La collettiva, curata da Angelo Capasso, propone una selezionata serie di opere con le quale si è voluto indagare fra alcune delle più recenti evoluzioni dell’arte contemporanea, ponendo, come ideali punti di riferimento, la pittura e la fotografia.
Escludendo a priori qualsiasi antagonismo fra le due discipline, emerge il complesso rapporto tra l’utilizzo della figurazione e il suo rapporto con il reale. Con il frequente superamento dei consueti riferimenti spazio-temporali e con la conseguente creazione di nuove dimensioni capaci di deformare o alienare il dato oggettivo. Proprio per questo la mostra, divisa tra la sede udinese dell’Associazione Immagini e lo Studio Cannaviello di Milano, ospita le opere di una ristretta cerchia di giovani artisti italiani che interpretano questa tendenza alla creazione di realtà alternative, a volte sinteticamente virtuali, dalle quali la componente umana sembra spesso molto lontana.
Come in Sguardo, opera inquietante e visionaria di Alessandro Giordani, ottenuta mediante una stratificazione di vari materiali, come il plexiglass e la stoffa. Ad ogni livello, e quindi a profondità diverse, l’artista ha inserito un differente soggetto, come il volto da film horror di una bambola, un anonimo computer, una motosega. Il tutto immerso in una cromìa rosso scarlatto capace di decontestualizzare ulteriormente l’immagine.
Un elemento presente, forse solo casulamente, in molte opere esposte è quello della linea. Come in Acqua azzurra acqua chiara di Elvio Chiricozzi, un’opera tutta basata sulle tonalità del grigio, dove una giovane adolescente è stesa, in una posa abbandonata, su tre lunghe assi di legno, unica presenza tangibile e di sostegno all’interno del vuoto assoluto e del biancore asettico della tela. Nella sua opera Silvia Chiarini inserisce una piccola figura ricamata su un fitto reticolato puntinato che chiude all’osservatore qualsiasi prerogativa di guardare oltre questa sorta di filtro, svelando in questo modo una delicatezza formale solo apparente. Su un incastro geometrico di linee si basa anche il lavoro di Saverio Pieralli )( Valentina Favi. La coppia di autori, con tasselli plastici adesivi posti su un pannello di alluminio, creano una sorta di dimensione spaziale nella quale fluttuano pezzi di legno, piccole pietre, improbabili fogli marmorizzati.
Nell’opera di Valentina Frigerio, infine, risulta stridente ed efficace il contrasto tra il rassicurate costume popolare indossato dalla ragazzina raffigurata sulla tela e la totale mancanza di lineamenti sul suo volto. Tale privazione di identità si somma anche all’assenza di sfondo, lasciando allo spettatore la possibilità di perdersi nella ricchezza cromatica e decorativa delle vesti. In mostra anche opere di Riccardo Baruzzi, Casaluce – Geiger, Fabrizio Dori, Gionata Gesi, Marco Raparelli e Simone Tosca.
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mostra vista il 27 maggio 2003
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Associazione Culturale Immagini, via Cavour, 13 – 33100 Udine.
Tel. 333 4188132 – fax 0432 503358 – e-mail associaz.immagini@libero.it
Orario: dal martedì al sabato 15.30-19.30.
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