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Andrew Norman Wilson – Lavender Town Syndrome
Ordet presenta Lavender Town Syndrome, una mostra personale di Andrew Norman Wilson.
Il progetto espositivo è incentrato su un nuovo video multicanale commissionato da Ordet In Z = |Z/Z•Z-1 mod 2|-1. MOSTRA PROROGATA FINO AL 15 FEBBRAIO 2020.
Comunicato stampa
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Ordet presenta Lavender Town Syndrome, una mostra personale di Andrew Norman Wilson.
Il progetto espositivo è incentrato su un nuovo video multicanale commissionato da Ordet.
In Z = |Z/Z•Z-1 mod 2|-1, Wilson utilizza tre diverse tecnologie di imaging: un obiettivo fotografico, animazioni fotorealistiche di ray tracing e animazioni frattali, per zoomare dentro e fuori tre ambienti artificiali.
● La prima sezione impiega un teleobiettivo Canon da 75 mm a 1500 mm sviluppato per i documentari naturalistici. Questo zoom incredibilmente esteso passa dalla veduta di un paesaggio urbano fino ai dettagli di un unico balcone della Marina City di Bertrand Goldberg, una singolare "architettura organica” a forma di foglia di loto nel mezzo del paesaggio urbano completamente squadrato di Chicago, apparso in diversi film come Io, robot, Source Code, Il cavaliere oscuro e Transformers 3.
● La seconda sezione impiega materiali generati da computer 8K fotorealistici comunemente utilizzati per rendering architettonici, videogiochi e nell’industria cinematografica. Questi “physically based rendering” (PBR) sono commercializzati attraverso il database online Substance Source, in cui le superfici di metalli, plastica, rocce e altro vengono visualizzate in anteprima come forme sferiche.
● La terza sezione è stata generata proceduralmente, utilizzando un software frattale sviluppato dall’ingegnere informatico Code Parade. Gli algoritmi frattali sono anch’essi comunemente usati in architettura, nei videogiochi e nei film: dalle superfici frattali generate al computer nei rendering agli effetti speciali nei film di fantascienza come Inception, Doctor Strange e Annihilation. Wilson ha lavorato con Code Parade alla personalizzazione del software verso un iperrealismo cinematografico per riprodurre quelli che sembrano infiniti paesaggi 3D sintetici, costruiti per qualcosa di diverso dal corpo umano.
La mostra include anche un’esatta replica di un Pikachu in cartapesta, apparso in una fotografia pubblicata su Reddit nel 2013 da un utente che affermava fosse stato realizzato dalla sua sorellina. Da allora l’immagine è diventata un meme con didascalie come “Expectations / Reality” e “Kill me”. Un’ulteriore replica appare in Z = |Z/Z•Z-1 mod 2|-1, insieme ad altre traduzioni di meme.
In un’altra stanza, un iMac G4 del 2002 trasmette un loop video basato sui primi otto secondi del Charlie Brown Christmas Special del 1965. Contrariamente allo zoom ripetitivo della video installazione Z = |Z/Z•Z-1 mod 2|-1, questo lavoro mostra la panoramica di una sequenza animata tratta dal fumetto Peanuts di Charles M. Schulz. La scena è accompagnata dall’audio originale della colonna sonora jazz di Vince Guaraldi, qui ridotta alle prime due battute.
Tutte queste opere formano solo il canovaccio di un progetto in corso, un documentario meta-funzionale su un gruppo di artisti che alla fine abbandonano il mondo dell’arte contemporanea per perseguire progetti di design socialmente più produttivi. Nel realizzare queste opere, Wilson è interessato al ruolo che la tecnologia svolge nell’amplificare l’impatto della “veridicità” sulla verità. Quando suono, immagini, oggetti, computazione e corpi si collegano, essi offrono la possibilità di esiti intermedi, che provocano sorprendenti nuovi effetti e significati complessi.
Col titolo della mostra, Lavender Town Syndrome, Wilson si riferisce a una leggenda metropolitana secondo cui più di 200 bambini giapponesi sono stati indotti al suicidio da un particolare livello del videogioco per Game Boy Pokémon Red and Green. Molti altri si dice abbiano sofferto di emicranie o sangue dal naso o siano diventati violenti quando i genitori hanno cercato di togliere loro il gioco. Alcuni piansero finché non iniziarono a vomitare. In seguito, si determinò che questi incidenti furono causati dall’inquietante musica di sottofondo di Lavender Town, che oltre a contenere un tono acuto non rilevabile per le orecchie degli adulti, è stato anche un primo esperimento di battiti binaurali, che si dice influenzino il comportamento umano sincronizzandosi con le onde cerebrali degli ascoltatori.
Z = |Z/Z•Z-1 mod 2|-1 è stata prodotta grazie al supporto di Seven Gravity Collection e l’ulteriore sostegno di DOCUMENT Chicago e SculptureCenter, New York.
Andrew Norman Wilson (1983) è artista e curatore e lavora tra l’Europa e gli Stati Uniti.
Tra le mostre recenti la personale “Hirngespenster” al Kunstverein Braunschweig nel 2019, “Picture Industry” alla Luma Foundation ad Arles nel 2018, “Dreamlands” al Whitney Museum di New York nel 2017, e la partecipazione alla Biennale di Gwangju nel 2016.
Il progetto espositivo è incentrato su un nuovo video multicanale commissionato da Ordet.
In Z = |Z/Z•Z-1 mod 2|-1, Wilson utilizza tre diverse tecnologie di imaging: un obiettivo fotografico, animazioni fotorealistiche di ray tracing e animazioni frattali, per zoomare dentro e fuori tre ambienti artificiali.
● La prima sezione impiega un teleobiettivo Canon da 75 mm a 1500 mm sviluppato per i documentari naturalistici. Questo zoom incredibilmente esteso passa dalla veduta di un paesaggio urbano fino ai dettagli di un unico balcone della Marina City di Bertrand Goldberg, una singolare "architettura organica” a forma di foglia di loto nel mezzo del paesaggio urbano completamente squadrato di Chicago, apparso in diversi film come Io, robot, Source Code, Il cavaliere oscuro e Transformers 3.
● La seconda sezione impiega materiali generati da computer 8K fotorealistici comunemente utilizzati per rendering architettonici, videogiochi e nell’industria cinematografica. Questi “physically based rendering” (PBR) sono commercializzati attraverso il database online Substance Source, in cui le superfici di metalli, plastica, rocce e altro vengono visualizzate in anteprima come forme sferiche.
● La terza sezione è stata generata proceduralmente, utilizzando un software frattale sviluppato dall’ingegnere informatico Code Parade. Gli algoritmi frattali sono anch’essi comunemente usati in architettura, nei videogiochi e nei film: dalle superfici frattali generate al computer nei rendering agli effetti speciali nei film di fantascienza come Inception, Doctor Strange e Annihilation. Wilson ha lavorato con Code Parade alla personalizzazione del software verso un iperrealismo cinematografico per riprodurre quelli che sembrano infiniti paesaggi 3D sintetici, costruiti per qualcosa di diverso dal corpo umano.
La mostra include anche un’esatta replica di un Pikachu in cartapesta, apparso in una fotografia pubblicata su Reddit nel 2013 da un utente che affermava fosse stato realizzato dalla sua sorellina. Da allora l’immagine è diventata un meme con didascalie come “Expectations / Reality” e “Kill me”. Un’ulteriore replica appare in Z = |Z/Z•Z-1 mod 2|-1, insieme ad altre traduzioni di meme.
In un’altra stanza, un iMac G4 del 2002 trasmette un loop video basato sui primi otto secondi del Charlie Brown Christmas Special del 1965. Contrariamente allo zoom ripetitivo della video installazione Z = |Z/Z•Z-1 mod 2|-1, questo lavoro mostra la panoramica di una sequenza animata tratta dal fumetto Peanuts di Charles M. Schulz. La scena è accompagnata dall’audio originale della colonna sonora jazz di Vince Guaraldi, qui ridotta alle prime due battute.
Tutte queste opere formano solo il canovaccio di un progetto in corso, un documentario meta-funzionale su un gruppo di artisti che alla fine abbandonano il mondo dell’arte contemporanea per perseguire progetti di design socialmente più produttivi. Nel realizzare queste opere, Wilson è interessato al ruolo che la tecnologia svolge nell’amplificare l’impatto della “veridicità” sulla verità. Quando suono, immagini, oggetti, computazione e corpi si collegano, essi offrono la possibilità di esiti intermedi, che provocano sorprendenti nuovi effetti e significati complessi.
Col titolo della mostra, Lavender Town Syndrome, Wilson si riferisce a una leggenda metropolitana secondo cui più di 200 bambini giapponesi sono stati indotti al suicidio da un particolare livello del videogioco per Game Boy Pokémon Red and Green. Molti altri si dice abbiano sofferto di emicranie o sangue dal naso o siano diventati violenti quando i genitori hanno cercato di togliere loro il gioco. Alcuni piansero finché non iniziarono a vomitare. In seguito, si determinò che questi incidenti furono causati dall’inquietante musica di sottofondo di Lavender Town, che oltre a contenere un tono acuto non rilevabile per le orecchie degli adulti, è stato anche un primo esperimento di battiti binaurali, che si dice influenzino il comportamento umano sincronizzandosi con le onde cerebrali degli ascoltatori.
Z = |Z/Z•Z-1 mod 2|-1 è stata prodotta grazie al supporto di Seven Gravity Collection e l’ulteriore sostegno di DOCUMENT Chicago e SculptureCenter, New York.
Andrew Norman Wilson (1983) è artista e curatore e lavora tra l’Europa e gli Stati Uniti.
Tra le mostre recenti la personale “Hirngespenster” al Kunstverein Braunschweig nel 2019, “Picture Industry” alla Luma Foundation ad Arles nel 2018, “Dreamlands” al Whitney Museum di New York nel 2017, e la partecipazione alla Biennale di Gwangju nel 2016.
03
dicembre 2019
Andrew Norman Wilson – Lavender Town Syndrome
Dal 03 dicembre 2019 al 15 febbraio 2020
arte contemporanea
Location
ORDET
Milano, via Adige, 17, (Milano)
Milano, via Adige, 17, (Milano)
Orario di apertura
da mercoledì a sabato, dalle ore 12 alle 19. Da mercoledì 22 gennaio 2020 osserverà i seguenti orari di apertura:
mercoledì – venerdì dalle 14 alle 19, sabato da mezzogiorno alle 19.
e su appuntamento ai contatti info@ordet.org e +39 02 477 577 53
Vernissage
3 Dicembre 2019, dalle ore 18 alle ore 21
Sito web
Ufficio stampa
Alpha Bravo Charlie
Autore
Progetto grafico
Produzione organizzazione
Patrocini