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Si tratta di un premio a dir poco nobile, visto che fu istituito dalla Japan Art Association nel 1988, per realizzare il desiderio del Principe Nobuhito Takamatsu di “contribuire a valorizzare e promuovere le culture e le arti nel mondo”. Stiamo parlando del Praemium Imperiale e a vincere l’edizione del 2019 sono stati il sudafricano William Kentridge, per la pittura, la palestinese britannica Mona Hatoum, per la scultura, gli statunitensi Tod Williams e Billie Tsien, per l’architettura, la tedesca Anne-Sophie Mutter, per la musica, e il giapponese Bando Tamasaburo, per il teatro e il cinema. Insomma, un vorticoso giro del mondo, attraverso le personalità più influenti nei rispettivi ambiti della creatività e anche oltre.
Dopo l’annuncio di oggi, la premiazione si terrà il 16 ottobre, nella cornice dello straordinario complesso architettonico del Meiji Kinenkan di Tokyo, alla presenza del Principe Hitachi, zio dell’Imperatore del Giappone e noto per le sue attività filantropiche. Il Principe Hitachi, infatti, è Patrono onorario della Japan Art Association.
Ciascuno dei cinque vincitori riceverà un premio di 15 milioni di yen (circa 122mila euro), un diploma e una medaglia, conferiti dal Principe Hitachi durante la cerimonia di premiazione. Considerato una sorta di Nobel per la cultura, il Praemium Imperiale gode di grande autorevolezza, dovuta al rigoroso processo di selezione dei candidati. La proposta delle candidature per i riconoscimenti annuali spetta ai Consiglieri internazionali della Japan Art Association, che presiedono, ciascuno nel proprio paese, i Comitati per le nomine. La scelta finale dei vincitori viene invece compiuta da cinque Comitati di selezione della Japan Art Association, uno per ogni categoria del premio: pittura, scultura, architettura, musica, teatro/cinema. Tra i Consiglieri internazionali figurano esponenti di spicco del mondo istituzionale, politico e culturale, tra i quali Lamberto Dini, Jean-Pierre Raffarin e Caroline Kennedy. Tra i consiglieri onorari, invece, spiccano i nomi di Jacques Chirac, David Rockefeller Jr e François Pinault.
In vincitori del Praemium Imperiale 2019 vanno ad aggiungersi a una lunga ed eccellente lista, che comprende, tra gli altri, Claudio Abbado, Gae Aulenti, Ingmar Bergman, Luciano Berio, Enrico Castellani, Christo e Jeanne-Claude, Federico Fellini, Peter Brook, David Hockney, Willem de Kooning, Akira Kurosawa, Sophia Loren, Umberto Mastroianni, Mario Merz, Riccardo Muti, Giuseppe Penone, Renzo Piano. Sì, ci sono molti italiani e non può che farci piacere, anche se il Praemium è un riconoscimento a chi, attraverso il linguaggio universale dell’arte, è riuscito a superare la limitatezza dei confini, al di là della facile retorica.
Vediamo nello specifico chi sono i vincitori del Praemium Imperiale 2019.
William Kentridge è nato a Johannesburg, in Sudafrica, il 28 aprile 1955 e la giuria ha indicato come meritori, in particolare, i suoi “disegni in movimento”, i peculiari film di animazione realizzati a partire da immagini statiche. Ma Kentridge ha lavorato anche con diversi tipi di media, dai disegni alle installazioni, fino a sviluppare lavori teatrali e operistici. ‹‹Si è sempre opposto alla tirannia, e la sua ricerca intellettuale per individuare i mali dell’apartheid e del colonialismo attraversa tutte le sue opere. Per questo motivo è assai stimato da molte persone››, si legge nella motivazione della giuria.
‹‹Un’artista che ha sperimentato in prima persona la condizione di rifugiata e ha spesso mostrato l’agonia e il dolore dei profughi nelle sue opere d’arte, oltre a confrontarsi con contraddizioni sociali quali la repressione politica e le questioni di genere. Esprime la sua consapevolezza radicale e quasi critica dei problemi con grande delicatezza››. È Mona Hatoum, nata a Beirut, in Libano, nel 1952, da famiglia palestinese in esilio. Nella sua ricerca, espressa principalmente attraverso la scultura, gli oggetti quotidiani subiscono un processo di trasformazione che gli fa assumere le forme di qualcosa di estraneo e pericoloso.
Tod Williams e Billie Tsien lavorano insieme dal 1977 e vivono a New York, dove nel 1986 hanno fondato il loro celebre studio di architettura Tod Williams Billie Tsien Architects. Nel corso della loro carriera trentennale hanno curato numerosi progetti sia negli Stati Uniti che in altri paesi, tra i quali Hong Kong e l’India, dal Neurosciences Institute, in California, definito un “monastero per scienziati”, alla Barnes Foundation di Filadelfia, passando per l’Obama Presidential Center a Chicago, il cui completamento è previsto nel 2022. ‹‹È assai apprezzato il modo in cui creano spazi delicati e rasserenanti con progetti che ‹‹sanno di artigianalità››, spiegano i giurati.
La musicista tedesca Anne-Sophie Mutter, nata nel 1963, è considerata una delle più grandi violiniste contemporanee. Un talento precoce: a soli tredici anni fu invitata dal celeberrimo direttore d’orchestra Herbert von Karajan a suonare con la Filarmonica di Berlino. Ha vinto quattro Grammy, nonché il premio musicale Ernst von Siemens e, nel 2019, il prestigioso Polar Music Prize. ‹‹È anche molto apprezzata per il suo impegno nell’aiutare i giovani musicisti di tutto il mondo e per il suo sostegno a diversi tipi di attività benefiche››.
Nel mondo della tradizione giapponese del teatro kabuki, Bando Tamasaburo, nato nel 1950, è già una leggenda ed è considerato uno dei più grandi attori onnagata, ovvero interprete di ruoli femminili, ‹‹è celebre per la sua grande bellezza, per la sua capacità di esprimere lo spirito del personaggio che interpreta e per le sue performance raffinate››.