30 marzo 2018

London is open. Michael Rakowitz presenta la sua opera per il Fourth Plinth di Trafalgar Square

 

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Corpo di toro alato, testa umana con lunga barba, il lamassu era una divinità benefica particolarmente venerata dalla cultura assira e, per la sua simbologia protettiva, una sua rappresentazione scultorea era spesso posta all’ingresso dei palazzi. Questa funzione aveva anche il lamassu proveniente dal Palazzo di Assurnasirpal, nel sito archeologico di Nimrud, in Iraq, e conservato al museo di Mosul, distrutto dalle truppe dell’Isis nel febbraio 2015. Ma da oggi, la scultura e tutti i significati a essa riferiti tornano alla luce, nella nuova forma di The Invisible Enemy Should Not Exist, l’opera che Michael Rakowitz ha presentato per il prestigioso Fourth Plinth di Trafalgar Square. Una scultura che, allestita nel centro di Londra, in uno spazio fortemente connotato, richiama l’occidente alle sue responsabilità.
Il quarto plinto a nord-est della piazza, doveva originariamente ospitare una statua equestre di Guglielmo IV ma l’opera non venne mai realizzata e la base rimase vuota per 150 anni, fino al 1998, quando la Royal Society of Arts propose di usarla come spunto per commissionare installazioni temporanee. Da allora, con l’istituzione del bando presieduto dalla Fourth Plinth Commission, si sono succeduti artisti come Mark WallingerRachel Witheread, Marc Quinn, Antony Gormley, Elmgren e Dragset, Hans Haacke.
Concettuale e ironico, nato negli Stati Uniti da famiglia di ebrei iracheni, Rakowitz, da sempre, è a suo agio nell’affrontare spazi non convenzionali, come quando, in Italia, nel 2013, seppellì alcuni materiali religiosi ebraici, rotoli di torah danneggiati e libri di preghiere, davanti alla sinagoga di Ostia Antica, nell’ambito di Arte in memoria, format artistico legato alle celebrazioni del Giorno della memoria.
Per il concorso del Fourth Plinth, ha presentato una riproduzione del lamassu di Nimrud, ornata con una scintillante e coloratissima corazza realizzata con barattoli di sciroppo di dattero, materiale con il quale Rakowitz, la cui famiglia era impegnata nel settore del commercio, ha lavorato per molti anni, fino a identificarlo come simbolo del popolo iracheno e dei rifugiati. «Lo spirito del lamassu del Fourth Plinth infesterà Trafalgar Square, in un momento in cui assistiamo a una massiccia migrazione di persone, in fuga dall’Iraq e dalla Siria. Vedo questo lavoro come un fantasma dell’originale e un ricordo di quelle vite umane che non possono essere ricostruite e che sono ancora alla ricerca di un santuario», ha commentato Rakowitz durante la presentazione. «Quest’opera d’arte è un atto di resistenza contro la tirannia del fanatismo religioso. Ma è anche una celebrazione della nostra città, di ciò che siamo: amanti della diversità e dell’accoglienza», ha detto Sadiq Khan, sindaco di Londra e presidente della commissione del Fourth Plinth. Parole che non mancheranno di suscitare discussioni e che mostrano un Khan fermo nella sua critica alla retorica nazionalista che ha contribuito all’esito del voto della Brexit. «London is open», dice Khan e l’opera di Rakowitz lo conferma con forza.

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