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Provate a nominare una donna al vertice delle classifiche mondiali per volumi e valori di vendite. Yayoi Kusama? Georgia o’Keeffe? Louise Bourgeois? Nessuna raggiunge i valori di mercato medi di un uomo.
Uno studio dell’Università del Lussemburgo ha svelato che le opere delle artiste donne all’asta vendono circa il 47 per cento in meno rispetto ai colleghi uomini.
La ricerca in realtà non si ferma alla registrazione di un dato, ma è il risultato anche di una serie di indagini sulla percezione del valore di una artista donna sul mercato. Gli intervistati hanno costantemente classificato opere che ritenevano essere state realizzate da artisti maschili superiori a quelle ritenute da artisti femminili – anche quando i lavori avevano in effetti è stato generato da un’intelligenza artificiale. Il pregiudizio non si sconfigge nelle stanze delle case d’asta, per un prezzo medio di 48mila per opere di artisti uomini si arriva a 25mila per opere di artiste donne.
«I risultati di questo studio dimostrano gli svantaggi che le donne affrontano nel mondo dell’arte, esclusivamente in base al loro genere», ha detto in una dichiarazione il professor Roman Kräussl della Luxembourg School of Finance, uno degli autori dello studio. «Gli acquirenti di sesso maschile sono una forza trainante del mercato delle aste e sono loro quelli che pensano che l’arte femminile sia inferiore». Non molto sembra cambiato dell’epoca di Artemisia, ma possiamo consolarci pensando che i risultati sulla disuguaglianza di genere sono coerenti con quelli di altri studi in diversi settori del mondo dell’arte e non solo. E pochissimo possono anche le mitiche e irriverenti Guerrilla Girls. (RP)