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Alla 51esima Biennale di Venezia aveva portato, davanti ai Giardini, un “Mare Verticale”. Poi, nel 2013, a pochi metri dal Brennero, ha aperto il suo museo: un’area di 13mila metri quadrati progettati da Carlo Costa, che ospitano anche un centro convegni e un punto di ristoro.
Lui è Fabrizio Plessi, reggiano classe 1940, che si è imposto sulla scena dell’arte italiana e non solo da quasi cinquant’anni: era il 1968, infatti, quando iniziò a lavorare sul tema dell’acqua, che lo portò anche alla Biennale del 1970 e 1972, in quello che all’epoca era chiamato il “Padiglione Sperimentale”.
Il legame con Venezia, da allora, sarà fortissimo: al Festival del Cinema partecipa nel 1980 e 1981, con i film Liquid Movie e Underwater. La consacrazione arriva nel 1982, con la mostra nel giovane Centre Pompidou di Parigi; poi rappresenta l’ltalia ancora alla Biennale veneziana nel 1986, e poi è Kassel nel 1987, è premiato alla Quadriennale di Roma nel 1999, le mostre diventano sempre più internazionali e nel 2013 è invitato ad esporre a Mantova al Palazzo Te ed eccezionalmente gli viene concessa la straordinaria Sala dei Giganti affrescata da Giulio Romano.
La sua acqua, via via, si è mischiata con gli elementi della terra, con il fuoco, con il vento, le imbarcazioni, con strutture geometriche ataviche che hanno contribuito, talvolta, a far storcere il naso ai più “puri” del concetto, mentre il pubblico è rimasto affascinato dalle immagini potenti che i video realizzati da Plessi hanno contribuito a mettere in scena.
Perché questa premessa? Perché Fabrizio Plessi oggi torna a Venezia, in uno dei simboli della città d’acqua che dal fuoco era stato distrutto: il Teatro La Fenice.
“Un connubio speciale, ineguagliabile e irripetibile reso possibile anche grazie al sostegno di Generali che consentirà, dal 26 luglio al 6 agosto, di vivere l’opera sperimentale Fenix DNA di Plessi”, si legge nella comunicazione.
In scena, per l’occasione, 200 calchi inediti disegnati e modellati dal veneziano Guerrino Lovato, che andranno a “sostituire” le sedute di platea.
Capitelli, barbacani, teste di putti, maschere e grottesche trasformeranno La Fenice in un altro spazio, ancora una volta risorta dalle sue stesse ceneri, ogni sera dalle 19 in una performance firmata dall’artista della durata di 25 minuti, musicata dalle note composte dal Maestro Giovanni Sparano. E per i veneziani vi sarà l’occasione di scoprire gratuitamente il proprio teatro ibridato il prossimo 28 e 29 luglio. (MB)