Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
C’è da augurarsi di crescere in fretta, di questi tempi, e di farlo corazzati di idee e ribellioni proprie. C’erano una volta la religione dei “capelloni”, autarchica e descritta magistralmente anche da Pier Paolo Pasolini, e oggi – con l’apertura dei confini – i “capelloni” che non sentono ragioni sono, a giudizio di popolo, gli islamici che molto spesso si confondono con gli islamisti. E allora che succede se una bambina di cinque anni, cristiana non per scelta ma solo per imposizione (l’altro nome, e più efficacie del sacramento) di battesimo, finisce affidata a una famiglia in cui pare che le donne portino il velo? Succede un pandemonio, e tra la selva di commenti che sfila sui media quelli che lasciano più perplessi indicano la “mancanza di libertà” della piccola.
Come se avesse potuto scegliere. Come se questo “pacco” di cinque anni che pare abbia anche una madre naturale non sia già stata completamente privata della libertà e passata, come un cagnolino al guinzaglio, da una parte all’altra. C’è di buono che a cinque anni, forse tutto questo pasticcio si potrà obliare. O forse no.
Ma c’è anche da chiedersi, invece, se non sia il caso di “scandalizzarsi” anche per le vite di altri bambini, ovvero quelli nati nelle famiglie integraliste, per cui il velo non è un optional, per cui una promessa di matrimonio non è sulla base dell’amore, per cui le mutilazioni genitali non sono un una pratica erotica per occidentali perversi. Chi ci pensa alla libertà di questi pargoli? Troveranno il coraggio di seguire la propria strada, una volta adulti? Troveranno la forza di dire “basta” a certe imposizioni arcaiche come lo dissero, per certi versi, i nostri avi e prima ancora i rivoluzionari, i martiri della scienza bruciati dalla religione e dalla superstizione?
Ancora una volta, con il fatto della Gran Bretagna (che sembra somigliare sempre di più a un colabrodo xenofobo fomentato dalle scelte “europeoscettiche”) si guarda il dito che indica la luna: fa “scandalo” il fatto che una bambina sia stata affidata a “gente” non della stessa razza, e non il fatto che nella civile Londra ci siano probabilmente migliaia di bambini che, se potessero, sognerebbero di sterminarla la tanto agognata famiglia.
Potrebbe succedere alla piccola in questione, o forse potrebbe succedere il contrario. E se a 18 anni, in un altro caso possibile, sognasse di abbracciare il Corano? E se una volta maggiorenne sognasse invece di scoprirsi il capo? E se fosse affidata a una famiglia di inglesi conservatori duri a morire pro-Brexit e magari pure un po’ violenti?
Forse il problema non è più “la consegna del pacco” a una orrenda patria podestà, ma il fatto di imparare a lasciar vivere i propri figli. Stavolta sì, seguendo una modalità laica. Quella che, stando ai coloriti fatti inglesi, non ha perseguito nemmeno l’assistenza sociale. Cari bambini di tutto il mondo, fatevi forza. Poi passa. (MB)