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Salvo rare eccezioni, potremmo dire che esiste solo un modo per lasciarsi alle spalle il figurativo, dal punto di vista artistico: conoscere la natura a memoria ed avere una formazione classica. Roberto Cireddu, in arte Ciredz (Cagliari, 1981) è nato nella solitaria campagna sarda e si è formato artisticamente nelle storiche aule di scultura dell’Accademia di Belle arti di Bologna, coltivando la passione per la materia naturale e per l’arte povera. Al centro della mostra personale, ospitata nella Galleria Varsi di Roma, il lavoro su un’inaspettata declinazione del concetto di paesaggio. L’elemento naturale è guardato e catturato dall’artista nella sua dimensione di frammento, scarto, elemento marginale. Residui è infatti il nome della mostra, curata da Chiara Pietropaoli, attenta conoscitrice del lavoro dell’artista. Un progetto ispirato al Manifesto del Terzo Paesaggio del paesaggista e scrittore Gilles Clément. “Ciredz nel testo di Clément ritrova il concetto di residui, che l’autore identifica come quegli “spazi indecisi”, non oggetto di una pianificazione e dell’attività dell’uomo, accomunati dall’essere un “rifugio per la diversità” biologica” spiega la curatrice.
Ciredz, Residui, vista della mostra, foto blindeyefactory
Questi frammenti, elementi residuali scomposti, grumi di terra e cemento, sembrano trovare un nuovo ordine e aggregazione in una sorta di scrittura geometrica spaziale che l’autore articola sia con il linguaggio della scultura che con la declinazione grafica del disegno a matita e dell’acrilico vinilico. Dalle pareti della galleria sembrano emergere escrescenze di materia che si dispongono come solidi prospettici di erba, terra e cemento, pezzi di memoria dell’artista in cui si ibridano i luoghi di nascita con il vissuto urbano e l’esperienza della pratica street. Oppure si aprono voragini geometriche che conducono al cuore di uno spazio di ricerca astratto e interiore. Il rapporto tra la realtà naturale e quella artificiale, approfondito da Ciredz fin dai tempi della sua formazione, vede al centro i concetti di materia e di segno. La materia è intesa come luogo e lavoro: la terra è “una madre, disposta a sostenere tutto e comunque sempre in grado di riemergere”, mentre il cemento è lo scavo che si prepara per il getto, ricordo del lavoro di muratore del padre. Materia che accoglie, ospita la forma al suo interno, come un ospite desiderato. E poi c’è il segno, che è studio ed esercizio. Lavoro silenzioso e infaticabile che prescinde dal senso e lo produce solo alla fine, in un processo a ritroso. La matita e la vernice vinilica sono gli strumenti che consentono un’operazione pulita e minuziosa, degna di un artigiano o di un chirurgo. Un processo con cui l’artista costruisce quel concetto di spazio mentale, in cui si legano realtà percepita, simbolo e ricordo. Un percorso, quello delle opere esposte in mostra, che appare caratterizzato da una rigorosa coerenza compositiva frutto del lavoro di ricerca realizzato dall’artista a Roma, negli spazi della factory dell’Ex Dogana, che ospiterà un’installazione site-specific dell’artista.
Mariangela Capozzi
mostra visitata il 24 novembre 2017
Dal 24 novembre al 05 gennaio 2018
Ciredz RESIDUI
VARSI
Via di Grotta Pinta, 38 – 00186 Roma
Orario: mar-sab 12-20, dom 15-20
Info: tel 06/68309410
info@galleriavarsi.it www.galleriavarsi.it