Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
01
agosto 2019
La cucina e la sua storia, tra arte e società
Libri ed editoria
La cucina e la sua storia, tra arte e società
di Jacqueline Ceresoli
di Jacqueline Ceresoli
Non era una impresa facile raccontare la storia della cucina intrecciandola con l’evoluzione della civiltà borghese e all’emancipazione della donna, per mirare alla poetica di uno spazio domestico conviviale per eccellenza, partendo dall’ambiente più rappresentativo del cuore della casa. La cucina come milieu antropico, in cui si svolge la vita dell’uomo e dove si dipana la complessa struttura familiare che nel corso del tempo rivela trasformazioni sociali, si racconta mirabilmente nel libro “La cucina. Storia culturale di un luogo domestico” di Imma Forino, docente di Architettura degli Interni e Allestimento al Politecnico di Milano. Ci mancava un saggio sul luogo dell’interazione sociale di taglio umanistico della cultura architettonica del progetto, composta da storie, narrazioni della civiltà occidentale dentro il design della cucina. Intrecci architettonici e narrativi racchiusi in oltre quattrocento pagine, dal taglio specialistico ma di ampio respiro, per tutti, che si legge con il gusto di saperne di più sull’amore per la casa e per estensione delle contraddizioni della cucina, come valore vivente -secondo un ‘espressione di Gaston Bachelard.
Il lettore, grazie alla vena narrativa dell’autrice, pagina dopo pagina si addentra nel concept di organizzazione spaziale della cucina europea e nordamericana dalla scoperta del fuoco in epoca preistorica per finire con modelli ipertecnologici contemporanei. Il saggio comprende un prezioso apparato iconografico comprensivo di diverse illustrazioni, progetti e opere che rappresentano la cucina come un soggetto iconografico ricorrente nell’arte, in particolare dalla seconda metà del Cinquecento a oggi. Forino attinge informazioni della disposizione della cucina mettendo a confronto progetti architettonici, dipinti e manifesti pubblicitari, e tra le altre immagini spiccano, due incisioni di cucina di Pieter Bruegel il Vecchio (1563), che nella Cucina grassa e nella Cucina magra disegna mondi socialmente opposti, in modo straordinariamente eloquente. Queste incisioni hanno valore allegorico e grottesco, e rivelano l’imagerie intorno al mangiare magro contrapposto al mangiare grasso e dei fasti carnevaleschi come topos culturale della sovrabbondanza o della scarsità, tema che avrà largo seguito fino al secolo dei Lumi.
Imma Forino, La Cucina. Storia culturale di un luogo domestico
Forino ha una scrittura scorrevole e intrigante, procede dapprima sul doppio registro dell’inscindibile rapporto tra la cottura del cibo, dopo la scoperta del fuoco, quando il cucinare segna il passaggio dalla natura alla cultura, secondo Lévi- Strauss mettendo in relazione il “crudo” e il “cotto” e la necessità di un ambiente specifico per cucinare, per proseguire la sua analisi rigorosamente scientifica con una lente trasversale-comparativa, valorizzando come e perché, in seguito alla rivoluzione industriale e all’introduzione del gas, all’ossessione per la pulizia e più in generale al cambiamento del piano cottura grazie all’avvento degli elettrodomestici , tutto non è come sembra. Per le suffragette la cucina diventa l’epicentro del dibattito di femministe , giornaliste e intellettuali, negli anni Settanta sarà luogo di condivisione dirivendicazione dei diritti della donna fuori dalla cucina. La prima cucina ad essere riprodotta in serie, la Frankfurt Kuche (1926-28) di Margarete Schutte- Lihotzky rappresenta il prototipo fra le cucine razionaliste europee. Negli anni Venti del Novecento, sono le donne che hanno mirato alla funzionalità della cucina, cercando di rispondere operativamente alle problematiche degli alloggi delle classi meno abbienti. Nell’immediato dopoguerra la cucina dell’edilizia popolare, rappresenta una sfida della modernità, quando la cucina , sala da pranzo e il soggiorno cominciano ad essere unificate, in cui la cultura del progetto coincide con la qualità della vita, l’economia dello spazio e il progresso tecnologico.
Il valore aggiunto di questo libro è che si può seguire un ordine soggettivo di lettura l’analisi trasversale del microcosmo cucina, poiché ogni paragrafo è autonomo ed esaustivo come un piccolo saggio su temi specifici. E tra cucina come “cellula operativa”, la mistica della cucina americana, la passione per gli elettrodomestici inclusi nel monopezzo, l’ossessione per la minaturizzazione degli spazi, la cucina economica come “trappola funzionale” e altri capitoli accattivanti, qua e là rivela le sue fragilità, eppur si muove. Una parte del libro è dedicata alla cucina italiana messa a confronto con quella europea e americana. E tra un prototipo di cucina e l’altro, si sfatano pregiudizi e il lettore si perde nella descrizione del fascino degli arredi, realizzati con nuovi materiali e diversi colori, quando durante il boom economico le cucine super accessoriate sul modello americano rappresentano il sogno del proletariato e della borghesia. Le cucine, da quelle componibili ai loft kichen high tech fino a quelle domotiche degli anni Novanta ed ecologiste del nuovo millennio, attente alla riduzione del consumo dell’energia e modalità di smaltimento dell’immondizia, inscenano una profonda metafora antropologica della vita quotidiana e diventano specchio della cultura progettuale che le produce. Progetto, immagine, simbolo, forma, assurgono a codici compositivi della cucina, e Forino non si limita ad elencare una sequela di dati organizzati in senso cronologico, integrando ricerca architettonica e design con le arti visive, cinema, letteratura.
La sua cucina è il luogo del cambiamento funzionale e sociale della quotidianità, diviene “antlantide” emozionale, legata indissolubilmente all’erotismo, alla lussuria e alla gola, capace di smuovere l’immaginario. Tra i tanti artisti citati, spiccano le opere di Hieronymus Bosch e altri dipinti che rappresentano tavole imbandite alle Nozze di Cana o dell’Ultima Cena, fino alla pittura di genere naturalista del Seicento, l’ambiente è al centro della vita domestica , nonché segno di identità sociale con tavoli imbanditi di ortaggi, frutti, selvaggina, assemblaggi di carni e di crostacei immortalati da artisti come Aertsen e Beuckeler. Nelle arti la cucina diventa metafora della memoria familiare per molti artisti, tra gli altri per Marina Abramović, a cui dedica la performance The Kitchen Levation of Saint Theresa (2009), ispirata a un episodio di levitazione mistica attribuito a Santa Teresa d’Avlia mentre sta preparando una minestra inscenata nella cucina di un convento spagnolo, costruito durante il franchismo e adibito a ospizio per gli orfani. Nelle tante storie di cucine di Imma Forino scorre l’esistenza dalle diverse sfaccettature, in cui la protagonista è la vita quotidiana, quasi un “presepio” di cucine diverse, specchio della civiltà moderna, dal momento in cui l’uomo da nomade diventa sedentario (fra il 5000 e il 3000 a.C), all’edificazione di dimore più stabili corrispondenti a un’organizzazione sociale e familiare, dapprima formata intorno a un focolare e successivamente strutturata in un habitat sempre più aperto a nuove invenzioni e mode, concept di vita dai nuovi paradigmi culturali e tecnologiche di ieri e di oggi. La mise en scéne della storia antropologica della cucina è stata possibile grazie a uno studio comparato tra diverse discipline, costume e società per cogliere l’essenza del fascino progettuale intorno a un luogo femminile per eccellenza soltanto dal XIX secolo, quando con l’affermazione della società industriale si compie la scissione tra lavoro professionale maschile, svolto fuori casa e retribuito e quello domestico della donna angelo del focolare, non remunerato poiché considerato un dovere della moglie e madre dipendente economicamente dal marito, dove uomo e donna oggi si scambiano i ruoli , si lavora, si incontrano e si lasciano amori, nel cuore delle contraddizioni che il luogo contiene s’immagina il futuro.
Jacqueline Ceresoli
Imma Forino
La Cucina. Storia culturale di un luogo domestico
Einaudi, Torino 2019
pp. 456