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fino al 31.V.2003 Universo Meccanico Milano, Galleria Fonte d’Abisso
milano
Negli oltre vent’anni di vita il Futurismo non ha mai abbandonato il mito della modernità e della macchina. Treni, aerei, rombi di motore, valvole e pignoni. Idolatrati come dei. A questo specifico aspetto è dedicata una importante mostra. Con Sironi, Depero, Prampolini e tutti gli altri…
di Luca Scalco
Non c’è alcun dubbio che l’avanguardia di maggior durata ed importanza di tutto il panorama artistico italiano sia stato il Futurismo; dal Manifesto della Pittura Futurista del 1910 sino alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale l’onda lunga futurista ha influenzato praticamente tutti i nostri maestri del Novecento (chi più chi meno) ed è stata con successo esportata all’estero (in particolare in Russia) contribuendo a svecchiare la stantia immagine della Italietta post unitaria.
Naturalmente in questo lasso di tempo il movimento ha vissuto diverse fasi e momenti ma ha sempre mantenuto costante il suo volto rivoluzionario e provocatorio: in particolare i futuristi hanno sempre mitizzato il progresso e la modernità con una fiducia ed una passione davvero eccezionali. La macchina, il movimento, la velocità sono le coordinate basilari del Futurismo, esaltati sin dal primo manifesto del 1909 (quello firmato da Marinetti ed uscito sul Figaro) e ribaditi anche nei manifesti seguenti, come quello dell’Arte Meccanica pubblicato sulla rivista futurista Noi nel maggio del 1923 da Enrico Prampolini, Ivo Pannaggi e Vinicio Paladini. Proprio a questo specifico momento storico figurativo è dedicata una importante retrospettiva alla Galleria Fonte d’Abisso (mostra curata da Danna Battaglia Olgiati e Ada Masoero) che presenta una serie di opere di grandi artisti della seconda generazione futurista come Balla (l’unico appartenente anche alla prima generazione), Depero, Prampolini, Baldessari, Fillia (solo per citarne alcuni). Dunque, anche dopo la catastrofe della Prima Guerra Mondiale, per i futuristi il miraggio estremo rimane il mito della macchina che viene addirittura idolatrato: “La Modernolatria predicata da Boccioni ci esalta sempre di più. L’epoca in cui viviamo – tipicamente futurista – si distinguerà sempre di più per la divinità che vi impera: la macchina! Pulegge, volani, bulloni, acciaio lucido, grasso odorante, profumo di ozono delle centrali elettriche, ansare delle locomotive, urlare delle sirene, ruote dentate pignoni!. SENSO MECCANICO NETTO DECISO che ci attrae irresistibilmente” (dal Arte Meccanica 1923). Tutto questo si riverbera in una pittura fatta di indubbie tendenze astratte – vedi Compenetrazione Tris di Balla del 1925 – e di forme plastiche e volumetriche come nel Ritratto dell’aviatore Azari del 1922 di Fortunato Depero. Una segnalazione a parte va fatta per le opere esposte di Roberto Marcello Baldessari: in particolare Stazione. Treno + Fermata del 1916 e Dinamismo + Luce del 1919 sono degli autentici capolavori, rivelatori di un talento poco conosciuto ma in grado di coniugare con originalità il nostro futurismo con le coeve esperienze cubiste e dadaiste.
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Fino al 31-05-2003
Galleria Fonte d’Abisso Arte, via del Carmine 7, Milano (zona Brera)
Orari: 10.30-13.00/15.30-19.00 chiuso lunedì e festivi
Tel. 02 86464407 fax 02 860313
E-mail: info@fdabisso.com website www.fdabisso.com
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