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Evgeny Antufiev – Dead Nations: golden age version
Il progetto è un inventario, una spremitura della nostra identità, una narrazione per immagini di valori, fragilità, desiderio di potere e di immortalità che hanno caratterizzato l’andamento della nostra storia
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Cosa mettiamo della nostra storia in una capsula del tempo?
Che tracce lasciamo?
La chiesa di San Giuseppe delle Scalze accoglie le opere di Evgeny Antufiev nel mistero della sua
penombra e delle sue ferite.
Il progetto è un inventario, una spremitura della nostra identità, una narrazione per immagini di
valori, fragilità, desiderio di potere e di immortalità che hanno caratterizzato l’andamento della
nostra storia. … Antufiev lascia tracce, una sorta di “eredità” di un’epoca finita o che sta per finire,
ma che ha l’ambizione di rivolgersi a una qualche posterità, spinta da un horror vacui per paura di
scomparire, di estinguersi.
L’artista si confronta con un’architettura religiosa; si interroga sull’idea di chiesa intesa non solo
come luogo di preghiera, ma come depositaria di un racconto della storia umana, dell’essenza
dell’umano: pregna di segni, di segreti da scoprire. Declina lo spazio come una capsula del tempo,
una navicella in cui chi giunge dal futuro rinviene artefatti e oggetti simbolici che testimoniano ciò
che l’uomo ha prodotto e ha voluto lasciare nel suo passaggio. L’immortalità nella memoria è cosa
nota: qui Antico e Futuribile si mescolano in una sorta di game in cui aleggia il mistero.
Tutta la mostra è un racconto aperto a interpretazioni multiple che scardinano la dimensione
spazio temporale in cui l’energia si sviluppa in un processo circolare grazie anche a una commistione
formale tra il pop e la rilettura della cultura classica.
Al centro della navata una tenda, un tempio nel tempio, che accoglie la scacchiera del destino
realizzata in ceramica e bronzo e un mosaico incompiuto con oggetti di scavo: reperti di un’antica
civiltà. La tenda è segnata sulle pareti esterne da graffiti che richiamano la relazione tra
permanenza e impermanenza.
Nei pressi dell’abside, è sospesa una gigantesca maschera d’oro, affiancata da due guerrieri:
immagini illusorie che si presentano con prepotenza fluttuando in uno spazio dal tetto squarciato.
Mistero sul futuro o riflessione amara sul presente?
Nella mostra la presenza potente dell’oro rimanda al suo valore simbolico e alla sacralità
dell’immagine divina, ma anche ad un’irrefrenabile ricerca umana del potere e del denaro che
spesso sono stati causa di declino e caduta nel corso della storia e coazione al consumo in quella
attuale. Nel transetto e nelle nicchie laterali sono collocati vasi in ceramica di grande formato su
cui sono inscritti segni e figure che riconducono al tema/desiderio di immortalità e due vetrine; la
prima accoglie piccole fusioni di figure immaginifiche della nostra mitologia (o forse superfetazioni
biologiche di cui siamo gli artefici?), la seconda ospita fusioni di forma esagonale come celle di un
alveare. L’esagono, dal significato specifico nella geometria sacra delle antiche culture, è anche la
forma dell’esagono solare: l’impronta magnetica del sole il suo ritmo che ha dato vita e dà vita al
nostro universo.
Il colore dorato si ripresenta in molte opere: una parete della chiesa è trattata come una quinta
teatrale; in altri spazi e pertugi dell’edificio sono collocati piccoli fiori, farfalle, uccelli, a testimoniare
la costante tensione umana per una fusione col mondo naturale e la sua ambivalente complessità.
Infine un’opera ripropone come in un video game l’iconografia degli oggetti presenti nella chiesa:
uno sguardo sul reale mediato dalla tecnologia, uno sguardo che, come in una science fiction,
osserva dall’esterno la nostra storia passata e presente con gli occhi del futuro.
Durante l’inaugurazione dalla balconata della chiesa sarà eseguito un brano per sola voce
composto dall’artista. Coriandoli dorati, sparati al termine dell’esecuzione canora, resteranno
depositati sul pavimento della navata: frammenti di una festa consumata nel lusso di nazioni al
declino.
Marina Dacci
Si ringraziano tutte le associazioni che formano il coordinamento Le Scalze per la disponibilità
all’uso dello spazio e per la collaborazione.
Opening sabato 21 settembre ore 12.00 alla presenza dell’artista
21 settembre – 25 ottobre 2019
Chiesa di San Giuseppe Delle Scalze, Salita Pontecorvo 65, Napoli
Evgeny Antufiev (Kyzyl, Tuva, Russia, 1986) vive e lavora a Mosca.
Dopo gli studi all'Institute of Contemporary Art (ICA) di Mosca, nel 2009 vince il Kandinsky Prize
nella categoria “The young artist. Project of the Year”.
Nel 2019 è stato invitato a partecipare alla 5° edizione della Biennale degli Urali e ha preso parte
alla mostra collettiva Jeunes artistes en Europe - Les métamorphoses presso la Fondazione
Cartier di Parigi.
Nel 2018 ha partecipato a Manifesta 12, a Palermo, con When art became part of the landscape.
Chapter I, un progetto speciale per il Museo Salinas a cura di Marina Dacci e Giusi Diana.
Successivamente, sempre nello stesso anno, ha realizzato una personale, When art became part
of the landscape: part 3, presso il Multimedia Art Museum di Mosca e una bi-personale al Konekov
Museum di Mosca.
Nel corso del 2017 ha esposto al MHKA – Museum of Contemporary Art di Anversa, che ha
acquisito i lavori, al MOSTYN Museum in Inghilterra, in collaborazione con la Collezione Maramotti
e z2o Sara Zanin Gallery e alla Garage Triennale of Contemporary Art al Garage Museum di
Mosca.
Nel 2016 è stato invitato da Christian Jankowski a partecipare a Manifesta 11 con un progetto
speciale. Nello stesso anno due suoi lavori sono stati battuti all’asta presso Phillips London e a
settembre 2016 ha realizzato la performance presso la Whitechapel di Londra nella cornice di
Cabaret Kultura With V-A-C Live. I suoi progetti sono stati presentati presso la z2o Sara Zanin
Gallery di Roma 2015 e 2017, al MMOMA di Mosca 2015. Inoltre ha esposto con mostre personali
alla Collezione Maramotti Reggio Emilia (2013) e al Multimedia Art Museum di Mosca (2014) ed ha
partecipato a numerose mostre collettive in luoghi prestigiosi, tra cui il New Museum, New York
(2011) e il Palais de Tokyo, Parigi (2012).
I suoi lavori sono presenti in importanti musei e collezioni: TATE Modern, Londra; Collezione
Maramotti, Reggio Emilia; MHKA – Museum of Contemporary Art, Anversa, Belgio; Collezione
Agovino, Napoli; Collezione De Iorio, Trento; Jean-Pierre Rammant Collection, Belgio; Vittorio
Gaddi Collection, Lucca, Nomas Foundation, Roma.
Che tracce lasciamo?
La chiesa di San Giuseppe delle Scalze accoglie le opere di Evgeny Antufiev nel mistero della sua
penombra e delle sue ferite.
Il progetto è un inventario, una spremitura della nostra identità, una narrazione per immagini di
valori, fragilità, desiderio di potere e di immortalità che hanno caratterizzato l’andamento della
nostra storia. … Antufiev lascia tracce, una sorta di “eredità” di un’epoca finita o che sta per finire,
ma che ha l’ambizione di rivolgersi a una qualche posterità, spinta da un horror vacui per paura di
scomparire, di estinguersi.
L’artista si confronta con un’architettura religiosa; si interroga sull’idea di chiesa intesa non solo
come luogo di preghiera, ma come depositaria di un racconto della storia umana, dell’essenza
dell’umano: pregna di segni, di segreti da scoprire. Declina lo spazio come una capsula del tempo,
una navicella in cui chi giunge dal futuro rinviene artefatti e oggetti simbolici che testimoniano ciò
che l’uomo ha prodotto e ha voluto lasciare nel suo passaggio. L’immortalità nella memoria è cosa
nota: qui Antico e Futuribile si mescolano in una sorta di game in cui aleggia il mistero.
Tutta la mostra è un racconto aperto a interpretazioni multiple che scardinano la dimensione
spazio temporale in cui l’energia si sviluppa in un processo circolare grazie anche a una commistione
formale tra il pop e la rilettura della cultura classica.
Al centro della navata una tenda, un tempio nel tempio, che accoglie la scacchiera del destino
realizzata in ceramica e bronzo e un mosaico incompiuto con oggetti di scavo: reperti di un’antica
civiltà. La tenda è segnata sulle pareti esterne da graffiti che richiamano la relazione tra
permanenza e impermanenza.
Nei pressi dell’abside, è sospesa una gigantesca maschera d’oro, affiancata da due guerrieri:
immagini illusorie che si presentano con prepotenza fluttuando in uno spazio dal tetto squarciato.
Mistero sul futuro o riflessione amara sul presente?
Nella mostra la presenza potente dell’oro rimanda al suo valore simbolico e alla sacralità
dell’immagine divina, ma anche ad un’irrefrenabile ricerca umana del potere e del denaro che
spesso sono stati causa di declino e caduta nel corso della storia e coazione al consumo in quella
attuale. Nel transetto e nelle nicchie laterali sono collocati vasi in ceramica di grande formato su
cui sono inscritti segni e figure che riconducono al tema/desiderio di immortalità e due vetrine; la
prima accoglie piccole fusioni di figure immaginifiche della nostra mitologia (o forse superfetazioni
biologiche di cui siamo gli artefici?), la seconda ospita fusioni di forma esagonale come celle di un
alveare. L’esagono, dal significato specifico nella geometria sacra delle antiche culture, è anche la
forma dell’esagono solare: l’impronta magnetica del sole il suo ritmo che ha dato vita e dà vita al
nostro universo.
Il colore dorato si ripresenta in molte opere: una parete della chiesa è trattata come una quinta
teatrale; in altri spazi e pertugi dell’edificio sono collocati piccoli fiori, farfalle, uccelli, a testimoniare
la costante tensione umana per una fusione col mondo naturale e la sua ambivalente complessità.
Infine un’opera ripropone come in un video game l’iconografia degli oggetti presenti nella chiesa:
uno sguardo sul reale mediato dalla tecnologia, uno sguardo che, come in una science fiction,
osserva dall’esterno la nostra storia passata e presente con gli occhi del futuro.
Durante l’inaugurazione dalla balconata della chiesa sarà eseguito un brano per sola voce
composto dall’artista. Coriandoli dorati, sparati al termine dell’esecuzione canora, resteranno
depositati sul pavimento della navata: frammenti di una festa consumata nel lusso di nazioni al
declino.
Marina Dacci
Si ringraziano tutte le associazioni che formano il coordinamento Le Scalze per la disponibilità
all’uso dello spazio e per la collaborazione.
Opening sabato 21 settembre ore 12.00 alla presenza dell’artista
21 settembre – 25 ottobre 2019
Chiesa di San Giuseppe Delle Scalze, Salita Pontecorvo 65, Napoli
Evgeny Antufiev (Kyzyl, Tuva, Russia, 1986) vive e lavora a Mosca.
Dopo gli studi all'Institute of Contemporary Art (ICA) di Mosca, nel 2009 vince il Kandinsky Prize
nella categoria “The young artist. Project of the Year”.
Nel 2019 è stato invitato a partecipare alla 5° edizione della Biennale degli Urali e ha preso parte
alla mostra collettiva Jeunes artistes en Europe - Les métamorphoses presso la Fondazione
Cartier di Parigi.
Nel 2018 ha partecipato a Manifesta 12, a Palermo, con When art became part of the landscape.
Chapter I, un progetto speciale per il Museo Salinas a cura di Marina Dacci e Giusi Diana.
Successivamente, sempre nello stesso anno, ha realizzato una personale, When art became part
of the landscape: part 3, presso il Multimedia Art Museum di Mosca e una bi-personale al Konekov
Museum di Mosca.
Nel corso del 2017 ha esposto al MHKA – Museum of Contemporary Art di Anversa, che ha
acquisito i lavori, al MOSTYN Museum in Inghilterra, in collaborazione con la Collezione Maramotti
e z2o Sara Zanin Gallery e alla Garage Triennale of Contemporary Art al Garage Museum di
Mosca.
Nel 2016 è stato invitato da Christian Jankowski a partecipare a Manifesta 11 con un progetto
speciale. Nello stesso anno due suoi lavori sono stati battuti all’asta presso Phillips London e a
settembre 2016 ha realizzato la performance presso la Whitechapel di Londra nella cornice di
Cabaret Kultura With V-A-C Live. I suoi progetti sono stati presentati presso la z2o Sara Zanin
Gallery di Roma 2015 e 2017, al MMOMA di Mosca 2015. Inoltre ha esposto con mostre personali
alla Collezione Maramotti Reggio Emilia (2013) e al Multimedia Art Museum di Mosca (2014) ed ha
partecipato a numerose mostre collettive in luoghi prestigiosi, tra cui il New Museum, New York
(2011) e il Palais de Tokyo, Parigi (2012).
I suoi lavori sono presenti in importanti musei e collezioni: TATE Modern, Londra; Collezione
Maramotti, Reggio Emilia; MHKA – Museum of Contemporary Art, Anversa, Belgio; Collezione
Agovino, Napoli; Collezione De Iorio, Trento; Jean-Pierre Rammant Collection, Belgio; Vittorio
Gaddi Collection, Lucca, Nomas Foundation, Roma.
21
settembre 2019
Evgeny Antufiev – Dead Nations: golden age version
Dal 21 settembre al 25 ottobre 2019
arte contemporanea
Location
CHIESA DI SAN GIUSEPPE DELLE SCALZE
Napoli, Salita Pontecorvo, 65, (Napoli)
Napoli, Salita Pontecorvo, 65, (Napoli)
Vernissage
21 Settembre 2019, ore 12
Autore
Curatore