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È multidsciplinare. È umano. È “Urban Riders”, un sogno urbano firmato da Mohamed Bourouissa, in mostra al MAMVP con un centinaio di creazioni tra disegni, foto, sculture e il film Horse Day, nucleo di questo progetto collettivo. Tra vecchi miti e la conquista di spazi aperti, l’esposizione gira intorno alla figura del “black rider”, e l’evento equestre intitolato Horse Day, all’origine dell’omonimo film realizzato dall’artista in collaborazione con la comunità di Fletcher Street Urban Riding Club di Filadelfia.
Il progetto di Bourouissa si ispira ad un reportage della fotografa Martha Camarillo consacrato al Fletcher Street Urban Riding Club, le più antiche scuderie della città, site ai margini del Fairmount Park. Fondate da cavalieri africani-americani all’inizio del ventesimo secolo, queste accolgono cavalli abbandonati o salvati dai mattatoi, con l’obiettivo di spronare all’equitazione i giovani a rischio del quartiere popolare di Strawberry Mansion. C’è da dire che l’equitazione negli USA è una pratica non elitaria, finanche popolare, inoltre a Filadelfia è usuale vedere cavalieri a passeggio per le strade con il loro destriero. Sono dunque le scuderie associative di Fletcher Street ad accogliere per otto mesi questa “pratica collettiva a dimensione umana” come la definisce, Mohamed Bourouissa (1978, Algeria, vive e lavora a Parigi). Dopo un giro di perlustrazione nel 2013, l’artista franco-algerino ritorna nella città statunitense nel 2014 con l’idea di girare un film, un western contemporaneo urbano, intorno alla rappresentazione del cowboy di colore. Ma una volta lì, Bourouissa decide di far collaborare la comunità per organizzare questo Horse day sull’impronta del tuning, una pratica automobilistica molto seguita negli Stati Uniti. In questo contesto, gli ornamenti dei cavalli sono stati realizzati da artisti locali con elementi di recupero, vedi una scintillante sella realizzata con CD.
Mohamed Bourouissa, Urban riders, vista della mostra, Musée d‘Art Moderne de la Ville de Paris
Decine di volantini dell’evento Horse day, incollati su una parete, con al centro la foto di un black rider che monta un destriero bianco, danno il via a questo percorso, che attraversa le tappe del progetto con schizzi e story board, foto e video, costumi e selle fantasiose, sculture e il film Horse Day (2014, 13′). Il filmato, proiettato su due schermi, presenta momenti discontinui dell’evento, come flashback questi ritornano sulla gara e i relativi premi, o il riposo dei rider o le cavalcate in città, sono immagini queste che sovvertono lo stereotipo del classico cowboy alla John Wayne, tanto per intenderci. All’interno del progetto ritroviamo il concetto di decontestualizzazione che si applica ad oggetti, distolti dalla loro funzione di origine, ma anche all’umano. Obiettivo? Sovvertire la percezione conformista di un evento collettivo o di oggetti comuni, vedi la sezione The Hood (2017). Qui l’artista esplora il legame tra la cultura del cavallo, quella automobilistica e la vita urbana. Questa sezione comprende sculture come The Ride, che lungo i suoi 8 metri, ripercorre momenti di questa giornata del cavallo con foto dei protagonisti stampate su pezzi deformati di carrozzerie di auto, accompagnati anche da accessori per l’equitazione. I rottami di auto sono montati a parete e assemblati in un’unica composizione in modo disorganico, qui l’umano diventa materia di ornamento di auto, contrariamente al sovraccarico di ornamenti soliti del tuning. Questa pratica artistica, che Bourouissa ha presentato anche alla tredicesima Biennale di Lione, apre molteplici riflessioni sull’uomo e la sua evoluzione spirituale nelle società, in questo senso il progetto è portatore di valori umani universali.
Noto per lo più come fotografo, Bourouissa ci svela la sua pratica del disegno, come fase preparatoria del film, che viene qui assimilato al collage di foto e texture, o accompagnato da rapide annotazioni. Il segno grafico dell’artista presenta momenti di riflessione, una parte destrutturata e intima della creazione, che porta in sé il germe dell’opera con tutte le sue potenzialità. La mostra “Urban Riders”, presentata l’anno passato presso la Fondazione Barnes di Filadelfia, in questa versione parigina integra un programma di workshop che vede la partecipazione di artisti come la rapper francese Casey, o l’artista franco-algerino, Fayçal Baghriche. Mohamed Bourouissa, che è rappresentato dalla galleria parigina Kamel Mennour, è uno degli artisti in lizza per il prossimo premio Marcel Duchamp.
Livia De Leoni
mostra visitata il 25 gennaio 2018
Dal 26 gennaio al 22 aprile 2018
Mohamed Bourouissa, Urban riders
Musée d’art moderne de la ville de Paris
11, avenue du Président Wilson, Parigi
Orari: dal martedì alla domenica 10:00-18.00 / Giovedì 10.00-22:00
Info: +33 1 53 67 40 00 www.mam.paris.fr