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Il volto de “Gli Italiani” nelle foto di Massimo Baldini
Fotografia
Massimo Baldini ha attraversato l’Italia da Nord a Sud, dalle metropoli ai piccoli centri, in uno straordinario viaggio lungo tre anni. Ha accantonato l’epica, puntando l’obiettivo sulla vita ordinaria. Racconta così le infinite sfumature di un Paese variegato come il nostro. Il risultato di questa ricerca metodica è Gli Italiani, il libro che raccoglie le foto di Baldini, accompagnate da testi di Dante, Sciascia, Pasolini e tanti altri, selezionati dall’italianista Claudio Giunta. Il volume è pubblicato da Il Mulino, che inaugura così una nuova attenzione editoriale per la fotografia contemporanea.
Claudio Marra, storico della fotografia, la definisce «un’ampia riflessione sugli italiani di oggi, su un insieme di caratteristiche, di comportamenti e di luoghi, colti nel corso di lunghe peregrinazioni». Se il titolo, gli intenti e l’impostazione vi fanno pensare a The Americans di Robert Frank, ci avete visto giusto. Abbiamo chiesto conferma proprio a Massimo Baldini che ci ha raccontato la genesi e l’evoluzione del suo interessante progetto.
Il libro raccoglie fotografie scattate in tutta Italia tra il 2015 e il 2018. Ci racconti il tuo viaggio tra le regioni?
«In un viaggio lungo tre anni c’è tantissimo: le giornate e le stagioni che passano, i momenti di esaltazione ma anche di straniamento e solitudine, lo spirito di avventura insieme al bisogno di non smarrirsi. Ho fatto scoperte in luoghi che credevo risaputi e trovato cose familiari dove non ero mai stato. Così il viaggio in Italia conosciuto attraverso la letteratura, il cinema e la fotografia, da Goethe a Rossellini a Ghirri, è diventato una forte esperienza personale».
Il volume si ispira apertamente a The Americans (Gli Americani) di Robert Frank. Ne ricalca il titolo, il numero di foto (83), come anche lo spirito sotteso: un viaggio negli Stati americani, raccontato dagli scatti di Frank – condito di vari testi. Perché questo riferimento?
«Per ragioni di sostanza e di forma. Da una parte Frank lasciò New York e le riviste patinate per intraprendere un viaggio lungo e tormentato, alla ricerca di un paese diverso da quello falsamente ottimistico dell’American dream. Venne anche arrestato e messo in prigione durante quest’esperienza. Dall’altra, rinunciò all’estetica della composizione impeccabile e del momento sublime, a favore di una fotografia più cruda e “sgarbata”, ma più autentica. Per me è stata una fondamentale fonte di ispirazione.
Come per The Americans, anche i tuoi scatti sono accompagnati da una serie di testi. Si tratta di una selezione operata dallo scrittore e italianista Claudio Giunta, che spazia da Dante Alighieri a Stefano Benni, passando per Giacomo Leopardi e Pier Paolo Pasolini. Che rapporto c’è tra immagini e testi?
«Direi un rapporto di risonanza: a volte il nesso è immediato e se ne coglie subito il senso, altre volte occorre soffermarsi per captare connessioni meno dirette ma più profonde. Una fotografia riuscita è sempre complessa e stratificata, suggerisce una pluralità di interpretazioni che sta all’osservatore elaborare. Nel libro i testi amplificano ulteriormente questo carattere polisemico. Poiché la scelta dei testi non è mia, posso dire senza auto-incensarmi che Claudio Giunta ha fatto a tale proposito un magnifico lavoro».
Le tue foto raccontano la quotidianità, in un’epoca in cui spesso il reportage fotografico è associato esclusivamente a racconti sensazionali. Qual è il ruolo del reportage più antropologico oggi? Perché hai scelto di realizzarne uno proprio sugli italiani?
«Mi sono formato e ho lavorato a lungo nel campo delle scienze sociali, dunque è stato naturale orientarmi verso questo tipo di reportage. Ma è anche cresciuta la consapevolezza che per esplorare a fondo una realtà le statistiche e le inchieste non bastano, e che un grande contributo può venire dalla forza conoscitiva delle immagini. Nonostante innumerevoli dati e analisi, gli italiani restano difficili da spiegare e a volte enigmatici ai loro stessi occhi. Le mie foto sono altrettante occasioni per guardarsi allo specchio».
Qual è la cosa che ti ha colpito di più nel tuo viaggio e che ritroviamo nel libro?
«Mi hanno colpito i volti di un’Italia invecchiata, senza certezze e forse anche smarrita, certamente delusa. Come il sogno americano, anche il miracolo italiano aveva promesso benessere per tutti, ma non è andata così. Ci sono però alcune foto di giovani dallo sguardo assorto e intenso. Ecco, credo che l’antidoto alla delusione per il miracolo mancato non sia l’Italia facilona e ridanciana che abbiamo visto tante volte, ma un’Italia finalmente riflessiva e consapevole, che questi giovani rappresentano».