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exibinterviste_la giovane arte Sarah Ciracì
parola d'artista
Poetessa di deserti gelidi e postatomici. Preconizzatrice di disastri nucleari tutt’altro che ipotetici. Giocoliera di spazi e colori. Pugliese milanesizzata, Sarah Ciracì si racconta. Spiega la sua ricerca. E dà qualche consiglio ai giovani artisti. In attesa di trasferirsi a New York…
di Paola Capata
Paesaggi desertici, campagne completamente secche, bagliori extraterrestri. Sei diventata un’artista affermata grazie alle tue immagini così stranianti ed algide. Da dove nascono?
Sì è vero, a volte i miei lavori appaiono inquetanti. In realtà i deserti, i lavori più apprezzti, anche se compongono solo una parte dell’intero mio percorso, vogliono essere anche luoghi estatici, astratti, che infondono un senso di pace se pur dopo che qualcosa di tremendo sia accaduto.
Vogliono comunicare il fascino dell’azzeramento, dell’assenza zen.
La genesi delle mie idee è spesso oscura anche per me. Dopo aver concepito un’idea provo ad ipotizzare da dove arrivi anche per la necessità di doverla poi giustificare al mondo dell’arte. Aspetto sempre che qualcuno addetto ai lavori suggerisca un significato a cui non avevo pensato, in modo da arricchire anche la mia di prospettiva, oltre che quella del pubblico. Queste letture critiche arrivano di rado, più spesso ci si avvale della dichiarazioni degli artisti che secondo me non devono essere le uniche, e non è detto che siano le più interessanti.
Chi ti ha influenzato in questo percorso?
Dalla pittura antica ad alcuni artisti contemporanei, al cinema, alla letturatura e dalle cose che vedo nella realtà apprendo una seria di informazioni che confluiscono nei miei progetti.
Le idee mi arrivano in un nanosecondo e quando meno me lo aspetto ed è difficile poi capire da dove abbiano preso origine.
Sì sono appassionata ad alcuni artisti in particolare ma non sempre se ne possano trovare tracce nei miei progetti.
Adoro Duchamp per la genialità di aver aperto tutte le porte del produrre arte contemporanea, Felix Gonzales Torres per la leggerezza e la poesia, Bruce Naumann per i contenuti sociali.
Di origine pugliese hai vissuto prima a Bologna (frequentando l’accademia) e a Milano dove hai diviso casa e studio con altri giovani artisti, anche loro ormai noti. Mi vuoi parlare di quell’esperienza?
Avevamo appena varcato i vent’anni ed è stata un esperienza comunitaria molto divertente. Ho nostalgia dei quotidiani confronti sui progetti d’arte che intendevamo seguire ma seppur siano stati anni molto intensi e importanti per tutti, l’esperieza di coinvivenza era destinata a finire. Ognuno crescendo ha avuto l’esigenza di distaccarsi dal gruppo nella vita come nel lavoro.
Hai mancato per un soffio il premio Furla ma ti sei ampiamente rifatta con il premio New York, di cui hai vinto l’attuale edizione. Come ti senti all’idea di vivere negli Stati Uniti?
Sono feliccissima di questa opportunità che mi è stata data ed approffitto di questa occasione per ringraziare pubblicamete la giuria del premio New York per avermi scelta.Aspettavo da tempo un riconoscimento di questo genere e finalmente è arrivato e non vedo l’ora di essere lì per imparare e lavorare.
Che progetto seguirai una volta negli States?
A New York ho intenzione di portare a termine un progetto che preparo da anni. Non posso dire di cosa si tratta ma mi piacerebbe riproporlo in Italia al Macro di Roma al termine del soggiorno Newyorkese.Poi sono ansiosa di entrare in contatto con l’ambiente universitario della Columbia e chissà magari riuscire a collaborare con studenti che si occupano di discipline differenti da quella dell’arte.
Cosa ne pensi del circuito dell’arte contemporanea italiano? Cosa deve avere secondo te un artista che si prepara ad entrare nel “mondo dell’arte” adesso?
Credo che l’Italia dia a tutti i giovani artisti l’opportunità di esporre le proprie opere, da lì in poi ogni percorso è personale. Ogni artista ha esperienze differenti con il sistema. Ho dovuto spesso mettere in dubbio la mia fede nella convinzione che l’unica cosa che conti davvero è fare delle buone opere ma alla fine credo sia l’ingrediente vicente seppur quello con gli effetti meno eclatanti.
E’ però importante, per chi vuole intraprendere questa carriera, possedere molte qualità. Oltre a produrre delle buone opere, non meno importanti sono le capacità comunicative, imprenditoriali e la capacità di capire come muoversi nel sistema. Non vorrei distruggere l’idea poetica dell’artista incapace di relazionarsi con il mercato maquesta è una professione come tutte le altre, fatta di competizioni e interessi economici. E’ solo una professione che richiede una sensibilità artistica come un ingegnere deve essere bravo a calcolare e progettare.
Mi chiedo spesso come mai abbia preso così tanto piede l’idea romantica dell’artista di cui io stessa sono stata e sono tuttora vittima. I pittori antichi non erano forse dei perfetti imprenditori con la loro bottega-azienda che produceva opere pittoriche?
Ti senti supportata nel tuo lavoro in questo momento?
Per quanto mi riguarda in questo momento è evidente che sono supportata e questo per me rappresenta un grosso stimolo e una grande prova. Ho dovuto attendere ma alla fine…
paola capata
[exibart]
… Vogliono comunicare il fascino dell’azzeramento, dell’assenza zen.
La genesi delle mie idee è spesso oscura anche per me. Dopo aver concepito un’idea provo ad ipotizzare da dove arrivi anche per la necessità di doverla poi giustificare al mondo dell’arte …
Vorrei consigliare a chi ha scritto il commento a Sarah Ciracì di leggersi
Estetica del vuoto di Giangiorgio Pasqualotto Saggi Marsilio sicuramente lo aiuterebbe a capire qualcosa di più
Non capisco perchè cerchi di ammantare il vuoto pneumatico espresso dalle parole della ciracì con la mia presunta ignoranza.
Che io debba leggere Estetica del vuoto di Giangiorgio Pasqualotto o qualsiasi altro saggio per “capire” le opere della ciracì è una concezione vecchia e triste dell’arte.
Un buon lavoro ha bisogno solo di se stesso e delle relazioni che riesce ad intessere con chi lo fruisce.
Di qualsiasi livello culturale esso sia.
…i tuoi consigli puoi pure tenerli per te, povera, triste,Sarah Ciracì…l’ arte è per l’arte, le capacità imprenditoriali sono assolutamente superflue e a volte controproducenti per la purezza e la sincerità che un artista deve mantenere.
Per il bene dell’ arte si deve essere disposti anche a morire di fame, non è il conto in banca a parlare, ma il genio dell’ artista.
dalle tue parole vedo perfettamente quello che hai in testa:
adesso New York, poi il Macro, poi soldi, poi un ‘ altra mostra fasulla (tanto siamo in Italia), poi un ‘ esposizione da quello là che tanto lo conosco, poi ancora qualche soldo che mi compro la Smart che cosi shopping in centro e trovo parcheggio, poi faccio 2 foto per Grazia, altri soldi facili, mi sposo un coglione che mi mantenga mentre faccio finta di fare l’ artista, poi cocktail nei salotti in di Milano, altre foto per Grazia e un servizio per AD…ecc…eccc
io spero con tutto il cuore che questa onda lunga di decadenza finisca e che con lei te ne vada anche tu…guarda che fare la casalinga non è male…saresti brava secondo me…appendi al chiodo la tua Nikon, leggiti qualche libro trovati un ragazzino che ti voglia bene , vola basso e soprattutto abbandona il momdo dell’ arte al più presto…NON FA PER TE.
Povero Sarchiapone…
se tu riuscissi ad entrare nel sistema dell’arte cambieresti subito idea. Il fatto è che sei imbrigliato in certi ideali solo perchè non ti senti in grado di farne parte.
Per Elena Simone
Ho visitato la tua galleria virtuale…
spiritual? recycling? INTERIOR ???
ma cosa sono queste porcate??? non ti vergogni??? e parli di entrare nel mondo dell’ arte…” ne hai da fare di strada biumbo, se vuoi sapere come é fatto il mondo…”
E ora ti spiego cosa succede, ecco: succede che sei talmente nulla, e lo sai, che per solidarietà sei costretta a prendere le difese della Ciraci’ (per quanto la conosco nulla pure lei), perchè entrabe non avete un cazzo da dire, se non ( Ciraci’) consigli di natura imprenditoriale ai giovani che entrano in questo sporco mondo.
“Mi chiedo spesso come mai abbia preso così tanto piede l’idea romantica dell’artista di cui io stessa sono stata e sono tuttora vittima”…
ma che cosa vuole dire???
cosa sei Sara Ciraci’…spiegamelo !!!, dove è finita la passione, la poesia, la sofferenza…dove è l’ arte in te…NON C’E’ !!!!
Adesso ti chiedo, e vorrei una risposta sincera, cara Elena Simone, quanto avresti gradito la testimonianza di un’ artista sensibile che parla meno di forma e più di sostanza (quella di cui le sue opere sono sprovviste), meno di soldi e guadagni e più di sudore e di lotta, meno di cariera e più di passione per l’ arte…io credo che noi tutti l’ avremmo apprezzata di più…dalla parole della Ciraci’ traspare il vuoto, la superficialità di una carierista una buisness-woman, una fredda calcolatrice delle dinamiche che il contemporaneo mondo dell’ arte stà facendo sue…noi dobbiamo tutti boicottare questo genere di artisti, snobbarli, sono i nuovi YUPPIES, sono i borghesi con la cultura dell’ ultima ora, vogliono fare gli aretisti perchè è figo…e…Elena Simone tu questo lo sai perchè credo sia il mondo di cui tu fai parte.
P .S.
per quanto mi riguarda io mi sono trasferito a Parigi e sono riuscito ad entrare all’ academia di belle arti: l’ E.N.S.B.A. (non so se tu conosca i criteri di selezione…beh sono molto duri…ne prendono circa uno su otto)
e continuo a scontrarmi con quete dinamiche meschine (forse qui sono ancora più accentuate) ma lotto continuamente, smuovo gente quando è possibile, creo gruppi di lavoro alternativi, provoco, combatto, soffro e a volte piango…ma questo è quello che saddafà!!! e vedrete !!!
Caro il mio Sarchiapone, ma questo e’ veramente il tuo nome? CHE SFIGA!
Leggendo un’intervista a Sarah Ciraci’ su exibart mi sono purtroppo imbattutto in una serie di commenti da te scritti in risposta all’intervista.
Tralasciando la rabbia da cui traspira gelosia e frustrazione da fallito (siamo tutti contenti che tu sia riuscito ad entratre in quella famosissima scuola a Parigi, chissa’ gli altri sette che hanno combattutto contro te cosa producono!) mi fa piacere vedere che qualche macho italiano trapiantato a Parigi dia dei buoni consigli alle nostre donne che pensano di poter fare le artiste quando c’e’ casa da governare e uomini o -sarchiaponi come te- da sposare. Con che coraggio consigli alla Ciraci’ di leggere qualche libro, ma tu cosa leggi la gazzetta dello sport, ti tieni la mano sul pacco e quando vedi le donne in giro da sole pensi che siano delle poco di buono.
Il disrispetto da te espresso verso le donne -forse tu sei un Talibano italiano?- basta ad annullare e a rendere il resto delle cazzate che hai scritto una barzelletta da stadio che non meritano ulteriori commenti.
Per una lista di libri sul femminismo e l’influenza che tale movimento ha avuto nell’arte conmporanea dagli anni settanta in poi e sulla politica dell’identita’ scrivimi.
Sarchiapone vergognati!
Alessandro bello, che vivi a New York (c’era evidentemente bisogno di farmelo sapere)…sei stato bravissimo a prendere quello che di peggio c’ era nel mio commento (parole uscite visceralmente che sicuramente avrei fatto meglio a tenere per me) e a generalizzare senza prendere minimamente in considerazione le critiche che rappresentano il succo dei commenti stessi. Pazienza…non mi interessa discuterne più…ad ogni modo ti ringrazio…mi sono accorto che certe cose si possono pensare ma è meglio non scriverle su exibart inquanto potrebbero essere completamente fraintese, la tua risposta ne è la dimostrazione…ad ogni modo, giusto a scopo informativo, non sono un macho, non sono mai stato allo stadio, non so neppure la formazione della nazionale, non credo di essere geloso di Sarah Ciracì…no…non credo proprio…e continuo a pensare che il suo corpus di lavori sia pressochè nullo.