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Aurelio Caminati – Omaggio a Caminati
Prende avvio con la retrospettiva di Aurelio Caminati (1924-2012) “Omaggio a Caminati” – che ripercorre quasi cinquant’anni di attività del maestro – il nuovo ciclo di esposizioni dedicato da SATURA ai protagonisti dell’Arte Ligure.
Comunicato stampa
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Nei primi anni Sessanta, Caminati, con uno dei suoi abituali e fruttuosi ribaltamenti di fronte che caratterizzano l’intera sua esperienza (abbandona pressoché improvvisamente la serie delle Anime), cala la sua ricerca direttamente in un confronto linguistico con l’immaginario contemporaneo, attraverso una serie di sculture in ceramica e di dipinti fra il 1963 ed il 1964. […]
La dimensione del montaggio e rimontaggio delle immagini, con un processo tecnico che simula attraverso un sempre dichiarato ‘virtuosismo’ di riproposizione degli originali di partenza – siano essi colti o no -, è occasione per un ulteriore spiazzamento: la componente ludica di un processo che attraversa la storia dell’arte, ne smitizza le componenti sussiegose, con la capacità di rivitalizzare a tutto campo un immaginario apparentemente bloccato dalla storicizzazione o – come avviene nelle immagini popolari reimpiegate – dall’ovvietà dell’uso. […]
L’esperienza, che assume un forte carattere oppositivo nei confronti delle stereotipizzazioni che il mercato attribuisce ai processi stessi dell’arte - ben prima, come è stati del resto notato, dalle contestazioni del 1968 - apre definitivamente per Caminati lo spazio per una sperimentazione totale che, sul finire degli anni Sessanta, si muove soprattutto nell’ambito di una ‘concettualizzazione’ che, superato il momento del rifacimento ‘differenziato’ delle opere che corredano il Manifesto del falso ideologico, si apre ad un vero processo di ‘appropriazione’, a tutto campo, dell’immaginario e dei linguaggi della storia dell’arte: in un processo di contaminazione delle fonti, che anticipa – va rilevato – esiti e ricerche citazionistiche che troveranno sviluppo soltanto un decennio dopo, in una dimensione non italiana, ma internazionale. […]
Questo processo di ‘trasversalità’ attraverso immagini e linguaggi, diviene a questo punto strutturale e costante. Esso caratterizza, ad esempio, il momento iperrealista dei primi anni Settanta, dove il riferimento alle analoghe esperienze nord-americani processi e viene ad essere messo in discussione attraverso i processi stessi di esecuzione: Caminati fa ricorso, infatti, ancora una volta al suo ‘virtuosismo’ per trovare una tecnica che ottiene, attraverso procedimenti ‘meccanici’, la minuta iperdefinizione manuale che caratterizza le esperienze americane: si attua quindi una sorta di doppio ribaltamento linguistico, attraverso la simulazione di una simulazione (la pittura che simula la foto, a sua volta simulata da un processo ‘meccanico’).
Il processo di rispecchiamento si dilaterà ulteriormente nelle trascrizioni degli anni Settanta e Ottanta, dove la tecnica pittorica dichiarerà esplicitamente il suo carattere di ‘messa in scena’, spostandosi dal cavalletto al vero e proprio ambito della performance. [...]
In questo ambito si muoverà del resto la continuamente rinnovata produzione di Caminati nel corso degli anni Ottanta e Novanta: dall’esperienza dell’espressionismo fantastico dei quadri ‘rossi’ della serie dei Kosmokrator (1983-1986), all’inquieto risvolto onirico delle immagini frammentate e sospese delle opere del periodo ‘inglese’. […]
In questo doppio binario, nel sottile equilibrio fra la coscienza contemporanea della molteplicità dei piani di relazione che l’operazione artistica impone, nel suo confrontarsi tanto col passato (più o meno remoto e, comunque visto come un continuo presente, a cui si può attingere con estrema libertà, per rifondare ogni volta una dialettica non schematica con la contemporaneità), quanto con le problematiche comunicative del presente, si colloca la vitalissima operazione condotta da Aurelio Caminati: operazione che mantiene intatta la sua grande forza comunicativa, perché è allo stesso tempo sperimentazione sul linguaggio e riflessione sul nostro essere nella realtà.
Ma è, soprattutto, libera e critica proposta di interpretazione della realtà, in cui può intrecciarsi senza contraddizioni l’ironia, estesa tanto al comportamento esistenziale quanto al linguaggio stesso dell’arte. Ma è allo stesso tempo risposta attiva e continua a un dibattito culturale che si è snodato nel corso di mezzo secolo, e a cui Caminati – nonostante l’apparente ‘leggerezza’ ironica con cui lo ha percorso – non si è mai voluto sottrarre.
Sta in questo, crediamo, la forte suggestione che l’opera di Aurelio Caminati propone ancora oggi: vitalissima e aperta a nuove possibili e, come al solito (e non potrebbe essere altrimenti), impreviste prospettive.
La dimensione del montaggio e rimontaggio delle immagini, con un processo tecnico che simula attraverso un sempre dichiarato ‘virtuosismo’ di riproposizione degli originali di partenza – siano essi colti o no -, è occasione per un ulteriore spiazzamento: la componente ludica di un processo che attraversa la storia dell’arte, ne smitizza le componenti sussiegose, con la capacità di rivitalizzare a tutto campo un immaginario apparentemente bloccato dalla storicizzazione o – come avviene nelle immagini popolari reimpiegate – dall’ovvietà dell’uso. […]
L’esperienza, che assume un forte carattere oppositivo nei confronti delle stereotipizzazioni che il mercato attribuisce ai processi stessi dell’arte - ben prima, come è stati del resto notato, dalle contestazioni del 1968 - apre definitivamente per Caminati lo spazio per una sperimentazione totale che, sul finire degli anni Sessanta, si muove soprattutto nell’ambito di una ‘concettualizzazione’ che, superato il momento del rifacimento ‘differenziato’ delle opere che corredano il Manifesto del falso ideologico, si apre ad un vero processo di ‘appropriazione’, a tutto campo, dell’immaginario e dei linguaggi della storia dell’arte: in un processo di contaminazione delle fonti, che anticipa – va rilevato – esiti e ricerche citazionistiche che troveranno sviluppo soltanto un decennio dopo, in una dimensione non italiana, ma internazionale. […]
Questo processo di ‘trasversalità’ attraverso immagini e linguaggi, diviene a questo punto strutturale e costante. Esso caratterizza, ad esempio, il momento iperrealista dei primi anni Settanta, dove il riferimento alle analoghe esperienze nord-americani processi e viene ad essere messo in discussione attraverso i processi stessi di esecuzione: Caminati fa ricorso, infatti, ancora una volta al suo ‘virtuosismo’ per trovare una tecnica che ottiene, attraverso procedimenti ‘meccanici’, la minuta iperdefinizione manuale che caratterizza le esperienze americane: si attua quindi una sorta di doppio ribaltamento linguistico, attraverso la simulazione di una simulazione (la pittura che simula la foto, a sua volta simulata da un processo ‘meccanico’).
Il processo di rispecchiamento si dilaterà ulteriormente nelle trascrizioni degli anni Settanta e Ottanta, dove la tecnica pittorica dichiarerà esplicitamente il suo carattere di ‘messa in scena’, spostandosi dal cavalletto al vero e proprio ambito della performance. [...]
In questo ambito si muoverà del resto la continuamente rinnovata produzione di Caminati nel corso degli anni Ottanta e Novanta: dall’esperienza dell’espressionismo fantastico dei quadri ‘rossi’ della serie dei Kosmokrator (1983-1986), all’inquieto risvolto onirico delle immagini frammentate e sospese delle opere del periodo ‘inglese’. […]
In questo doppio binario, nel sottile equilibrio fra la coscienza contemporanea della molteplicità dei piani di relazione che l’operazione artistica impone, nel suo confrontarsi tanto col passato (più o meno remoto e, comunque visto come un continuo presente, a cui si può attingere con estrema libertà, per rifondare ogni volta una dialettica non schematica con la contemporaneità), quanto con le problematiche comunicative del presente, si colloca la vitalissima operazione condotta da Aurelio Caminati: operazione che mantiene intatta la sua grande forza comunicativa, perché è allo stesso tempo sperimentazione sul linguaggio e riflessione sul nostro essere nella realtà.
Ma è, soprattutto, libera e critica proposta di interpretazione della realtà, in cui può intrecciarsi senza contraddizioni l’ironia, estesa tanto al comportamento esistenziale quanto al linguaggio stesso dell’arte. Ma è allo stesso tempo risposta attiva e continua a un dibattito culturale che si è snodato nel corso di mezzo secolo, e a cui Caminati – nonostante l’apparente ‘leggerezza’ ironica con cui lo ha percorso – non si è mai voluto sottrarre.
Sta in questo, crediamo, la forte suggestione che l’opera di Aurelio Caminati propone ancora oggi: vitalissima e aperta a nuove possibili e, come al solito (e non potrebbe essere altrimenti), impreviste prospettive.
26
ottobre 2019
Aurelio Caminati – Omaggio a Caminati
Dal 26 ottobre al 20 novembre 2019
arte contemporanea
Location
SATURA – PALAZZO STELLA
Genova, Piazza Stella, 5/1, (Genova)
Genova, Piazza Stella, 5/1, (Genova)
Orario di apertura
dal martedì al venerdì ore 9:30–13:00 / 15:00–19:00,
sabato ore 15:00–19:00
Vernissage
26 Ottobre 2019, h 17:00
Sito web
Autore
Curatore
Autore testo critico