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fino al 28.II.2003 Perturbamento Milano, Galleria Raffaella Cortese
milano bis
Essere donne ed essere artiste. Una mostra sussurrata raccoglie le espressioni di nove firme femminili. Delicatezza, malinconia e l’innato, testardo coraggio di amare. Nove voci dall’altra metà del cielo...
Le opere raccolte parlano con “il sorriso delle donne che si destano dal sonno sapendo di non avere più speranza“, come scrive Thomas Bernhard, nel romanzo “Perturbamento”, il cui titolo ispira il tema di questa mostra.
Elemento di continuità tra le artiste in mostra, oltre che l’identità femminile, è l’età: nate prevalentemente negli anni Quaranta e Cinquanta in seno all’occidente, portano nelle proprie opere maturità personale, artistica e storica.
Ne “La dispute ” Sophie Calle, Parigi, fotografa nozze lampo a Las Vegas, e nella stessa stanza depone le tombe di anonimi familiari: in entrambe le opere è l’allusione alla famiglia, prima nel concepimento e poi nella morte. Alla morte dedica il pensiero anche Zoe Leonard, New York, che fotografa alberi carichi di frutti maturi, ma presenta su una mensola bucce di arance cucite, secche e bucate come le vite degli amici scomparsi per Aids. Di Jana Sterback, artista di origine cèca, incuriosisce “Condensed ”, una colorata palla di piombo realizzata negli anni ‘70; conterranea di Kundera, condivide con lui l’insostenibilità dell’esistenza. Un moto di femminile rudezza, freme dalla croce di foto in bianco e nero di Annette Messager, e Pia Stadtbäumer crea un angelo che ha sesso ed età, una donna dal viso segnato e dalle ali troppo deboli per sollevarla in volo. Kiki Smith, morbida e gentile con la scultura quanto spigolosa e graffiante con il disegno, torna alle iconografiche classiche, con un’Ofelia morente e una particolarissima Pietà. Destiny Deacon, australiana, da sempre vicina alla questione aborigena, fotografa bambole povere e riprende atteggiamenti di bambini. Il suo intervento, grazie al video (“Forced Into Images”, durata 9’, presentato a Documenta XI a Kassel) ed ai colori delle grandi foto, contribuisce ad armonizzare e a vivacizzare la mostra, senza rompere il ritmo attutito del susseguirsi delle opere. Di un’altra generazione, da sola, è invece Carol Rama, torinese del 1918, presente in due momenti di vita, con un provocatorio disegno di gioventù e con un recente, senile ma gioioso tributo a Duchamp. Su tutte la presenza sorprendente di una serie fotografica di Gina Pane, istantanee b/n da “Nouritoure ”, performance degli anni Settanta, che impreziosisce ulteriormente la selezione di opere con il ricordo della femminilità immolata all’arte.
valeria carnevali
mostra visitata il 5 febbraio
“Perturbamento”, Sophie Calle, Destiny Deacon, Zoe Leonard, Annette Messeger, Gina Pane, Carol Rama, Kiki Smith, Pia Stadtbäumer, Jana Sterback
Galleria Raffaella Cortese
Via Rodolfo Farneti 10, Milano
tel. 02 20403555 e mail rcortgal@tin.it
Dal 3 dicembre 2002 al 28 febbraio 2003
dal martedì al sabato dalle 15 alle 19 e su appuntamento.
[exibart]
Essere donne ed esere artiste a furia di fare mostre del genere (senza far polemica, ne abbiamo semplicemente le palle piene) rischia di diventare una sorta di ghetto in cui restare chiuse.
Vi immaginate una serie infinita di collettive in cui l’unica cosa che lega gli artisti fra loro è il colore della pelle o la religione praticata?
Che palle!!
a me sembra che l’importante sia vedere la mostra, i contenuti, e questa e’ una bella mostra