenze di una manifestazione surreale, lascia trapelare da ogni singolo scenario il tracciato simbolico di una larvata presenza umana, che nella sua consapevole assenza rimane testimone inquieta di quella “libertà di corpo e anima, scrigno intellettuale delle forme oggettive”, che solo un’opera d’arte può generare.
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mostra visitata il 20/10/2002
Alessandro Papetti. Dal 3./10 al 9/11. Studio Forni, via Fatebenefratelli 13, (zona centrale, nelle vicinanze di via Montenapoleone), 20121 Milano; ingresso:gratuito; Orari: 10-13, 16-19.30, chiuso domenica e lunedì
Tel. 02/29060126, fax 02/63610498, e-mail: forni.mi@iol.it
Catalogo Charta, testo di Mimmo di Marzio
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