-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
È morto a 65 anni Huang Yong Ping, tra gli artisti contemporanei cinesi più influenti, controversi e provocatori. Fondatore, nel 1986, del collettivo Xiamen Dada, insieme a Zha Lixiong, Liu Yiling, Lin Chun e Jiao Yaoming, bruciò pubblicamente tutte le sue opere in segno di protesta, dichiarando che «Le opere d’arte sono per l’artista come l’oppio per gli uomini. Fino a quando l’arte non verrà distrutta, la vita non sarà mai pacifica». Il gruppo in seguito si ritirò da qualsiasi altra apparizione pubblica.
Nato nel 1954 a Xiamen, si formò presso la Fine Arts Academy di Zhejiang e nel 1989 si recò a Parigi per prendere parte a “Magiciens de la terre”, mostra al Centre Pompidou e a cura di Jean-Hubert Martin, considerata un’esposizione rivoluzionaria e di fondamentale importanza anche in ambito museografico. Successivamente, in seguito ai fatti di piazza Tienanmen, decise di rimanere a Parigi e, nel 1999, Huang Yong Ping rappresentò la Francia alla Biennale di Venezia.
Nella sua ricerca, Huang Yong Ping affrontò le diverse correnti di pensiero cinesi, dal buddismo Chan al taoismo, ibridandole con le filosofie occidentali e con il movimento d’avanguardia del Dadaismo, del quale riprendeva l’estetica dell’impossibilità di rappresentazione del reale. Una delle sue prime opere è The History of Chinese Painting and The History of Modern Western Art Washed in the Washing Machine for Two Minutes (1987-1993), in cui un libro di storia dell’arte occidentale e uno di pittura tradizionale cinese, rispettivamente dello storico dell’arte inglese Herbert Read e dello storico dell’arte cinese Wang Bomin, vengono lavati assieme in lavatrice. Il risultato è una poltiglia di carta illeggibile, simbolico annullamento della loro distanza.
Nel 2002, una sua opera, presentata in occasione della prima triennale di Guangzhou, al Guangdong Museum of Art, fu censurata dal Ministero degli Esteri cinese. Si trattava di Bat Project II, un modello in scala 1:1 della cabina di pilotaggio di un aereo spia americano, piena di pipistrelli conservati tassidermicamente, in riferimento all’incidente del marzo 2001, quando un velivolo americano si scontrò con un caccia cinese. Nel 2017, il suo Theater of the World, una grande gabbia trasparente nella quale sono rinchiusi diverse specie animali, tra rettili, anfibi e insetti, fu ritirata dal Guggenheim di New York, in seguito alle proteste degli animalisti.
Le sue gallerie di riferimento sono la Gladstone Gallery di New York, Kamel Mennour a Parigi e Tang Contemporary a Pechino. Nel 1996 Huang prese parte a Manifesta, nel 1997 a Skulptur.Projekte di Münster, nel 2016 a Monumenta, con una grande installazione al Grand Palais. Tra le recenti personali di Huang Yong Ping ricordiamo quelle presso Red Brick Art Museum di Pechino, nel 2015, al MAXXI di Roma, nel 2014, al Museum of Contemporary Art di Lione, nel 2013. Il suo lavoro è stato esposto a Palazzo Grassi in occasione delle mostre “Il mondo vi appartiene”, nel 2011-12, e “Mapping the Studio”, nel 2009-11.