12 marzo 2018

Carlo Mollino, obiettivo e passione

 
A Torino è in scena lo sguardo fotografico del grande architetto. Tra corpi femminili, “preghiere” alla modernità e spazi metafisici, per indagare un misterioso universo poetico

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A Camera fino al 13 maggio è possibile fare un viaggio nella vita di Carlo Mollino. Uno dei più celebrati architetti torinesi del ‘900 viene mostrato al pubblico tramite una delle sue passioni: la fotografia. Uno strumento che utilizzava per la progettazione delle sue opere architettoniche, ma anche un mezzo di espressione poetica a sé. Suddivisa in quattro sezioni la mostra “L’occhio magico di Carlo Mollino. Fotografie 1934-1973” è un percorso curato da Francesco Zanot e si compone di oltre 500 immagini tratte dall’archivio del Politecnico di Torino. La produzione fotografica di una vita che permette di approfondire l’uomo oltre che l’architetto. Sì perché, di Mollino cos’è che conosciamo perfettamente? Sicuramente il Teatro Regio, la sua opera più famosa, insieme all’Auditorium (1952) e alla Camera di Commercio (1964). Ma anche quell’edificio della Società Ippica Torinese, costruito negli anni ’30, ma poi demolito nel 1960. E sì, ricordiamo anche la sua passione per la montagna e la rivediamo nella costruzione della Casa del Sole a Cervinia. Ma forse non conosciamo altri aspetti per cui questo torinese doc ha saputo far parlare di sé e per cui fu celebrato soprattutto, come sempre, dopo la sua morte avvenuta nel 1973. 
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Carlo Mollino – Ritratto (senza titolo), 1956-1962 c. (Politecnico di Torino, sezione Archivi biblioteca Roberto Gabetti, Fondo Carlo Mollino) 

La mostra ci consente di viaggiare tra le sue modelle, gli scatti sugli sci, i palazzi visti duranti i suoi viaggi e che probabilmente ispirarono i suoi progetti, ma anche gli oggetti di case, per quel misto di surrealismo e metafisico tanto ci ricorda De Chirico. Come nella “Camera incantata” realizzata tra il 1938-1940. Qui, il riflesso silenzioso di Mollino in uno specchio si inserisce e si confronta con il mito della statua greca presente nella stanza dell’amico Piero Martina, mentre sullo sfondo, come in dipinto metafisico, ecco apparire una sorta di teatro, una scacchiera e una piazza. Sono le immagini imprevedibili della sezione “Fantasie di un quotidiano possibile”, in cui si trovano scatti che continuamente mettono in discussione la realtà. 
L’esposizione tuttavia comincia con la sezione “Mille case” dove sono raccolte le immagini dell’abitare, di edifici come la Società Ippica Torinese o il Guggenheim di New York, ma non solo: anche oggetti di uso quotidiano o ritratti ambientati in interni progettati dallo stesso Mollino. “Mistica dell’acrobazia” è la sezione dedicata a una delle passioni di Mollino, la velocità, la dinamica e il movimento. Qui si concentrano gli scatti realizzati dall’architetto sugli sci, quelli dedicati al volo e infine quelli sulle auto da corsa, in particolare quelli al Bisiluro, l’automobile da lui progettata insieme a Mario Damonte e Enrico Nardi. Cattura l’attenzione anche lo scatto a Mimi Schiagno, prima donna pilota italiana con cui Mollino ebbe una relazione romantica quanto travagliata, e che probabilmente convinse lui e Damonte a costruire il Bisiluro. 
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Italo Cremona – Ritratto di Carlo Mollino attraverso il piano in cristallo della mensola d’ingresso in Casa Miller, Torino 1936 c. (Politecnico di Torino, sezione Archivi biblioteca Roberto Gabetti, Fondo Carlo Mollino)

Era il 1952, ma Mimi sembra già una donna di oggi, con i capelli al vento, sorridente e al volante, conduce il veicolo senza paura e con completo controllo. Sicuramente una figura che ha affascinato molto Mollino sotto diversi aspetti. Il corpus maggiore di opere si concentra nell’ultima sezione “L’amante del Duca” all’interno della quale sono raccolte 180 foto. I soggetti attraverso cui l’architetto torinese studiava il controllo della posa, sono modelli femminili e sciatori. Le donne sono immortalate in posizioni sempre diverse, spesso nude, in un costante parallelo con la statuaria greca. È qui che troviamo il “Ritratto” di una modella sdraiata, posa senza vestiti in maniera elegante, seppur naturale, un’immagine che potrebbe ricordare una Venere di Tiziano. Se non fosse una foto, la scambieremmo facilmente per un quadro. Un ritratto intimo, che collega passato e contemporaneità. Chiude il percorso della mostra a Camera una selezione di lettere, manoscritti, dattiloscritti originali e alcune cartoline che evidenziano la curiosità e la passione di Mollino per la continua ricerca.
Chiara Gallo

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