28 ottobre 2019

Torino Art Week: l’amor che non muore di Maloberti all’Hotel Principi

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L’Art Week di Torino inizia con Ma l’amor mio non muore, performance di Marcello Maloberti all'Hotel Principi di Piemonte, per i progetti collaterali di Artissima

La performance di Maloberti all'Hotel Principi di Piemonte, a Torino

È iniziato ieri il tourbillon di mostre ed eventi di altissima qualità legati alla tradizionale artweek torinese di inizio novembre (qui potete dare un’occhiata alla nostra guida, giorno per giorno). Quest’anno Artissima prevede una serie di eventi espositivi dislocati in vari spazi della città: ieri è stato il turno di Marcello Maloberti e della sua installazione site specific per il Salone delle Feste dello storico Hotel Principi di Piemonte, in pieno centro, a Torino. L’installazione è realizzata con la collaborazione di Gruppo UNA, Galleria Raffaella Cortese e ovviamente Artissima.

Cosa rimane della performance di Maloberti all’Hotel Principi

Diversamente da altre occasioni, l’installazione di Maloberti non prevede una vera performance. O meglio, quando il visitatore varca la soglia del Salone delle Feste dell’Hotel, la performance è già avvenuta. Sul pavimento di quella che negli anni Trenta del Novecento fu una nobile sala da ballo, giacciono spezzate 14 statue di aquile dall’aspetto antico.

Marcello Maloberti, Blitz, Macro, Roma 2012

Torna, così, per Maloberti, lo stilema dell’animale feroce e potente, come dimenticare le pantere nere e i leopardi di svariate performance famose degli anni passati. Una per tutte, la performance Blitz del 2012 al MACRO di Roma. Questa volta, però, l’animale è un’aquila ed è fatta di pietra, un materiale, quindi, difficilmente frantumabile. Eppure, ciò che vediamo è una distesa di cocci, di ali e artigli rovinati a terra.

 

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È un rimando alla poetica del frammento di Giulio Paolini, certo. Ma l’aquila è anche, e forse soprattutto, un simbolo dalle molteplici e variegate sfaccettature e interpretazioni. Certo, qui l’aquila non è la visione mistica di San Giovanni Evangelista né la poesia di Franco Battiato. Potrebbe evocare il simbolo sul dollaro americano o forse, ahimè, l’effige che fu di politiche scellerate.

Data la location anni ’30, è forse quest’ultima la significazione più cogente. Il titolo della performance …Ma l’amor mio non muore, tratto da un libro di G.E. Simonetti del 1971 che parlava di controculture underground e di situazionismo, pare rinforzare quest’ultima interpretazione nella direzione di una ribellione romantica, piena di pathos. Dunque, le aquile potenti cadono a terra e si frantumano, per fortuna. Resta un amore che non muore, con un filo di ironia, e che le aquile, quelle scellerate, le combatte.

Maloberti sarà presente ancora in fiera, ad Artissima, nello spazio Book Corner il primo novembre, alle 16, per la presentazione del libro Martellate SCRITTI FIGHI 1990 -2019, in collaborazione con Flash Art e Aspesi.

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