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fino al 27.XI.2003 Nana Onishi – Natura morta Verona, Arte e Ricambi
venezia
Della vita e della morte, della bellezza effimera, del sacro e del profano dice il progetto ambientale della giapponesina. Che mescola due culture opposte con spirito decadente. Tra suggestioni pop e minimaliste. Non del tutto convincenti, però…
Tre colonne bianche. Ritmicamente scandiscono l’ingresso della galleria. Al loro interno si adagia un tappeto di rose rosse recise. Come a delimitare l’iconostasi sta, al di là di esse, un velario di candida garza, che nasconde parzialmente una sorta d’altare. In realtà un sedile di pietra sorretto da piedi zoomorfi, che sorregge una composizione di fiori, melograni e un taglio di speck infilzato da un coltello da cucina.
Sulla parete di fondo la foto di un ovale di rose circondato da un salsiccione, ritratto della composizione dal vero che se ne sta, adagiata su un cuscino scarlatto, nella stanza attigua.
La prima personale italiana di Nana Onishi è un percorso liturgico: l’attraversamento della navata di un tempio, l’altare con l’immagine sacra, infine il sancta sanctorum dove si conserva la reliquia.
Carne macellata e fiori recisi: attraverso sensazioni visive, tattili ed olfattive è descritta la morte come improcrastinabile disfacimento imminente, ultimo anelito della vita organica, già privata della linfa che l’alimenta.
Ma siccome l’arte non è mai assolutista, creazione aperta ad interpretazioni diverse, tutto l’immaginario di Nana si snoda unendo, alla paziente e delicata pratica delle composizioni dei fiori recisi, di matrice orientale, la mise en scène della cultura consumistica, del fast food americano. E non va trascurata neppure una suggestiva reinterpretazione del genere della natura morta, che attinge ad di elementi allegorici di memoria squisitamente classica. Insomma un progetto aperto a molte letture che si fondono e confondono in un’unica, sintetica rappresentazione estetica, consapevole di una teatralità silenziosa e riflessiva.
L’interrogativo che rimane è capire quale sìa la vera collocazione di quest’artista. Innegabilmente predisposta a lavorare sullo spazio, abile nel costruire suggestivi percorsi simbolici, Nana Onishi mostra i suoi limiti quando pretende da se stessa di convogliare il suo articolato immaginario nell’oggetto che le consenta, evidentemente, di rendere la sua opera commerciale. Il risultato non è convincente: le sue stampe fotografiche su alluminio appaiono inevitabilmente decontestualizzate, debole parvenza del suggestivo impianto originario.
Ci sono legittime ragioni che giustificano tutto ciò e non è il caso qui di impelagarsi in un’analisi che dìa delle risposte al dubbio atavico: è giusto che l’arte trovi obbligatoriamente delle soluzioni commerciali, nel rispetto del trend che vuole le gallerie impegnate a chiedere agli artisti di confrontarsi giustamente con lo spazio che li ospita? Di certo rimane la constatazione che Nana Onishi, da questo ostacolo, esce ridimensionata oltre i suoi meriti creativi.
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Dal 27.IX.2003 al 26.XI.2003
Verona, Arte e Ricambi, via a. cesari 10
orario di visita: 17.30-20.00; domenica e lunedì su appuntamento
per informazioni: tel/fax 045 8403684; cell. 347 1422931; e-mail artericambi@yahoo.it; web www.artericambi.org
catalogo in galleria; progetto a cura di Francesco Pandian, testi di Andrea Bruciati e Shelly Eversley
[exibart]