05 luglio 2017

Quale futuro per i musei di Roma?

 
Parla il Presidente di Zètema Albino Ruberti, a pochi giorni dalla scadenza del suo mandato: dal MACRO alle gare Consip, al futuro della municipalizzata romana dell'arte

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Sembra proprio che non sia facile, tra i 300 candidati che si sono presentati, trovare il nuovo timoniere per Zètema che succederà ad Albino Ruberti, storico Presidente e Amministratore Delegato della società municipalizzata ammiraglia del sistema culturale capitolino (860 dipendenti e 22 musei gestiti, dai Capitolini all’Ara Pacis, dal Museo di Roma al MACRO, da Villa Torlonia alla Galleria d’Arte Moderna). Doveva arrivare lo spoils system “pentastellato” per scrivere la parola fine al suo longevo incarico, uscito indenne a diciannove lunghi anni di versatili stagioni politiche, da Rutelli a Veltroni, da Alemanno a Marino. Alla Raggi, infine. Ma in questo caso solo per un anno. Perché allo scadere del mandato del manager romano, la sindaca della Capitale ha preferito la discontinuità. Scelta legittima, eppure già in salita. Sembra. Il mandato di Ruberti, classe 1968, è scaduto infatti lo scorso 13 giugno. È stato prorogato in extremis fino alla fine del mese. Ma, giunti ai primi di luglio, sembra proprio che tra fumate nere, sarà necessaria un’ulteriore proroga. Anche di un altro mese. Eppure i rapporti di Ruberti con la giunta Cinque Stelle e, in particolare con il vice sindaco e Assessore alla Crescita Culturale Luca Bergamo, sin dall’insediamento di quest’ultimo, sono stati distesi e costruttivi. Ne è prova la recente firma del nuovo contratto del Comune di affidamento di servizi a Zètema, di durata triennale (fino al 31 dicembre 2019). È questa l’eredità più importante che lascia Ruberti per la “messa in sicurezza” della società capitolina nei prossimi anni. Come ha dichiarato ai nostri microfoni: «Il risultato importante è che si è tornati a un contratto triennale. Questo consente di recuperare quella capacità di programmazione a medio termine che, soprattutto per l’attività espositiva di promozione, di marketing e di organizzazione di eventi, dà il respiro necessario». Non mancano, tuttavia, le novità nel nuovo contratto di servizio. «Dopo le grandi esperienze –  prosegue Ruberti – di valorizzazione tecnologica del Foro di Augusto e del Foro di Cesare con “Viaggi nell’Antica Roma” di Piero Angela e Paco Lanciano e del Museo dell’Ara Pacis con “L’Ara com’era”, nelle prossime settimane sarà pubblicato il bando di gara per la valorizzazione dell’area archeologica di Circo Massimo attraverso la realtà aumentata e virtuale».
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Ara com’era, Dea Tellus
Ma, nel nuovo contratto di servizio si profilano anche alcune nubi all’orizzonte. Il perimetro degli ambiti in cui opera Zètema, infatti, si restringe, almeno per il momento. Dal primo ottobre 2017 la valorizzazione, la programmazione e la gestione del Teatro Scuderie di Villino Corsini, del Teatro Biblioteca Quarticciolo, Teatro Tor Bella Monaca, Teatro del Lido e del Teatro di Villa Torlonia passerà da Zètema all’Associazione Teatro di Roma (dal primo gennaio 2018 comprenderà anche il Silvano Globe Theatre). E non è tutto. Se ne è già parlato tanto, anche sulle nostre pagine. Sempre dal primo gennaio 2018 si assisterà a un altro passaggio di consegne: questa volta si tratta della programmazione e della gestione del complesso del MACRO (via Nizza, Testaccio e La Pelanda), che saranno affidate all’Azienda Speciale Palaexpo per la creazione del “Polo espositivo dell’arte della cultura contemporanea”. Quest’ultima è la nota dolente anche per Ruberti che, senza perdere la sua flemma molto “british”, non cela le sue perplessità e timori al riguardo: «È un progetto nuovo che ha voluto l’assessore Bergamo sul quale ho una diversa visione: ho dei dubbi su questa concentrazione su un altro soggetto, Palaexpo. Ma non per Palaexpo in sé per sé, quanto per il progetto sul polo del contemporaneo, vista anche l’offerta che già c’è a Roma, come quella del MAXXI. Bisognerà vedere, comunque, in concreto in cosa consisterà questo progetto». 
Ce lo chiediamo da tempo anche noi.
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Musei Capitolini, Sala Orazi e Curiazi
In un momento storico nel quale Consip, la centrale acquisti della pubblica amministrazione, è salita agli “onori” della ribalta mediatica, non potevamo esimerci dal chiedere a Ruberti cosa ne pensasse delle recenti gare indette da Consip per la gestione integrata e la valorizzazione dei luoghi di cultura e dei loro servizi aggiuntivi. Anche in questo caso il manager romano è sempre all’insegna del fair play ma “non le manda a dire”. «Il tema delle centrali acquisto è positivo per la razionalizzazione della spesa pubblica. Ma mi lascia perplesso il modello scelto da Consip per i beni culturali, quello cioè dell’abbandono della concessione dei servizi per il passaggio agli appalti di servizi in segmenti definiti; che di per sé è un modello attuabile, ma richiede una grande capacità di coordinamento e di gestione all’interno delle istituzioni museali committenti. Che a oggi, spesso, ancora manca malgrado, nella riforma Franceschini, sia prevista e in atto l’autonomia di diversi musei. Personalmente, avrei lavorato per innovare e ammodernare il modello di concessione dei servizi presso i luoghi di cultura, invece di fare questo passo indietro che mi sembra rappresenti un eccesso di pubblicizzazione del MiBACT e una soluzione poco efficace rispetto agli obiettivi prefissati». 
Tornando in “casa Zètema” Ruberti lascia un’azienda con i conti in ordine, con un risparmio per l’amministrazione capitolina che, nel 2017, sarà di 2,8 milioni tra tagli di spesa e nuove entrate e, soprattutto, con il contratto di servizio in tasca per i prossimi tre anni. A cui si aggiunge il numero dei visitatori in crescita nei Musei in Comune di Roma. Ma non mancano le possibili criticità in un prossimo futuro per la società municipalizzata della cultura. «Spero che, chiunque prenda il mio posto, lavori per migliorarla e non per smontarla. Le sfide che l’azienda e i suoi lavoratori dovranno affrontare sono molte e non facili. Nel medio-lungo termine la società, quanto a livelli occupazionali, è destinata ad asciugarsi drasticamente a causa del blocco delle assunzioni e del turn over imposti dalla legge, e cambieranno così le modalità di lavoro, non sempre in meglio. Pertanto, Zètema passerà a coordinare sempre di più una molteplicità di soggetti a cui saranno esternalizzati i servizi, a oggi erogati direttamente da proprio personale in forza, dalle pulizie alla custodia. Inoltre, a causa della penuria permanente di risorse economiche degli enti locali e, nello specifico, del Comune di Roma, Zètema dovrà riuscire a competere sul mercato (fino al 20% del suo fatturato, come previsto oggi dalla norma) fornendo servizi ad alto valore aggiunto grazie al suo know how in materia di conservazione dei beni culturali, dei condition report, di valorizzazione e fruizione dei beni culturali attraverso le nuove tecnologie».
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Mercati di Traiano
Per la serie, insomma, che la municipalizzata dovrà stare su un po’ più su con le proprie gambe e divenire competitiva come molte, agguerrite, aziende private di settore. Facile a dirsi, ma non a farsi. Così, per dare qualche consiglio a chi, nell’amministrazione di Virginia Raggi, sta scegliendo in questo giorni il nuovo amministratore delegato di Zètema, abbiamo chiesto a Ruberti lo skill che dovrebbe avere il suo successore. «Conoscenza del settore culturale, – risponde il manager – dell’intrattenimento e del tempo libero che ha le sue specificità; attitudine al problem solving per l’Amministrazione, le regole sono infatti sempre più complesse e l’assunzione di responsabilità è sempre più difficile; capacità nella gestione delle risorse umane e delle relazioni industriali». 
Un buon conoscitore degli equilibri scivolosi della Capitale, forse un ex Soprintendente con dimostrate capacità manageriali, aggiungiamo noi attingendo da alcuni rumors. Ma questa è un’antica consuetudine per bruciare candidature, lo sappiamo.
Quello che è certo è che Ruberti, nel dopo-Zètema, “cadrà in piedi” e rimarrà nel settore, ricoprendo anche, dal 2006, l’incarico di amministratore delegato di Civita Cultura srl e, dal 2009, di segretario generale dell’Associazione Civita, altri colossi nel settore dei servizi culturali e della promozione del patrimonio artistico. Meno certo, invece, è il futuro dei dipendenti della municipalizzata della cultura, già oggi comprensibilmente in fibrillazione per la nuova guida aziendale che tarda ad arrivare nella prima edizione di Zètema targata Cinque Stelle. Sperando che, in questo caso, pertanto il buongiorno non si veda dal mattino. 
Cesare Biasini Selvaggi

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