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470 opere di 250 artisti, per raccontare un intero arco di storia dell’arte italiana, dagli anni ’50 a oggi. È la collezione della Farnesina, che nel 2017 è stata insignita del premio “Mecenati del XXI secolo-Institutional Art Awards” come migliore collezione d’arte nelle Istituzioni pubbliche e che oggi compie vent’anni. E per celebrare l’anniversario, in occasione della Conferenza degli Ambasciatori e delle Ambasciatrici, saranno presentate ventuno nuove opere, dai grandi Maestri del Novecento ai giovani artisti, da Alberto Burri a Marino Marini, da Mimmo Paladino a Giuseppe Capogrossi, fino a Oriana Persico, Salvatore Iaconesi, Luca Pozzi e Carola Bonfili.
Le opere sono illustrate nel catalogo Oltre i confini – I vent’anni della Collezione Farnesina 1999-2019: Le nuove acquisizioni, volume introdotto dagli scritti dell’Ambasciatore Umberto Vattani, che ideò e realizzò la Collezione, Greta Alberta Tirloni, Paolo Serafini e da Cesare Biasini Selvaggi.
«Alla fine dell’ultimo secolo, molti anni prima che nascessero nuovi importanti templi di Arte contemporanea – il MAXXI a Roma, il MADRE a Napoli, il MART a Rovereto, il Museo del Novecento a Milano – il Ministero degli Esteri aveva già realizzato una collezione sufficientemente rappresentativa delle principali correnti artistiche dell’arte italiana del XX secolo. Per dimostrare – era questo l’intento – alle alte cariche della diplomazia, alle delegazioni straniere, ai visitatori, che l’Italia non era solo la terra di Giotto, di Leonardo, di Michelangelo o di Caravaggio, ma anche di Boccioni, Balla, Burri, Pascali e di Boetti», scrive Vattani nel suo testo critico.
«A vent’anni dalla sua istituzione, la Collezione concorre in modo determinante all’idea di un Paese che si fa sistema intorno alle proprie eccellenze creative ed è divenuta un elemento di forza e di identità nelle attività quotidiane di diplomazia culturale svolte da questa Amministrazione», ha commentato il Segretario Generale della Farnesina, Ambasciatrice Elisabetta Belloni.
Insomma, un sistema vivo, propositivo, «Non una mera collezione d’arte, bensì un progetto dinamico capacitante, dove produrre e disseminare Arte va ben oltre l’aspergere Bellezza come incenso o la retorica della “beautification”. Significa, invece, creare un ecosistema tra Arte e Diplomazia (espressioni dell’umanità strettamente connesse l’una all’altra) attraverso legami forti tra gli operatori e gli interlocutori ministeriali, legami che fanno massa critica, si sviluppano in coordinamento, in condizioni di interscambio istituzionale, per salire in policy e influenzare positivamente e innovare permanentemente le scelte diplomatiche internazionali», si legge nel testo di Biasini Selvaggi.