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Da Kandinsky a Cage. Due maestri separati dal tempo e dallo spazio riuniti in una grande mostra a Reggio Emilia, aperta al pubblico da oggi. Ma cosa lega Wassily Kandisky (1866-1944), pittore, incisore, teorico dell’arte e filosofo russo, e John Cage (1912-1992), il grande compositore e teorico musicale statunitense? Molto più di quello che si potrebbe pensare. Accomunati come sono entrambi, per esempio, da una dimensione spirituale che ha guardato fuori dai confini del cristiano occidente: allo sciamanesimo per Kandinsky, allo zen per Cage. C’è, poi, una condivisione di quell’idea di risonanza interiore, della “Einfühlung” (“simpatia simbolica”), secondo cui l’arte origina dalla capacità dello spirito a proiettarsi nell’oggetto e a vivificarlo con le proprie energie; di conseguenza il soggetto s’immedesima con la realtà esterna animandola della sua stessa sostanza. E poi tra questi due maestri e le loro ricerche che segnano, rispettivamente, la prima e la seconda metà del Novecento, si scandisce l’esperienza di musicisti e artisti che sono stati uniti dall’intento di inglobare il mondo nella loro arte, eliminando la distanza che ancora era rimasta con il reale. «A partire dalla fine dell’Ottocento, e poi fino ai giorni nostri, – anticipa la curatrice della mostra, Martina Mazzotta – si può individuare un filo rosso che pone la musica in connessione con gli sviluppi dell’arte moderna e contemporanea. Non vi è artista che non si sia confrontato con l’immaterialità dell’arte-sorella, con la sua sovrana indipendenza dal mondo del visibile e dalle finalità riproduttive. Sintomi dell’invecchiamento dell’arte, diceva il filosofo Adorno, sono l’individualismo e il razionalismo sempre più esasperati. Alla musica, allora, va il ruolo di restituire all’arte il suo compito più nobile e antico, quello di divenire sede di idee universali. Negli anni a cavallo tra il XIX e il XX secolo, soprattutto in ambito germanico, il culto di Goethe, il wagnerismo, le indagini in campo filosofico e scientifico riflettono l’esigenza di un’aspirazione all’armonia dell’individuo con il tutto, di una spiritualizzazione del lavoro artistico che produce un forte impatto sulle arti figurative, favorendo il ricorso al modello della musica». Il cuore della mostra offre, pertanto, lo spunto per riflettere anche su un punto spesso misconosciuto, ignorato, sottovalutato: quello del ruolo dell’esoterismo, dell’elemento misterico sulla nascita e sviluppo dell’arte moderna e sulle avanguardie storiche del primo Novecento. Compreso il nostrano Futurismo di cui molti geniali e irriverenti aderenti, tra un elogio della scienza e un peana al progresso scientifico, non disdegnavano neppure studi e pratiche teosofiche, oltre che domestiche sedute spiritiche.
È da queste premesse che prende avvio la mostra “Kandinsky→Cage: Musica e Spirituale nell’Arte”, presentando preziosi bozzetti di opere di Richard Wagner (dell’Archivio Ricordi di Milano), la “Fantasia di Brahms” di Max Klinger e una serie di Lubok.
Segue un importante nucleo di una cinquantina di opere di Wassily Kandinsky – dipinti, acquerelli, grafiche – provenienti da musei e collezioni private, tra le quali spiccano quelle di carattere eminentemente musicale, come gli acquerelli dipinti per gli spettacoli teatrali (del Centro Pompidou, Parigi) e per “Quadri di un’Esposizione” sulla musica di Mussorgskij (della collezione universitaria del Castello di Wahn, Colonia).
In homepage: Wassily Kandinsky, La grande porta di Kiev, XVI, 1930, Tempera, inchiostro e acquerello su carta, 39 x 57 cm, Theaterwissenschaftliche Sammlung in der Universität, Colonia, Disegni scenografici per Mussorgsky, Première mondiale al Friedrich-Theater di Dessau, 4 aprile 1928, Regia di Wassily Kandinsky, Direzione musicale di Arthur Rother
In alto: John Cage, Not waiting to say anithing about Marcel (edition), Plexigram II, 1969
Otto pannelli in serigrafia su plexiglas, 35,5 x 51 x 0,5 cm, ciascuno su base in noce inclusa nella scatola in plexiglas, 50 x 70 x 45 cm
Courtesy Fondazione Bonotto
INFO
Da Kandinsky a Cage. Musica e Spirituale nell’Arte
dall’11 novembre 2017 al 25 febbraio 2018
Fondazione Palazzo Magnani, Reggio Emilia
orari: dal martedì al giovedì 10.00-13.00/15.00-19.00 / venerdì, sabato e festivi 10.00-19.00 / lunedì chiuso
Tel. 0522 454437/44444 – www.palazzomagnani.it