01 luglio 2003

fino al 7.IX.2003 Simon Starling Roma, MACRO

 
Spostamenti, sostituzioni... ed un meccanismo perfetto di luoghi, traiettorie, dettagli e rispondenze. Una logica ostinata, quella di Simon Starling. Questa volta alle prese con una serie di modelli fitomorfi datati fine ‘800.
Geometrie vegetali, una sedia girevole ed un telaio di bicletta...

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Lo spostamento è un aspetto costante nelle opere di Simon Starling (Epsom, 1967; vive tra Glasgow e Berlino). Che sia inteso nei termini di un vero e proprio percorso – come il viaggio dall’Italia alla Polonia di Flaga (1972 – 2000) – o che piuttosto si traduca (non ce ne vogliano i cultori dell’alchimia se forziamo un po’ i termini) in un passaggio della materia – ci riferiamo per esempio alle parti in alluminio della sedia di Charles Eames fuse per realizzare una bicicletta e viceversa (titolo duchampiano anzicheno: Work, Made – ready, Kunsthalle, Bern) – il modus operandi del giovane artista inglese si traduce sempre come una dinamica in itinere, un meccanismo perfetto, messo a punto nei dettagli, sottile fino alla pedanteria.
Ed è qui –in questa rete di rimandi, corrispondenze, citazioni– che si annidano gli slittamentisimon starling, kakteenhaus, 2002 di senso dissacranti, che vanno a colpire i concetti di opera, di unicità, di valore effettivo (e perché no, anche di surplus): Starling fonde una sedia di design per farne la replica di una bicicletta abbastanza comune; si complica la vita andando in Ecuador per tagliare da un albero il legno necessario alla costruzione di un modellino di aereo che poi volerà in Australia (Le jardin suspendu); guida una sgangherata Fiat 126 made in Polonia da Torino per riportarla dove è stata costruita, lì sostituisce sportelli e cofano del bagagliaio e del motore e torna indietro. Pare un delirio, ma è di quelli costruiti con una logica cartesiana inattaccabile, c’è pure una sembianza di ironia che di questi tempi è un ottimo passepartout. E l’utilitaria rossa e bianca adesso se ne sta appesa ad un muro dell’Arsenale, alla Biennale di Venezia.
Per il MACRO, un intervento che – concedendoci una certa licenza rispetto ai margini della definizione – diremmo site specific: non tanto perché realizzato appositamente per lo spazio museale capitolino, quanto perché legato – come sempre accade negli algidi giochi mentali di Starling –al sito. Anzi a due siti, Roma e Berlino (che, tra l’altro, è una delle due città d’adozione dell’artista). Incipit è il lavoro di documentazione botanica applicato alla decorazione artistica condotto nella capitale da Karl Blossfeldt nell’ultimo decennio dell’Ottocento: una sorta di censimento di forme e geometrie vegetali, concretizzato in una serie di modelli fusi in bronzo.
Quelle strutture quasi astratte, eleganti, vagamente art nouveau, Starling le ha messe in relazione con le parti che costruiscono una sedia girevole e il telaio di una bicicletta; ancora un intervento: agli oggetti sono state troncate alcune parti in metallo, poi utilizzate come materiale di fusione per fare delle copie degli originali di Blossfeldt. Oggetti modificati e modelli realizzati ex novo sono esposti in teche: l’operazione di displacement si conclude.

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Simon Starling, a cura di Gianfranco Maraniello
MACRO, via Reggio Emilia 54 (Porta Pia – Nomentano), www.comune.roma.it/macro, macro@comune.roma.it , 0667107900, ingresso intero 5,20 euro, ridotto 4,20 euro, mar_dom 9-19 festività 9-14 ch lun, catalogo Electa 25 euro


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