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Canova. I volti ideali
Dal 25 ottobre 2019, la Galleria d’Arte Moderna di Milano presenta la mostra Canova. I volti
ideali, un prezioso percorso che per la prima volta ricostruisce nelle sue sale la genesi e l’evoluzione delle celebri “teste ideali” di Canova, il particolare e fortunato filone della sua opera dedicato alle molte, diverse declinazioni della bellezza femminile e realizzato all’apice della sua carriera
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Dal 25 ottobre 2019, la Galleria d’Arte Moderna di Milano presenta la mostra Canova. I volti
ideali, un prezioso percorso che per la prima volta ricostruisce nelle sue sale la genesi e l’evoluzione delle celebri “teste ideali” di Canova, il particolare e fortunato filone della sua opera dedicato
alle molte, diverse declinazioni della bellezza femminile e realizzato all’apice della sua carriera.
Custode di una delle più importanti collezioni di arte neoclassica a livello nazionale, la Galleria d’Arte Moderna è la cornice perfetta per le opere di Canova, di cui conserva tre capolavori: il modello
originale in gesso di Ebe, il busto in bronzo di Napoleone e l’erma in marmo della Vestale, fulcro
della mostra.
Curata da Omar Cucciniello e Paola Zatti, l’esposizione è promossa e prodotta da Comune di
Milano-Cultura, Galleria d’Arte Moderna di Milano e dalla casa editrice Electa, e racconta
la storia di questo genere attraverso 39 opere di cui 24 di Canova. Tra queste, 5 sculture mai
esposte in Italia prima d’ora, come l’erma di Corinna e la Musa del 1817.
Le opere in mostra provengono dai principali musei nazionali (Gallerie degli Uffizi di Firenze,
Gipsoteca Canoviana di Possagno, Galleria d’Arte Moderna di Torino, Museo Archeologico Nazionale di Napoli, Museo Correr di Venezia) e internazionali (Museo Statale Ermitage di San Pietroburgo, J. Paul Getty Museum di Los Angeles, Kimbell Art Museum di Fort Worth, Museu Calouste
Gulbenkian di Lisbona, Musée des Beaux Arts di Lione, Musée Fabre di Montpellier), oltre che da
collezioni private.
organizzazione
e comunicazione
Elena e Isabella
Il primo esemplare in marmo del busto raffigurante Elena di Troia fu donato da Canova a Isabella
Teotochi Albrizzi, che nel 1809 aveva pubblicato Opere di scultura e di plastica di Antonio Canova.
Il busto ebbe enorme risonanza presso i contemporanei e fu celebrato in versi da lord Byron, tanto
da indurre Canova a replicarlo diverse volte, spesso anche in pendant con il busto di Paride: proprio la coppia di busti in marmo, proveniente dal museo Ermitage di Sanpietroburgo, è al centro di
questa sezione.
La Vestale
Ispirata a prototipi antichi – in particolare a busti di Vestali, come quello noto col nome di Zingarella
proveniente dal Museo Archeologico di Napoli – l’erma di Vestale rappresenta l’apice della rarefazione formale imposta da Canova al volto ideale, nella semplificazione assoluta degli elementi decorativi. Al centro della sezione sono per la prima volta riunite le tre versioni della Vestale: accanto
al marmo di Milano, quelli provenienti dalla Fondazione Gulbenkian di Lisbona e dal J. Paul Getty
Museum di Los Angeles, mai esposti in Italia. Memore anche del virtuosismo settecentesco di
Corradini, presente con la splendida Pudicia di Ca’ Rezzonico a Venezia, il tema della velata avrà
enorme successo per tutto l’Ottocento in una lunga serie di variazioni esplorate dai successori e
dagli emuli di Canova, come mostrano i marmi esposti, da Pompeo Marchesi a Gaetano Monti a
Adolfo Wildt.
“Un tipo della beltà italiana”
Se l’opera di Canova è universalmente celebre per l’ispirazione all’antichità classica di epoca greca e romana, altrettanto interessante, seppur meno noto, è il rapporto con l’arte del Rinascimento.
In una serie di busti degli anni della maturità, lo scultore si ispira alla letteratura italiana e all’arte
dei cosiddetti Primitivi (pittori del Tre e Quattrocento), per creare un tipo di bellezza moderna e
italiana, che apre al Romanticismo. In un inedito confronto, i busti della Beatrice dantesca (ispirato
alla bellissima Juliette Récamier), e di Eleonora d’Este (musa di Torquato Tasso), sono messi a
confronto con la pittura a fresco di Ghirlandaio, ammirata da Canova durante i viaggi a Firenze.
L’idea e la poesia
In alcune delle ultime teste realizzate sullo scorcio del secondo decennio del secolo, Canova porta l’idealizzazione delle forme a confrontarsi con soggetti slegati dalla presenza di attributi, attinti
direttamente all’antichità, a ribadire l’imprescindibile valore della classicità. Le erme di Saffo e
Corinna sono rappresentazioni ideali della poesia greca. Il busto della Pace o ancora di più l’erma
della Filosofia, costituiscono altrettante incarnazioni di concetti astratti e intangibili, resi attraverso
una forma purificata e quasi concettuale, ma al contempo vere e naturali perché rappresentazioni
della civiltà umana al più alto grado. Una purificazione che non mancherà di affascinare gli artisti
per i secoli successivi, come mostra l’opera di Giulio Paolini.
La mostra sarà accompagnata da un programma di concerti ispirati, di attività didattiche e di visite
organizzate dal museo.
Il catalogo, con saggi di approfondimento e schede scientifiche delle opere, è edito da Electa.
promosso da organizzazione
e comunicazione
Veneto di nascita, dopo il trasferimento a Roma nel 1780 Antonio Canova (Possagno, 1757 –
Venezia, 1822) diventa il più importante scultore a cavallo tra XVIII e XIX secolo, interpretando la
lezione di Winckelmann e fondando la scultura moderna. Corteggiato dai sovrani di tutta Europa,
da Napoleone ai Papi, dal re d’Inghilterra allo zar, Canova ha modificato e orientato il gusto di un’intera epoca, a cui ha fornito modelli di bellezza idealizzata, interpretati soprattutto nelle sue sculture
di soggetto mitologico.
Negli ultimi dodici anni di attività, quando è lo scultore più famoso e più richiesto d’Europa, Antonio
Canova si dedica a una serie di effigi femminili di personaggi ideali che ha immediata fortuna tra i
contemporanei, sia tra la committenza che tra la critica dell’epoca. A queste, che lui stesso chiamò
“teste ideali”, è dedicata la mostra.
I volti scolpiti da Canova non rappresentano personaggi reali, ma costituiscono un filone fortunatissimo di volti idealizzati in cui lo scultore indaga le infinite variazioni della bellezza femminile,
basate sull’equilibrio perfetto tra l’idealizzazione derivante dalla scultura classica e lo studio della
natura. Sottoposti a sottili, raffinatissime variazioni nelle acconciature, nelle espressioni, nella resa
virtuosistica del marmo, questi volti giungono a una progressiva semplificazione formale ed espressiva che trova il suo culmine nella Vestale.
Realizzata tra il 1818 e il 1819, la Vestale fu replicata in tre marmi che per la prima volta si trovano riuniti in occasione di questa mostra e vengono messi a confronto in un dialogo inedito
al centro del percorso espositivo. Delle tre opere, la più nota fa parte delle collezioni della GAM,
le altre due sono conservate alla Fondazione Calouste Gulbenkian di Lisbona e al J. Paul Getty
Museum di Los Angeles.
Nel percorso espositivo vengono presentate le diverse versioni dello stesso soggetto realizzate da
Canova, ma sono anche proposti preziosi confronti con opere che vanno dall’antichità ai nostri giorni, che da un lato indicano i modelli da cui lo scultore prese spunto, dall’altro evidenziano il valore
universale della sua arte. Tra questi, si segnalano le sculture antiche della collezione Farnese (viste da Canova a Napoli), gli affreschi del Quattrocento toscano, le opere realizzate dagli scultori
che seguirono il classicismo del maestro nell’Ottocento (come Gaetano Monti o Pompeo Marchesi)
ma anche l’arte del Novecento e la scultura di Adolfo Wildt.
L’esposizione mette così in risalto non tanto il contesto dei contemporanei dello scultore (già tante
volte indagato dagli studi e dalle mostre negli ultimi anni) ma la posizione di assoluto rilievo che Canova riveste per l’arte occidentale, evidenziando non solo la complessità e vastità dei suoi modelli,
ma anche l’influenza che egli ha avuto sull’arte moderna, ben esemplificata dall’opera di Giulio
Paolini che chiude il percorso espositivo.
La mostra è suddivisa in 5 sezioni, che percorrono la storia di questo genere dalle sue prime
formulazioni all’emergere di una sensibilità romantica, fino ai preziosi marmi realizzati da Canova
come dono di ringraziamento ai diplomatici inglesi che avevano appoggiato nel 1815 la sua missione di recupero delle opere d’arte italiane sottratte dalle truppe napoleoniche.
Allestita nelle sale del piano terra della Villa Reale, che conservano gli splendidi ornati di fine Settecento eseguiti dalla scuola di Albertolli, la mostra instaura un dialogo con gli ambienti neoclassici e
ne sfrutta le prospettive e le decorazioni, utilizzando in particolare gli specchi e i riflessi, recuperando le indicazioni canoviane sull’esposizione dei suoi marmi, ma fornendo anche un’interpretazione
contemporanea di Canova, basata sullo sguardo.
L’allestimento, ideato e curato da Massimo Curzi, declinerà, con sensibilità e attenzione, le atmosfere settecentesche degli ambienti espositivi con la ricerca di materiali contemporanei e la ripresa
di dettagli allestitivi della storia del museo.
La mostra sarà accompagnata da un programma di concerti, di attività didattiche e di visite, organizzato dal museo.
Il catalogo, con saggi di approfondimento e schede scientifiche delle opere, è edito da Electa.
Nell’ambito del progetto #canovamilano per le due mostre Canova / Thorvaldsen. La nascita
della scultura moderna alle Gallerie d’Italia e Canova. I volti ideali alla Galleria d’Arte Moderna
(GAM), è prevista una riduzione reciproca: il biglietto d’ingresso della prima mostra visitata dà
diritto all’ingresso ridotto alla seconda esposizione
ideali, un prezioso percorso che per la prima volta ricostruisce nelle sue sale la genesi e l’evoluzione delle celebri “teste ideali” di Canova, il particolare e fortunato filone della sua opera dedicato
alle molte, diverse declinazioni della bellezza femminile e realizzato all’apice della sua carriera.
Custode di una delle più importanti collezioni di arte neoclassica a livello nazionale, la Galleria d’Arte Moderna è la cornice perfetta per le opere di Canova, di cui conserva tre capolavori: il modello
originale in gesso di Ebe, il busto in bronzo di Napoleone e l’erma in marmo della Vestale, fulcro
della mostra.
Curata da Omar Cucciniello e Paola Zatti, l’esposizione è promossa e prodotta da Comune di
Milano-Cultura, Galleria d’Arte Moderna di Milano e dalla casa editrice Electa, e racconta
la storia di questo genere attraverso 39 opere di cui 24 di Canova. Tra queste, 5 sculture mai
esposte in Italia prima d’ora, come l’erma di Corinna e la Musa del 1817.
Le opere in mostra provengono dai principali musei nazionali (Gallerie degli Uffizi di Firenze,
Gipsoteca Canoviana di Possagno, Galleria d’Arte Moderna di Torino, Museo Archeologico Nazionale di Napoli, Museo Correr di Venezia) e internazionali (Museo Statale Ermitage di San Pietroburgo, J. Paul Getty Museum di Los Angeles, Kimbell Art Museum di Fort Worth, Museu Calouste
Gulbenkian di Lisbona, Musée des Beaux Arts di Lione, Musée Fabre di Montpellier), oltre che da
collezioni private.
organizzazione
e comunicazione
Elena e Isabella
Il primo esemplare in marmo del busto raffigurante Elena di Troia fu donato da Canova a Isabella
Teotochi Albrizzi, che nel 1809 aveva pubblicato Opere di scultura e di plastica di Antonio Canova.
Il busto ebbe enorme risonanza presso i contemporanei e fu celebrato in versi da lord Byron, tanto
da indurre Canova a replicarlo diverse volte, spesso anche in pendant con il busto di Paride: proprio la coppia di busti in marmo, proveniente dal museo Ermitage di Sanpietroburgo, è al centro di
questa sezione.
La Vestale
Ispirata a prototipi antichi – in particolare a busti di Vestali, come quello noto col nome di Zingarella
proveniente dal Museo Archeologico di Napoli – l’erma di Vestale rappresenta l’apice della rarefazione formale imposta da Canova al volto ideale, nella semplificazione assoluta degli elementi decorativi. Al centro della sezione sono per la prima volta riunite le tre versioni della Vestale: accanto
al marmo di Milano, quelli provenienti dalla Fondazione Gulbenkian di Lisbona e dal J. Paul Getty
Museum di Los Angeles, mai esposti in Italia. Memore anche del virtuosismo settecentesco di
Corradini, presente con la splendida Pudicia di Ca’ Rezzonico a Venezia, il tema della velata avrà
enorme successo per tutto l’Ottocento in una lunga serie di variazioni esplorate dai successori e
dagli emuli di Canova, come mostrano i marmi esposti, da Pompeo Marchesi a Gaetano Monti a
Adolfo Wildt.
“Un tipo della beltà italiana”
Se l’opera di Canova è universalmente celebre per l’ispirazione all’antichità classica di epoca greca e romana, altrettanto interessante, seppur meno noto, è il rapporto con l’arte del Rinascimento.
In una serie di busti degli anni della maturità, lo scultore si ispira alla letteratura italiana e all’arte
dei cosiddetti Primitivi (pittori del Tre e Quattrocento), per creare un tipo di bellezza moderna e
italiana, che apre al Romanticismo. In un inedito confronto, i busti della Beatrice dantesca (ispirato
alla bellissima Juliette Récamier), e di Eleonora d’Este (musa di Torquato Tasso), sono messi a
confronto con la pittura a fresco di Ghirlandaio, ammirata da Canova durante i viaggi a Firenze.
L’idea e la poesia
In alcune delle ultime teste realizzate sullo scorcio del secondo decennio del secolo, Canova porta l’idealizzazione delle forme a confrontarsi con soggetti slegati dalla presenza di attributi, attinti
direttamente all’antichità, a ribadire l’imprescindibile valore della classicità. Le erme di Saffo e
Corinna sono rappresentazioni ideali della poesia greca. Il busto della Pace o ancora di più l’erma
della Filosofia, costituiscono altrettante incarnazioni di concetti astratti e intangibili, resi attraverso
una forma purificata e quasi concettuale, ma al contempo vere e naturali perché rappresentazioni
della civiltà umana al più alto grado. Una purificazione che non mancherà di affascinare gli artisti
per i secoli successivi, come mostra l’opera di Giulio Paolini.
La mostra sarà accompagnata da un programma di concerti ispirati, di attività didattiche e di visite
organizzate dal museo.
Il catalogo, con saggi di approfondimento e schede scientifiche delle opere, è edito da Electa.
promosso da organizzazione
e comunicazione
Veneto di nascita, dopo il trasferimento a Roma nel 1780 Antonio Canova (Possagno, 1757 –
Venezia, 1822) diventa il più importante scultore a cavallo tra XVIII e XIX secolo, interpretando la
lezione di Winckelmann e fondando la scultura moderna. Corteggiato dai sovrani di tutta Europa,
da Napoleone ai Papi, dal re d’Inghilterra allo zar, Canova ha modificato e orientato il gusto di un’intera epoca, a cui ha fornito modelli di bellezza idealizzata, interpretati soprattutto nelle sue sculture
di soggetto mitologico.
Negli ultimi dodici anni di attività, quando è lo scultore più famoso e più richiesto d’Europa, Antonio
Canova si dedica a una serie di effigi femminili di personaggi ideali che ha immediata fortuna tra i
contemporanei, sia tra la committenza che tra la critica dell’epoca. A queste, che lui stesso chiamò
“teste ideali”, è dedicata la mostra.
I volti scolpiti da Canova non rappresentano personaggi reali, ma costituiscono un filone fortunatissimo di volti idealizzati in cui lo scultore indaga le infinite variazioni della bellezza femminile,
basate sull’equilibrio perfetto tra l’idealizzazione derivante dalla scultura classica e lo studio della
natura. Sottoposti a sottili, raffinatissime variazioni nelle acconciature, nelle espressioni, nella resa
virtuosistica del marmo, questi volti giungono a una progressiva semplificazione formale ed espressiva che trova il suo culmine nella Vestale.
Realizzata tra il 1818 e il 1819, la Vestale fu replicata in tre marmi che per la prima volta si trovano riuniti in occasione di questa mostra e vengono messi a confronto in un dialogo inedito
al centro del percorso espositivo. Delle tre opere, la più nota fa parte delle collezioni della GAM,
le altre due sono conservate alla Fondazione Calouste Gulbenkian di Lisbona e al J. Paul Getty
Museum di Los Angeles.
Nel percorso espositivo vengono presentate le diverse versioni dello stesso soggetto realizzate da
Canova, ma sono anche proposti preziosi confronti con opere che vanno dall’antichità ai nostri giorni, che da un lato indicano i modelli da cui lo scultore prese spunto, dall’altro evidenziano il valore
universale della sua arte. Tra questi, si segnalano le sculture antiche della collezione Farnese (viste da Canova a Napoli), gli affreschi del Quattrocento toscano, le opere realizzate dagli scultori
che seguirono il classicismo del maestro nell’Ottocento (come Gaetano Monti o Pompeo Marchesi)
ma anche l’arte del Novecento e la scultura di Adolfo Wildt.
L’esposizione mette così in risalto non tanto il contesto dei contemporanei dello scultore (già tante
volte indagato dagli studi e dalle mostre negli ultimi anni) ma la posizione di assoluto rilievo che Canova riveste per l’arte occidentale, evidenziando non solo la complessità e vastità dei suoi modelli,
ma anche l’influenza che egli ha avuto sull’arte moderna, ben esemplificata dall’opera di Giulio
Paolini che chiude il percorso espositivo.
La mostra è suddivisa in 5 sezioni, che percorrono la storia di questo genere dalle sue prime
formulazioni all’emergere di una sensibilità romantica, fino ai preziosi marmi realizzati da Canova
come dono di ringraziamento ai diplomatici inglesi che avevano appoggiato nel 1815 la sua missione di recupero delle opere d’arte italiane sottratte dalle truppe napoleoniche.
Allestita nelle sale del piano terra della Villa Reale, che conservano gli splendidi ornati di fine Settecento eseguiti dalla scuola di Albertolli, la mostra instaura un dialogo con gli ambienti neoclassici e
ne sfrutta le prospettive e le decorazioni, utilizzando in particolare gli specchi e i riflessi, recuperando le indicazioni canoviane sull’esposizione dei suoi marmi, ma fornendo anche un’interpretazione
contemporanea di Canova, basata sullo sguardo.
L’allestimento, ideato e curato da Massimo Curzi, declinerà, con sensibilità e attenzione, le atmosfere settecentesche degli ambienti espositivi con la ricerca di materiali contemporanei e la ripresa
di dettagli allestitivi della storia del museo.
La mostra sarà accompagnata da un programma di concerti, di attività didattiche e di visite, organizzato dal museo.
Il catalogo, con saggi di approfondimento e schede scientifiche delle opere, è edito da Electa.
Nell’ambito del progetto #canovamilano per le due mostre Canova / Thorvaldsen. La nascita
della scultura moderna alle Gallerie d’Italia e Canova. I volti ideali alla Galleria d’Arte Moderna
(GAM), è prevista una riduzione reciproca: il biglietto d’ingresso della prima mostra visitata dà
diritto all’ingresso ridotto alla seconda esposizione
24
ottobre 2019
Canova. I volti ideali
Dal 24 ottobre 2019 al 15 marzo 2020
arte antica
Location
GALLERIA D’ARTE MODERNA DI MILANO – VILLA REALE
Milano, Via Palestro, 16, (Milano)
Milano, Via Palestro, 16, (Milano)
Biglietti
intero euro 10, ridotto euro 8, ridotto speciale euro 5
Orario di apertura
martedì – domenica 9.00 – 19.30, lunedì chiuso. Ultimo accesso un’ora prima della chiusura
Editore
ELECTA
Ufficio stampa
ELECTA
Autore
Curatore
Allestimento
MassimoCurzi
Progetto grafico