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exibart.talks: Intervista a Eliana Albertini
Fumetti e illustrazione
di Yasmin Riyahi e Nicoletta Graziano
exibart.talks presenta la nuova rubrica dedicata al mondo dell’illustrazione e del fumetto italiano. Ogni settimana sul nostro sito, un’intervista esclusiva. L’appuntamento di oggi è con Eliana Albertini
Ciao Eliana! Com’è iniziato il tuo percorso?
«Il mio percorso è iniziato molto presto, forse da prima che mi rendessi conto che mi piaceva così tanto disegnare. All’asilo i disegni che si facevano bisognava lasciarli in classe, io li nascondevo in tasca perché dovevo necessariamente sistemarli a casa. Mi dicevano che disegnavo male le figure femminili, perché facevo le labbra troppo grosse. Dentro di me ci rimanevo male e pensavo “ma come, è la cosa che so fare meglio!”. E poi ho continuato a disegnare, come mi pareva».
Che cosa ispira i tuoi lavori?
«L’unica cosa che mi ispira è la realtà che mi circonda. Ciò che vedo mi serve per disegnare, disegnare mi serve per capire ciò che vedo».
Progetto “greetings from” stampato da Hoppipolla (Courtesy: Eliana Albertini)A settembre è uscito Malibu, il tuo libro edito da Becco Giallo: varie storie di periferia ambientate in un solo grande luogo, il Polesine, fra i rami del Delta del Po. Com’è nato questo libro?
«Il libro è nato proprio per la volontà di trasferire su carta l’esperienza di osservazione della vita nella provincia che mi ha vista crescere. Una vita che faccio fatica a descrivere a parole perché ne ho fatto (e ne faccio) parte io stessa, ma che posso mostrare così com’è sia con il disegno che con i dialoghi. È un libro di fiction, ogni personaggio è inventato, ma non è detto che da qualche parte non esista un Antonio un Roccia o un Mina. Ho voluto aprire una finestra su un mondo piccolo denso di piccole storie, che in realtà racchiudono (e normalizzano) drammi umani più grandi di quel che normalmente si pensa».
Da un punto di vista tecnico, qual è il processo di realizzazione dei tuoi lavori?
«Non ho un unico metodo, cambia sempre in base al lavoro che devo fare. Però normalmente parto sempre con un’idea abbozzata e cerco di fare meno passaggi possibili tra quella e il definitivo. Questo vale soprattutto per le illustrazioni singole, con i fumetti è un po’ diverso perché tendo a lavorare di più sia nella fase di ideazione che in quella di lavorazione: molto spesso rifaccio fino a quando non mi sembra di aver fatto il meglio che potessi fare, nei limiti delle mie possibilità. Fare fumetti per me resta una cosa ancora non del tutto automatica, diversamente dal disegno libero. Più ne faccio e più capisco tutte le potenzialità di questo mezzo, ma non è un processo breve!».
C’è qualche artista contemporaneo o non, che in qualche modo ha suggestionato il tuo lavoro?
«Edward Hopper, Lorenzo Mattotti, Martin Parr, David Hockney, Luigi Ghirri, Bill Watterson. Più molti altri che si sono accumulati nel mio percorso: credo stiano li a guardarmi le spalle ogni volta che lavoro».
Progetti per il futuro?
«Continuare a disegnare, possibilmente cercando di capire meglio altre cose del fumetto. Alcune prove resteranno segrete altre magari vedranno la luce!».
Giovane illustratore/illustratrice da tenere d’occhio?
«Mi sento di dire che è necessario tener d’occhio Silvia Righetti, bravissima disegnatrice che ha fatto parte del collettivo Brace, fumettista super talentuosa. Spero di vedere presto più cose sue in giro!».
Un libro, una canzone, la tua merenda preferita
«Don Delillo – Americana
The Chameleons – Second Skin
Pane, marmellata e una tazza di tè.
Oggi è così, domani chi lo sa!».
Puoi continuare a seguire Eliana qui:
@elianaliena