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Barbara Baroncini – È tutto verde
Il titolo è un omaggio all’omonimo racconto di D. F. Wallace al quale l’artista si ispira per una riflessione sui significati e sui rimandi propri del colore verde del quale sottolinea la mutevolezza con una serie di opere inedite realizzate all’interno di Nelumbo negli ultimi mesi.
Comunicato stampa
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Nelumbo Open Project continua la propria ricerca sulla processualità con È tutto verde, mostra personale di Barbara Baroncini (Bologna, 1989), esito di un lungo periodo trascorso negli spazi di Nelumbo e del percorso di dialogo e confronto con il curatore Michele Gentili.
Il titolo è un omaggio all’omonimo racconto di David Foster Wallace, contenuto nella raccolta La ragazza dai capelli strani, al quale l’artista si ispira per una riflessione sui significati e sui rimandi propri del colore verde. Nel racconto, il verde visto al di là della finestra, interrompe una discussione tra due amanti come un’epifania, una momentanea sospensione della quotidianità e l’occasione per un’inimmaginata possibilità di ritrovo emotivo.
Più di ogni altro, il verde è un colore cangiante e mutevole: è il colore della vita che cresce e che si sviluppa e, come ogni cosa che vive, è soggetto alle regole del tempo. Che cosa è esattamente il verde? È un modo di comunicare senza linguaggio e senza parole? Barbara Baroncini ne sottolinea la mutevolezza, esplorandone le caratteristiche non solo cromatiche, con una serie di lavori realizzati all’interno di Nelumbo negli ultimi mesi.
L’artista bolognese, borsista del Collegio Venturoli di Bologna, ha lasciato a luglio 2019 il suo studio di via Centotrecento per abitare gli spazi di via Arienti che sono diventati un nuovo studio, un nido, un’esperienza, un canale. Il risultato è un corpus organico di opere inedite realizzate con medium e tecniche differenti accomunate dall’alto tasso di artigianalità. Lavori che dimostrano il desiderio dell’autrice per la ricerca di una sperimentazione capace di esprimere un sentire personale, ma anche il significato perduto delle piante, del verde, come materia prima della natura, la natura della natura, l’essenza stessa delle cose.
La serie di disegni a matita introduce lo spettatore nell’immaginario di un giardino personalissimo con il quale la Baroncini si apre al pubblico innescando momenti di diversità, attimi di quotidiano stupore. Sulla carta i fili d’erba pensati, ordinati, meditati, sembrano nascere dalla grafite calcata e offuscata della terra. Tra i due elementi naturali l’artista immagina una soglia, uno spazio, quasi a rappresentare il distacco creatosi tra Uomo e natura. Nel corso del tempo la natura ha perso il suo significato etimologico derivante dal latino natus, essere nato, e dal greco physis, la realtà fondamentale delle cose, diventando un elemento concepito come esterno alla vita umana. Nelle tavole in mostra il corpo umano torna ad avere un suo posto nella natura, riscoprendosi parte di un processo e delle sue relazioni. Ad indicare la presenza dell’uomo rimangono solo le gambe, unico prolungamento rimasto capace di esplorare questo mondo naturale ritrovato. Sono arti esili e dall’atteggiamento pudico, carichi tuttavia di un erotismo innocente, che si concretizza tridimensionalmente nelle piccole sculture di terracotta, materiale scelto per la possibilità di essere plasmato.
La Baroncini sperimenta infine una tecnica nuova all’interno del suo percorso artistico realizzando un’opera, composta da due pannelli sospesi di grandi dimensioni, con pittura a secco su intonaco. La meticolosità del disegno lascia spazio ad un gesto libero, ad un flusso di colore. Un lavoro sperimentale, anche dal punto di vista dell’allestimento che stravolge la tradizionale fruizione frontale, che si ispira ai grandi cicli pittorici del passato, al loro resistere nei secoli e alla loro capacità di generare stupore.
Il titolo è un omaggio all’omonimo racconto di David Foster Wallace, contenuto nella raccolta La ragazza dai capelli strani, al quale l’artista si ispira per una riflessione sui significati e sui rimandi propri del colore verde. Nel racconto, il verde visto al di là della finestra, interrompe una discussione tra due amanti come un’epifania, una momentanea sospensione della quotidianità e l’occasione per un’inimmaginata possibilità di ritrovo emotivo.
Più di ogni altro, il verde è un colore cangiante e mutevole: è il colore della vita che cresce e che si sviluppa e, come ogni cosa che vive, è soggetto alle regole del tempo. Che cosa è esattamente il verde? È un modo di comunicare senza linguaggio e senza parole? Barbara Baroncini ne sottolinea la mutevolezza, esplorandone le caratteristiche non solo cromatiche, con una serie di lavori realizzati all’interno di Nelumbo negli ultimi mesi.
L’artista bolognese, borsista del Collegio Venturoli di Bologna, ha lasciato a luglio 2019 il suo studio di via Centotrecento per abitare gli spazi di via Arienti che sono diventati un nuovo studio, un nido, un’esperienza, un canale. Il risultato è un corpus organico di opere inedite realizzate con medium e tecniche differenti accomunate dall’alto tasso di artigianalità. Lavori che dimostrano il desiderio dell’autrice per la ricerca di una sperimentazione capace di esprimere un sentire personale, ma anche il significato perduto delle piante, del verde, come materia prima della natura, la natura della natura, l’essenza stessa delle cose.
La serie di disegni a matita introduce lo spettatore nell’immaginario di un giardino personalissimo con il quale la Baroncini si apre al pubblico innescando momenti di diversità, attimi di quotidiano stupore. Sulla carta i fili d’erba pensati, ordinati, meditati, sembrano nascere dalla grafite calcata e offuscata della terra. Tra i due elementi naturali l’artista immagina una soglia, uno spazio, quasi a rappresentare il distacco creatosi tra Uomo e natura. Nel corso del tempo la natura ha perso il suo significato etimologico derivante dal latino natus, essere nato, e dal greco physis, la realtà fondamentale delle cose, diventando un elemento concepito come esterno alla vita umana. Nelle tavole in mostra il corpo umano torna ad avere un suo posto nella natura, riscoprendosi parte di un processo e delle sue relazioni. Ad indicare la presenza dell’uomo rimangono solo le gambe, unico prolungamento rimasto capace di esplorare questo mondo naturale ritrovato. Sono arti esili e dall’atteggiamento pudico, carichi tuttavia di un erotismo innocente, che si concretizza tridimensionalmente nelle piccole sculture di terracotta, materiale scelto per la possibilità di essere plasmato.
La Baroncini sperimenta infine una tecnica nuova all’interno del suo percorso artistico realizzando un’opera, composta da due pannelli sospesi di grandi dimensioni, con pittura a secco su intonaco. La meticolosità del disegno lascia spazio ad un gesto libero, ad un flusso di colore. Un lavoro sperimentale, anche dal punto di vista dell’allestimento che stravolge la tradizionale fruizione frontale, che si ispira ai grandi cicli pittorici del passato, al loro resistere nei secoli e alla loro capacità di generare stupore.
17
ottobre 2019
Barbara Baroncini – È tutto verde
Dal 17 ottobre al 30 novembre 2019
arte moderna e contemporanea
Location
NELUMBO OPEN PROJECT
Bologna, Via Arienti, 10, (Bologna)
Bologna, Via Arienti, 10, (Bologna)
Orario di apertura
TUTTI I VENERDI E SABATO ore 16.30 - 19.30 (Esclusi venerdì 1 e sabato 2 novembre)
VISITABILE SU APPUNTAMENTO Inviando una mail a nelumbopen@gmail.com
Vernissage
17 Ottobre 2019, ore 18.30
Sito web
Ufficio stampa
Nelumbo
Ufficio stampa
Guendalina Piselli
Autore
Curatore
Autore testo critico
Progetto grafico