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La schiavitù invisibile, nelle fotografie di Luca Catalano Gonzaga a Roma
Fotografia
di redazione
Ci sono alcune frasi che assumono una forza e una chiarezza inequivocabili. «Nessun individuo potrà essere tenuto in stato di schiavitù o di servitù; la schiavitù e la tratta degli schiavi saranno proibite sotto qualsiasi forma», si legge nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, adottata dal 10 dicembre 1948 e, oggi, parte del diritto internazionale consuetudinario. Ma la realtà dei fatti, spesso, contraddice anche ciò che sembra essere lampante. E, di queste storie incredibili ma atrocemente reali, possiamo osservare tutti i segni nei volti ritratti da Luca Catalano Gonzaga che, il 23 ottobre, presso That’s Hall, in via dei Reti 23, Roma, in partnership con Made in Tomorrow, presenterà una selezione di immagini, incentrate sulla pratica della schiavitù moderna e realizzate nel 2013 in Mauritania, tratte dal più ampio progetto fotografico iWitness. A un secolo e mezzo dal Proclama di emancipazione di Abraham Lincoln e 50 anni dopo l’iconica fotografia che Richard Avedon scattò il 24 marzo 1963 – pochi mesi prima del discorso del Presidente Kennedy sulla legislazione dei diritti civili – a William Casby, born in slavery, nato in schiavitù, ad Algiers, in Louisiana.
Oggi, tra i 20 e i 40 milioni di persone sono tenute in schiavitù in tutto il mondo, perché le radici dello schiavismo sono profonde e si estendono nell’epoca contemporanea, come ci raccontano le immagini di Luca Catalano Gonzaga in mostra a Roma. Si tratta di immagini degli Haratins, discendenti dei Mori Neri, popolazione “posseduta” dai Mori Bianchi, potente minoranza della zona sahariana. In quei luoghi, uomini e donne vivono ancora in stato di schiavitù, trattati come oggetti, lavorando una terra che non è la loro senza ricevere compensi, né altra forma di risarcimento.
Attraverso questi volti, possiamo conoscere la storia di Noura, una giovane donna di Nouakchott, Mauritania. Schiava domestica fin dall’età 4 anni, proprio come lo era stata la madre, dopo aver lavorato come domestica subendo una lunga serie di abusi e violenze riuscì a fuggire e a presentare denuncia alle autorità locali, anche se l’esposto non sortì l’effetto sperato. Attualmente Noura è in contatto con l’organizzazione “IRA Mauritania” che si occupa della protezione e dell’assistenza legale di casi come il suo: è diventata una donna libera ma non ha un’occupazione e non ha mai frequentato la scuola. In Mauritania, circa 150mila persone sono in stato di schiavitù, nonostante l’abolizione di questo terribile status sia stata decretata nel 1981.
Luca Catalano Gonzaga, nato a Roma, è un fotoreporter che si occupa principalmente di reportage sulla tutela dei diritti umani nel mondo. Ha realizzato una lunga serie di reportage in più di 30 Paesi, come Cambogia, Laos, Libano, Palestina, Polonia e Romania. Dal 2008 è fotografo professionista a tempo pieno, sviluppando in particolare reportage sulle violazioni dei diritti umani, ritratti e progetti ad hoc legati al mondo industriale e aziendale. Nel 2010 ha fondato Witness Image, associazione no-profit istituita per promuovere e supportare l’educazione e il rispetto dei diritti e delle libertà.
La mostra di Luca Catalano Gonzaga a Roma sarà visitabile dal 24 al 31 ottobre 2019.