18 settembre 2003

E non chiamateli studenti!

 
Curioso il fenomeno dei degree shows in Inghilterra. Ufficialmente la mostra di fine anno degli studenti d’arte dei college. Ma in realtà un meccanismo complesso, che replica, per battage pubblicitario e numero di visitatori, la portata delle grandi mostre blockbuster della Tate e della National Gallery. Ma dedicato esclusivamente ai giovani esordienti. La nostra corrispondente a Londra ci racconta di che si tratta…

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Capiamoci da subito. Il degree show non è solo una mostra per ingenui studentelli d’arte dei college londinesi. È anche una delle prime opportunità per farsi notare, per avviare un dialogo con galleristi e critici, per vendere. Insomma un ottimo strumento di networking.
La visita ai degree shows è un atto di pura curiosità e un dovere professionale per gli addetti ai lavori. Tanto che queste manifestazioni, a Londra, sono tra le più seguite della stagione.
Fissa la tempistica. Superato in giugno il mega-evento al Royal College -il primo in ordine di apparizione, per sponsor e pubblicità– in luglio ci si appresta a scrutinare gliIrit Garty e Isaac Layish altri due college più prestigiosi di Londra, il Goldsmiths ed il Chelsea.
Una prima osservazione? Ogni anno le tecniche video si perfezionano e diventa più insistente l’accento sul sonoro, da semplici esperimenti in auricolari fino a più complesse performance (con il country di Simon Clark al Goldsmiths e la band indie di Liam Scully & Melanie Taylor al Chelsea). Oscillando tra virtuosismo tecnico ed acutezza estetica, lo studente d’arte si colloca nel contesto londinese come in un campo elettrico ad alta tensione. Costretto a fare le sue scelte tra il totale corto circuito e la volontà di controllare e direzionare gli eccessi di energia.
Degree Shows - Laura GannonIn uno dei quartieri più derelitti, con il più alto tasso di violenza, i lavori presentati nell’ambitissimo Goldsmiths si muovono tra l’esplorazione stanca delle formule pop e lo studio dei residui modernisti. Politicamente attenti il bellissimo video delle israeliane Irit Garty e Isaac Layish ed il progetto This is Propaganda di Anat Ben-David, elaborato attorno al passato “nazi” della multinazionale Hugo Boss. La pittura fa capolino tra le decostruzioni comiche di Juan Bolivar e gli smalti barocchi di Mauro Bonacina. Accattivanti i racconti di Laura Gannon, dal significato ambiguo sospeso tra immagini e narrato, ed le babeli disegnate di Alvaro Verduco.
Al Chelsea di Bagleys Lane, in attesa del trasferimento in una vecchia accademia di medicina militare nei pressi della Tate Britain, si fa insistente l’impressione che alcune ricerche seguano troppo da vicino i “maestri”, oppure siano state appena avviate, lasciando tracce piuttosto sconnesse, dai contenuti disorientati. I nomi appena più interessanti ritornano da mostre viste Neil Zakiewicz altrove: Dan Griffiths con i suoi poster graffianti, Liam Scully & Melanie Taylor, David Carbone con le silenziose batterie di cartone dipinto.
Forse alla fine il trucco è quello di lasciarsi convincere dai giovani che piacciono d’istinto, chiedendosi poi cosa potrà rimanere di quell’impatto immediato. Saranno famosi?

link correlati
www.gold.ac.uk/departments/visual-arts
www.chelsea.linst.ac.uk

irene amore
mostre visitate il 25 luglio 2003


Goldsmiths College
University of London
New Cross
London SE14 6NW
Tel : +44 (0)20 7919 7171
Email: visual-arts@gold.ac.uk

Chelsea College of Art and Design
Bagleys Lane, Fulham,
London SW6 2QB
Tel: +44 (0)20 7514 7757
Fax: +44 (0)20 7514 7944
Email: enquiries@chelsea.linst.ac.uk  


[exibart]

1 commento

  1. Questi degree show sono davvero interessanti. Non solo a Londra, ma in molte accademie/istituzioni del nord europa vengono fatte queste mostre di “fine corso” e le cose che ho potuto vedere sono molto interessanti e valide davvero. Ma in Italia non si fa nulla di tutto ciò… o sbaglio?
    e.

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