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L’affaire sexual harassment sta mietendo vittime illustri e, come prevedibile, l’effetto domino si è espanso, scuotendo anche le colonne del mondo dell’arte contemporanea. Dopo le pesanti accuse rivolte a Knight Landesman, famoso per le sue giacche colorate e per essere tra gli editori della potentissima rivista Artforum, adesso a vacillare è l’Armory Show, la più grande fiera dedicata all’arte contemporanea negli Stati Uniti, la cui ultima edizione si è svolta dal 2 al 5 marzo scorso. Infatti, a essere colpito è Benjamin Genocchio, dal 2015 direttore della fiera e considerato l’artefice della rinascita della manifestazione che, da un po’ di tempo, stava soffrendo i colpi dei competitor, Frieze e Independent. Ma le accuse coprono a valanga anche un altro big dell’informazione di settore. Pochi giorni fa, il Times ha pubblicato una serie di testimonianze scottanti e affidabili, tra le quali anche quella di Colleen Calvo, coordinatrice dell’area marketing di Artnet. L’italoaustraliano, prima di essere nominato direttore dell’Armory Show, era caporedattore web del colosso delle news che, attraverso il suo CEO, Jacob Pabst, ha fatto sapere che «sono vigenti solide procedure per assicurare un ambiente professionale rispettoso per chiunque lavori da noi». Genocchio, che è sposato con Melissa Chiu, direttore dell’Hirshhorn Museum and Sculpture Garden, ha rilasciato la sua dichiarazione, nella quale più che difendersi sembra ammettere: «Non ho mai agito intenzionalmente in modo inappropriato e se il mio comportamento è stato percepito come irrispettoso, mi scuso profondamente e sinceramente e farò in modo che non accada mai più». Questa ammissione gli reca un minimo di onestà, rispetto a un comportamento che rimane, in ogni caso, ingiustificabile. Per il momento le conseguenze sono solo lavorative, Genocchio è stato sollevato dal suo incarico all’Armory, assunto dal vice direttore Nicole Berry ma non è chiaro se la decisione sia definitiva.