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È il tempo degli alberi, dell’ecologia, del rispetto del pianeta. Le manifestazioni si susseguono, i disastri ambientali si moltiplicano, gli appelli di Greta Thunberg ci mettono davanti alle nostre responsabilità. Al Museo della Montagna di Torino, la mostra “Tree time” ci sussurra con garbo lo stesso messaggio. Il museo del Club Alpino Italiano, diretto da Daniela Berta, ha da poco inaugurato una mostra dal titolo “Tree Time”, curata dalla direttrice insieme ad Andrea Lerda. Dopo il capitolo di “Under Water” (altra mostra dedicata alla questione ambientale), l’attenzione dei due curatori si sposta dalla tematica legata alle risorse idriche a quella della necessaria e indispensabile consapevolezza del ruolo degli alberi nell’ecosistema.
Al Museo della Montagna, Tree Time racconta la bellezza di una relazione
Il percorso espositivo accosta in maniera sapiente e delicata estratti di studi scientifici di diverse epoche, foto e filmati documentari e opere d’arte contemporanea, di cui un buon numero create appositamente per la mostra. Sotto certi aspetti e in alcuni punti il racconto può sembrare un po’ naif, per via della sua impostazione didascalica.
D’altro canto, però, è da apprezzare l’assenza di ingiunzioni morali: sebbene i dati scientifici parlino chiaro e siano presenti i dovuti riferimenti a disastri quali, per esempio, la tempesta Vaia (ottobre 2018), nessun sentimento catastrofista aleggia nelle sale, quanto piuttosto il colorato, luminoso e profumato susseguirsi di opere (alcune multisensoriali, olfatto compreso), realizzate nelle tecniche più disparate: fotografia, installazione, olio su tela, video, ceramica connessa a sensori che elaborano dati digitali. Il tutto fa riferimento all’albero, sotto diversi punti di vista: la relazione tra l’uomo e l’albero, la bellezza del vegetale, esaltata dall’olio su tela di Thomas Berra (classe 1986) come dalle fotografie di Vittorio Sella (1859 – 1943), Mornì Brannà (1931), l’utilità dell’albero per la sopravvivenza del pianeta.
Non mancano i grandi nomi: dai reportage del rimpianto esploratore Walter Bonatti, alle testimonianze dell’impegno concreto di Ermenegildo Zegna, all’immancabile Giuseppe Penone, tutto è selezionato ed esposto con coerenza e chiarezza. A proposito di grandi nomi, si nota l’assenza di riferimenti a Stefano Mancuso nell’impianto teorico della mostra ma le sue opere compaiono, assieme a quelle di altri autori, nella piccola ma ben fatta selezione bibliografica messa a disposizione dei visitatori alla fine del percorso.
Selezione che spazia, come la mostra stessa, dall’aspetto scientifico a quello estetico e simbolico, rivelando l’albero al contempo nella sua semplicità e nella sua complessità ed esaltandone l’importanza sia nella foresta che nello spazio antropizzato.
“Tree time” sarà visitabile fino al 23 febbraio 2020 e il programma di attività aperte al pubblico si protrarrà fino ad aprile, nel segno della divulgazione scientifica e dell’incontro artistico intorno alla tematica.