Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
La lumaca e il pulcino. Daniele Ferroni fotografa Alberto Casiraghy
Daniele Ferroni fotografa Alberto Casiraghy – con la presenza di Alberto Casiraghy e una selezione di libretti delle Edizioni Pulcinoelefante.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Quella statuetta di Biancaneve, appoggiata sopra la macchina da stampa, che inizia a dondolare mentre la macchina è in funzione, oscilla, sembra sempre dover cadere e invece non cade mai; c’è anche questa statuetta nelle fotografie di Daniele Ferroni che ritraggono Alberto Casiraghy alle prese con la quotidiana opera di stampa dei suoi celebri libretti del Pulcinoelefante. Forse anche perché quella Biancaneve è un regalo di Alda Merini, che realizzò più di mille libretti con le edizioni di Casiraghy e che, donandogliela, gli disse che non si può stampare senza Biancaneve. È quella Biancaneve del cartone animato di Walt Disney, con l’inconfondibile abito giallo che ritrovo però grigio nelle fotografie di Ferroni e che improvvisamente mi porta a riflettere su una caratteristica formale forse secondaria, ma non irrilevante di tali fotografie: queste fotografie sono in bianco e nero, o meglio ci mostrano la casa di Casiraghy in bianco e nero.
È vero che Daniele Ferroni nel corso della sua lunga attività di fotografo ha spesso utilizzato questa scelta cromatica, in particolar modo nella ritrattistica dei poeti, dove la sua sensibilità e quella del soggetto ritratto sembrano sposarsi proprio attraverso quella particolarissima grana di grigi, trama di grigi, contemporaneamente tentativo di rendere visibile e sedimentare la poesia, come sedimenti di sabbia grigia, polvere, o tempo impalpabile che si stratificano formando la grana fotografica e poi infine l’immagine. Ricordo la serie di fotografie dedicate ai poeti romagnoli, progetto che ha impegnato Ferroni in questo particolare censimento per circa nove anni; infatti la sua ricerca artistica è spesso focalizzata sulle tradizioni, i luoghi e i volti della sua terra, come se la fotografia diventasse ricettacolo di usi e pratiche ataviche che, in un’epoca di pirotecnica omologazione internazionale, affidano la loro sopravvivenza alla sensibilità del fotografo nei confronti delle origini.
Ma vedere proprio la casa di Casiraghy stampata in bianco e nero, con quella raffinatissima gradazione di grigi propria delle fotografie di Ferroni, mi rende improvvisamente palese quella sensazione che penso tutti abbiano provato entrando per la prima volta in quella casa: fuori dalla porta c’è il mondo, quello di tutti i giorni, mentre nella casa gli spietati parametri della quotidianità svaniscono, cedendo il posto a una poesia che diventa vita poetica, a una libertà che diventa amore per la vita, infine a una creatività che diventa magica generosità. Passando un pomeriggio in questa casa si ha veramente la sensazione, o meglio la speranza, che fuori dalla porta ci sia un mondo migliore; così, se il mondo reale è a colori, in casa aleggia l’atmosfera dei sogni e dei ricordi, una vaga magia irreale che ritrovo nella specificità senza tempo del bianco e nero.
Così il leggendario editore del Pulcinoelefante viene lui stesso stampato, impresso sulla carta fotografica come per mezzo di una specie di curioso contrappasso, dove il fotografo, Ferroni, è lui stesso editore di preziosi libretti artigianali con il logo Edizioni Lumacagolosa: Alberto e Daniele amici editori, ciascuno legato alla sua terra e alle sue origini.
Piegare la carta, tagliarla, comporre i testi con i caratteri mobili, stampare, cucire le pagine, incollare le immagini: un rituale di azioni che Casiraghy ripete libretto dopo libretto da più di trentacinque anni e che Ferroni ci restituisce con la particolare abilità di far emergere dalle immagini dei gesti tutta la pazienza e la serena perizia, quasi dolcezza, con cui Casiraghy opera quotidianamente.
Michele Savino
È vero che Daniele Ferroni nel corso della sua lunga attività di fotografo ha spesso utilizzato questa scelta cromatica, in particolar modo nella ritrattistica dei poeti, dove la sua sensibilità e quella del soggetto ritratto sembrano sposarsi proprio attraverso quella particolarissima grana di grigi, trama di grigi, contemporaneamente tentativo di rendere visibile e sedimentare la poesia, come sedimenti di sabbia grigia, polvere, o tempo impalpabile che si stratificano formando la grana fotografica e poi infine l’immagine. Ricordo la serie di fotografie dedicate ai poeti romagnoli, progetto che ha impegnato Ferroni in questo particolare censimento per circa nove anni; infatti la sua ricerca artistica è spesso focalizzata sulle tradizioni, i luoghi e i volti della sua terra, come se la fotografia diventasse ricettacolo di usi e pratiche ataviche che, in un’epoca di pirotecnica omologazione internazionale, affidano la loro sopravvivenza alla sensibilità del fotografo nei confronti delle origini.
Ma vedere proprio la casa di Casiraghy stampata in bianco e nero, con quella raffinatissima gradazione di grigi propria delle fotografie di Ferroni, mi rende improvvisamente palese quella sensazione che penso tutti abbiano provato entrando per la prima volta in quella casa: fuori dalla porta c’è il mondo, quello di tutti i giorni, mentre nella casa gli spietati parametri della quotidianità svaniscono, cedendo il posto a una poesia che diventa vita poetica, a una libertà che diventa amore per la vita, infine a una creatività che diventa magica generosità. Passando un pomeriggio in questa casa si ha veramente la sensazione, o meglio la speranza, che fuori dalla porta ci sia un mondo migliore; così, se il mondo reale è a colori, in casa aleggia l’atmosfera dei sogni e dei ricordi, una vaga magia irreale che ritrovo nella specificità senza tempo del bianco e nero.
Così il leggendario editore del Pulcinoelefante viene lui stesso stampato, impresso sulla carta fotografica come per mezzo di una specie di curioso contrappasso, dove il fotografo, Ferroni, è lui stesso editore di preziosi libretti artigianali con il logo Edizioni Lumacagolosa: Alberto e Daniele amici editori, ciascuno legato alla sua terra e alle sue origini.
Piegare la carta, tagliarla, comporre i testi con i caratteri mobili, stampare, cucire le pagine, incollare le immagini: un rituale di azioni che Casiraghy ripete libretto dopo libretto da più di trentacinque anni e che Ferroni ci restituisce con la particolare abilità di far emergere dalle immagini dei gesti tutta la pazienza e la serena perizia, quasi dolcezza, con cui Casiraghy opera quotidianamente.
Michele Savino
23
novembre 2019
La lumaca e il pulcino. Daniele Ferroni fotografa Alberto Casiraghy
Dal 23 novembre al 21 dicembre 2019
arte contemporanea
fotografia
fotografia
Location
VIAMORONISEDICI SPAZIOARTE
Bergamo, Via Giambattista Moroni, 16 , (Bergamo)
Bergamo, Via Giambattista Moroni, 16 , (Bergamo)
Orario di apertura
giovedì e venerdì 16-19,
sabato 16-19,
gli altri giorni su appuntamento
Vernissage
23 Novembre 2019, h 18:00
Autore
Curatore
Autore testo critico