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Ana Mendieta – Source
Ana Mendieta ha incorporato fin da subito la produzione di film e fotografie nella sua breve ma estremamente prolifica carriera. Temi centrali nella poliedrica pratica dell’artista, come quelli della nascita e della maternità, ricoprono un ruolo fondamentale nei film esposti in galleria. PROROGATA AL 15 FEBBRAIO 2020
Comunicato stampa
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Galleria Raffaella Cortese è lieta di presentare una mostra interamente dedicata ai film dell’artista cubano‑americana Ana Mendieta (1948-1985).
A seguito della sua formazione come pittrice, Mendieta ha incorporato fin da subito la produzione di film e fotografie, e successivamente disegni e sculture, nella sua breve ma estremamente prolifica carriera. Temi centrali nella poliedrica pratica dell’artista, come quelli della nascita e della maternità, ricoprono un ruolo fondamentale nei film esposti in galleria. Queste opere illustrano la transizione di Mendieta dall’uso del corpo umano nelle sue prime azioni alla sostituzione del corpo con la terra e la natura nei lavori successivi.
I film di Mendieta hanno attirato l’attenzione di un vasto pubblico, nonostante queste produzioni siano spesso state considerate solo come documentazione delle azioni performative dell’artista, piuttosto che creazione. Tuttavia erano ideati per essere visti come opere d’arte a pieno titolo, come osserva Laura Wertheim Joseph, che ha collaborato con Raquel Cecilia Mendieta, nipote dell’artista, alla prima filmografia di Ana Mendieta: “[...] intendeva che lo spettatore apprezzasse il suo lavoro in un tempo futuro, né le diapositive né i film avevano funzione di testimonianza o supplemento all’azione performativa. Mendieta era cosciente del fatto che il suo lavoro risiedesse in registri materiali, temporali e spaziali diversi.”
Avendo realizzato 104 film e video tra il 1971 e il 1981, i film di Mendieta sono strettamente correlati alla sua pratica più ampia, in particolare con l’esplorazione di azioni performative che spesso sono incentrate al rapporto tra paesaggio e corpo femminile. Impiegando la natura come principale complemento delle sculture e delle forme femminili che costruiva, le figure mostrate nei film sono riconoscibili in molte delle sue opere fotografiche più conosciute, così come nei disegni realizzati successivamente all’American Academy in Rome (1983–1985), che sono stati al centro della della precedente personale di Mendieta in galleria.
La mostra include una selezione di film dell’artista, due dei quali sono esposti per la prima volta in Italia, a seguito del restauro e conversione digitale dei film Super‑8mm e 16mm intrapresa dall’Estate of Ana Mendieta.
Mirage, 1974, è stato girato durante un’escursione al Lake Macbride Field Campus dell’Università dello Iowa, in un contesto simile a quello di un’altro film. La cinepresa mette a fuoco il riflesso di Mendieta in uno specchio incorniciato appoggiato a un albero. L’artista, seduta nell’erba alta e apparentemente incinta, abbraccia una grande pancia, fonte di una misteriosa sostanza magica, bianca e simile a piume, fino a rivelare improvvisamente la natura performativa di questa nascita con uno sguardo diretto nella macchina da presa. Come esule del suo paese natale di Cuba, Mendieta si sentiva come se fosse stata esplulsa dal grembo materno: “La mia arte è il modo in cui ristabilisco i legami che mi uniscono all’Universo. È un ritorno alla fonte materna [...]” (Ana Mendieta, 1983).
Source, 1975, tocca ancora una volta, con le intenzioni meno metaforiche tra le opere esposte, sui temi di generazione, nascita e maternità. Filmando nello studio Intermedia dell’Università dell’Iowa, Mendieta riprende sequenze ravvicinate di un seno femminile, che viene continuamente manipolato mentre diventa fonte di latte, di nutrimento primario. Infine la tonalità cromatica alterata di blu è stata aggiunta nella post produzione di questo film muto come ennesimo strato della vivida sperimentazione dell’artista con film e video, basata su un linguaggio eclettico.
In Birth (Gunpowder Works), 1981, una silhouette femminile di fango asciutto e screpolato in una secca lungo il fiume Iowa genera del fumo bianco, che fuoriesce dalla fessura simile a un grembo materno e si dissipa — lasciando dietro di sé terra bruciata — come se fosse energia emessa da un corpo terreno. Questo lavoro è strettamente legato alla serie Silueta (Silhouette), in cui Mendieta ha creato forme del corpo femminile all’intersezione di performance e land art, scolpendo nella roccia, creando forme di sabbia o impiegando materiali come fiori, rami, polvere da sparo e fuoco. Queste sculture effimere, che sopravvivono solo nelle fotografie e nei film di Mendieta, sono testimonianza del tentativo dell’artista di mettersi in relazione con “[...] un’energia universale che attraversa tutto: dall’insetto all’uomo, dall’uomo allo spettro, dallo spettro alla pianta, dalla pianta alla galassia ”(Ana Mendieta, 1983).
A seguito della sua formazione come pittrice, Mendieta ha incorporato fin da subito la produzione di film e fotografie, e successivamente disegni e sculture, nella sua breve ma estremamente prolifica carriera. Temi centrali nella poliedrica pratica dell’artista, come quelli della nascita e della maternità, ricoprono un ruolo fondamentale nei film esposti in galleria. Queste opere illustrano la transizione di Mendieta dall’uso del corpo umano nelle sue prime azioni alla sostituzione del corpo con la terra e la natura nei lavori successivi.
I film di Mendieta hanno attirato l’attenzione di un vasto pubblico, nonostante queste produzioni siano spesso state considerate solo come documentazione delle azioni performative dell’artista, piuttosto che creazione. Tuttavia erano ideati per essere visti come opere d’arte a pieno titolo, come osserva Laura Wertheim Joseph, che ha collaborato con Raquel Cecilia Mendieta, nipote dell’artista, alla prima filmografia di Ana Mendieta: “[...] intendeva che lo spettatore apprezzasse il suo lavoro in un tempo futuro, né le diapositive né i film avevano funzione di testimonianza o supplemento all’azione performativa. Mendieta era cosciente del fatto che il suo lavoro risiedesse in registri materiali, temporali e spaziali diversi.”
Avendo realizzato 104 film e video tra il 1971 e il 1981, i film di Mendieta sono strettamente correlati alla sua pratica più ampia, in particolare con l’esplorazione di azioni performative che spesso sono incentrate al rapporto tra paesaggio e corpo femminile. Impiegando la natura come principale complemento delle sculture e delle forme femminili che costruiva, le figure mostrate nei film sono riconoscibili in molte delle sue opere fotografiche più conosciute, così come nei disegni realizzati successivamente all’American Academy in Rome (1983–1985), che sono stati al centro della della precedente personale di Mendieta in galleria.
La mostra include una selezione di film dell’artista, due dei quali sono esposti per la prima volta in Italia, a seguito del restauro e conversione digitale dei film Super‑8mm e 16mm intrapresa dall’Estate of Ana Mendieta.
Mirage, 1974, è stato girato durante un’escursione al Lake Macbride Field Campus dell’Università dello Iowa, in un contesto simile a quello di un’altro film. La cinepresa mette a fuoco il riflesso di Mendieta in uno specchio incorniciato appoggiato a un albero. L’artista, seduta nell’erba alta e apparentemente incinta, abbraccia una grande pancia, fonte di una misteriosa sostanza magica, bianca e simile a piume, fino a rivelare improvvisamente la natura performativa di questa nascita con uno sguardo diretto nella macchina da presa. Come esule del suo paese natale di Cuba, Mendieta si sentiva come se fosse stata esplulsa dal grembo materno: “La mia arte è il modo in cui ristabilisco i legami che mi uniscono all’Universo. È un ritorno alla fonte materna [...]” (Ana Mendieta, 1983).
Source, 1975, tocca ancora una volta, con le intenzioni meno metaforiche tra le opere esposte, sui temi di generazione, nascita e maternità. Filmando nello studio Intermedia dell’Università dell’Iowa, Mendieta riprende sequenze ravvicinate di un seno femminile, che viene continuamente manipolato mentre diventa fonte di latte, di nutrimento primario. Infine la tonalità cromatica alterata di blu è stata aggiunta nella post produzione di questo film muto come ennesimo strato della vivida sperimentazione dell’artista con film e video, basata su un linguaggio eclettico.
In Birth (Gunpowder Works), 1981, una silhouette femminile di fango asciutto e screpolato in una secca lungo il fiume Iowa genera del fumo bianco, che fuoriesce dalla fessura simile a un grembo materno e si dissipa — lasciando dietro di sé terra bruciata — come se fosse energia emessa da un corpo terreno. Questo lavoro è strettamente legato alla serie Silueta (Silhouette), in cui Mendieta ha creato forme del corpo femminile all’intersezione di performance e land art, scolpendo nella roccia, creando forme di sabbia o impiegando materiali come fiori, rami, polvere da sparo e fuoco. Queste sculture effimere, che sopravvivono solo nelle fotografie e nei film di Mendieta, sono testimonianza del tentativo dell’artista di mettersi in relazione con “[...] un’energia universale che attraversa tutto: dall’insetto all’uomo, dall’uomo allo spettro, dallo spettro alla pianta, dalla pianta alla galassia ”(Ana Mendieta, 1983).
03
dicembre 2019
Ana Mendieta – Source
Dal 03 dicembre 2019 al 15 febbraio 2020
arte contemporanea
Location
GALLERIA RAFFAELLA CORTESE
Milano, Via Alessandro Stradella, 1, 4 e 7, (Milano)
Milano, Via Alessandro Stradella, 1, 4 e 7, (Milano)
Orario di apertura
da martedì a sabato, ore 10-13 e 15-19.30
Vernissage
3 Dicembre 2019, h 10-20
Sito web
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