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A Roma, tra i sampietrini e il romantico Lungotevere troviamo la Dorothy Circus Gallery. Una galleria fuori dagli schemi in cui la direttrice Alexandra Mazzanti conduce un lavoro di ricerca innovativo, incentrato sull’arte figurativa e visionaria “Lowbrow”. Un movimento avanguardistico americano che utilizza toni umoristici, grotteschi e horror per esprimersi traendo ispirazione dal “fumetto underground”. Opere oniriche capaci di farci evadere dal mondo reale per catapultarci in una nuova dimensione regalandoci emozioni e riflessioni uniche. L’eco critico e di diffusione del movimento è la rivista “Juxtapoz- Art and Culture Magazine” fondata da Robert Williams nel ’94, ed è proprio lui che (volutamente) coniò il termine “Lowbrow”, nel febbraio del 2006, ribattezzando il movimento in chiara contrapposizione all’aggettivo “highbrow” che intende riferirsi ad una cultura elitaria, intellettuale. La Dorothy Circus Gallery compie il suo primo decennale e per festeggiare ha organizzato, nella sua sede a Londra, una collettiva composta da personalità variegate e stravaganti. A conclusione di questo speciale evento alcuni artisti della collettiva saranno protagonisti di una mostra organizzata nella sede di Roma. Ad aprire le danze è proprio Camille Rose Garcìa con la sua “The Ballroom of the Mars”.
Camille Rose Garcia, Echo of the moon
Entrando nella galleria l’atmosfera cambia: le luci si abbassano, la musica dei Joy Division riempie l’intero spazio, le pareti rosse fanno da sfondo alle opere di Camille, immagini vivaci e spaziali incorniciate da sfumature psichedeliche tipicamente glam-rock ci conducono verso un’esperienza intergalattica. L’artista usa differenti linguaggi mixandoli con simboli e visioni affinché diano un quadro critico e diretto della realtà che intende denunciare. L’ispirazione proviene da “Ziggy Sturdust” di David Bowie usandolo come “archetipo” per i personaggi che vivono nella sua immaginazione “dai toni espliciti e forti come il punk, il rock (…) – come ci dirà la stessa Camille – e con la stessa vitalità dei spiriti messicani che esorcizzano la morte con canti e balli”, tradizioni alle quali è molto legata e affascinata. Le tecniche utilizzate per i suoi lavori sono diverse, tra queste quella che predilige è l’acquarello per la sua composizione di strati, in cui ogni colore e simbolo ha un valore e un significato emotivo concreto, nonché per la sua praticità. “Ogni artista – spiega la Alexandra Mazzanti – ha il suo stile, la sua storia e le sue opinioni che esprime attraverso mondi fantastici e non esplorati se non attraverso la fantasia e l’inconscio. Un lavoro che porta l’artista ad una continua ricerca intima tra il proprio io e l’io bambino riscoprendone le emozioni, i lati creativi e “indomabili” utili nella realizzazione delle opere”. La gallerista ci sottolinea quanto lo stile avanguardistico di questo movimento sia importante al fine di conferirci una nuova chiave di lettura utile a prendere consapevolezza delle dinamiche socioculturali odierne. La Mazzanti, che proviene da genitori collezionisti di arte italiana e francese del Sette e Ottocento, attesta che questa modalità di resa fiabesca, e a volte macabra, di questo particolare stile artistico sia il fil-rouge che lega il nostro background figurativo e quello contemporaneo.
Valentina Muzi
Mostra visitata il 24 Febbraio
Dal 24 febbraio al 7 aprile 2018
Camille Rose Garcìa The Ballrooms of Mars
Dorohy Circus Gallery, Roma
Via dei Pettinari 76, 00186 Roma;
Orari:: Martedì dalle 10:30 alle 19:00, da mercoledì a venerdì dalle 11:30 alle 19:30, Sabato 11:30-20:00;
Info: 06/68805928; info@dorothycircusgallery.com;