-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Fino al 13 ottobre 2019, le testimonianze della contro-cultura sono in mostra al Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci. Film, fotografie d’epoca, manifesti, abiti e opere d’arte, insieme ad installazioni luminose e copertine di dischi, raccontano la storia della Club Culture. “Night Fever. Designing Club Culture 1960 – Today” è la mostra itinerante prodotta dal Vitra Design Museum e ADAM – Brussels Design Museum.
La volontà di indagare i luoghi non convenzionali del sapere entra nei locali notturni e nelle discoteche. È in questi luoghi che andavano mettendosi in discussione codici e convenzioni, mentre si esploravano nuove frontiere e stili di vita alternativi. Partendo dalle discoteche degli anni Sessanta, la mostra segue un percorso cronologico che parte dall’Electric Circus (1967) di New York, progettato da Charles Forberg e dallo studio Chermayeff & Geismar, che influenzò club come lo Space Electronic (1969) di Firenze, ideato dal Gruppo 9999. Lo Space Electronic rappresenta uno degli esempi di collaborazione con i protagonisti dell’architettura radicale italiana, un movimento che riuniva tendenze di ricerca e sperimentazione, rifiutando il concetto funzionalista secondo il quale la forma deve seguire la funzione. Tra questi esempi si annoverano anche il Piper (1966) di Torino e il Bamba Issa (1969), la discoteca ispirata a “Paperino e la clessidra magica”, fumetto di Topolino del 1951. Sfruttate le potenzialità del colore, del kitsch, dell’ironia, il movimento razionalista amava sovversioni e distorsioni. Negli anni Settanta discoteche come Mudd Club (1978) e l’Area (1978) di New York fondevano musica e arte, dando possibilità di esordire ad artisti come Keith Haring e Jean-Michel Basquiat. Passando anche attraverso gli anni Ottanta e Novanta, la mostra arriva ad indagare la Club Culture fino ai giorni nostri, con un accento su come gli architetti di oggi si confrontino nuovamente con la tipologia del locale notturno.
La Club Culture ha generato opere d’arte totali, luoghi di libera espressione dove design, illuminazione, moda, grafica ed effetti sonori insieme raccontano l’affascinante mondo delle sottoculture. Questo mondo rivive al Centro Pecci, e si arricchisce di un’installazione musicale e luminosa di Konstantin Grcic e Matthias Singer che immerge i visitatori direttamente nell’era della ‘Night Fever’.