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Di MAAM ce n’è uno solo, perché replicarlo in via Nizza? In sintesi le premesse ideologiche e programmatiche di Giorgio de Finis sono queste: esportare il modello MAAM, vincente nella periferia, al centro di Roma.
Diversamente da ciò che la formula matematica ci insegna e cioè che cambiando l’ordine degli addendi il risultato non cambia, l’esperienza della vita ci dice che variando il contesto e le sue ragioni il risultato inevitabilmente muterà.
Il MAAM è da anni un felice esperimento di convivenza artistica e umana, perno centrale del progetto di De Finis (che conosco da vari anni e con il quale ho sempre avuto buoni rapporti umani e professionali). Il punto nodale di via Prenestina è il fattore umano, componente primaria di un contesto artistico che si incontra con “Metropoliz”, realtà che contiene più di 50 famiglie di varie nazionalità, etnie e religioni che per cause politiche e umane occupano da quasi 10 anni gli spazi industriali della ex fabbrica Fiorucci.
La grande intuizione di Giorgio è stata questa: innestare contesti problematici di natura politica e sociale con quelli dell’arte a difesa e a sostegno delle famiglie mediante la realizzazione di opere stabili che permeassero gli spazi e la vita di queste persone.
Tornando al Macro, i conti non tornano perché il Macro è un museo che invoca altri codici e predisposizioni ed è privo di quell’aspetto umano, fondamento primario che ha fatto di Giorgio De Finis forse il vero artista del Maam.
Le risorse del Macro sono da cercare altrove e la chiamata indistinta a tutti gli artisti che si sentono tali credo non aiuti gli artisti stessi, tantomeno l’arte e la cultura a Roma. In arte non basta la democrazia, ci vuole un progetto visionario come lo era il MAAM mentre il Macro implora un altro pensiero altrimenti, sarebbe un Macraam o un Maamcro e ritengo che le ibridazioni non aiutino in questo caso a partire dagli acronimi cacofonici.
Come in un mio blitz preveggente del 2014, L’orfano, il Macro continua a essere orfano: all’epoca perché non esisteva un direttore e oggi un direttore continua a non esserci e al suo posto c’è un curatore (come hanno spiegato De Finis e Bergamo); e non serve neanche l’intercessione di “San Pistoletto” che invoca l’utopia e il “luogo’’ che ritrova se stesso perché l’arte è altrove, è sublimazione della realtà, è un’alternativa visionaria, pone domande poetiche e geniali alla vita e non può ridursi a un centro di aggregazione indistinta e di auto-gestione democratica.
Siamo ancora al grado zero, tutti all’asilo, orfani di un Maestro che ci indichi l’ora della
ri-creazione. (Iginio De Luca, artista)
Sopra l’happening L’Orfano, realizzato da De Luca nel 2014 sulle facciate del MACRO di via Nizza e Piazza Giustiniani