Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Mario Surbone – La misura dell’ombra
Dal 28 novembre Erastudio Art Gallery presenta la mostra La misura dell’ombra, incentrata su una selezione di opere realizzate dall’artista torinese Mario Surbone tra il 1968 e il 1978 e da lui stesso denominate Incisi.
Artista inquieto e determinato, nel corso degli anni ha attraversato diverse modalità espressive mantenendo una coerenza di ricerca sostenuta da una costante tensione verso la relazione tra arte e natura, quest’ultima intesa come spazio fisico e reale dell’esistenza
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Dal 28 novembre Erastudio Art Gallery presenta la mostra La misura dell’ombra, incentrata su una selezione di opere realizzate dall’artista torinese Mario Surbone tra il 1968 e il 1978 e da lui stesso denominate Incisi.
Artista inquieto e determinato, nel corso degli anni ha attraversato diverse modalità espressive mantenendo una coerenza di ricerca sostenuta da una costante tensione verso la relazione tra arte e natura, quest’ultima intesa come spazio fisico e reale dell’esistenza.
Surbone ha esordito come pittore nel 1958 alla Mostra nazionale d’arte giovanile di Roma e la sua prima esposizione personale è del 1962 presso la Galleria il Canale di Venezia, mentre con gli Incisi ha esposto in numerose gallerie nazionali e internazionali. Dopo le prime esperienze nell’ambito della pittura “informale”, tra il 1967 e il 1968 ha intrapreso una ricerca sugli elementi pittorici e strutturali che definiscono un’opera d’arte indagando le possibilità della superficie piana di farsi oggetto tridimensionale, creando forme, spazi e soprattutto ombre, grazie a specifici interventi operativi e a un uso del colore in chiave monocroma e quindi primariamente significante. Le opere nate in questo decennio sono gli Incisi, realizzati con cartoni delle dimensioni più diverse, intagliati secondo strutture rigorosamente geometriche e ritmiche tali da creare un’apparenza di volume fatta sia di concrete forme estroflesse che di luci e ombre portate. Una vera e propria intromissione della superficie planare nello spazio reale, provocata dall’intervento dell’artista che si esprime con un insieme di gesti liberi e al contempo “normati”. Si tratta di opere che rispecchiano pienamente, nella tematica affrontata, le ricerche visuali emerse internazionalmente tra gli anni Sessanta e Settanta e le interpretano in modo del tutto personale e originale.
La mostra vuole anche invitare a un iniziale dialogo tra le opere da parete di Mario Surbone e alcune, misurate, sculture di artisti coevi. È un dialogo silenzioso quello tra gli Incisi bianchi, i lavori che più esaltano le ricerche formali dell’artista, e la ceramica Shape di Carlo Zauli, del 1964-65: contemporaneamente geometria e naturalità allo stato puro. È un dialogo più sonoro, anche per gli accostamenti cromatici, quello con il ferro saldato e smaltato del 1967 del torinese Franco Garelli, le cui opere più articolate esibiscono una materia che gioca con le ombre nelle tante modulazioni della superficie, questa sì tridimensionale, come, ma più linearmente, fa la maiolica Senza titolo di Alfonso Leoni, del 1972.
E per ultimo un accenno al titolo della mostra che, seppur immediatamente evocativo, possiede una sua ragione “visiva”: cosa può essere la misura dell’ombra? Solo ciò che la crea. Quindi le inquietudini delle superfici “incise”, aperte, sollevate, tese da Mario Surbone a muovere le forme e lo spazio e, di conseguenza le riflessioni, di chi su di esse vuole posare uno sguardo curioso.
Fabrizio Parachini
Artista inquieto e determinato, nel corso degli anni ha attraversato diverse modalità espressive mantenendo una coerenza di ricerca sostenuta da una costante tensione verso la relazione tra arte e natura, quest’ultima intesa come spazio fisico e reale dell’esistenza.
Surbone ha esordito come pittore nel 1958 alla Mostra nazionale d’arte giovanile di Roma e la sua prima esposizione personale è del 1962 presso la Galleria il Canale di Venezia, mentre con gli Incisi ha esposto in numerose gallerie nazionali e internazionali. Dopo le prime esperienze nell’ambito della pittura “informale”, tra il 1967 e il 1968 ha intrapreso una ricerca sugli elementi pittorici e strutturali che definiscono un’opera d’arte indagando le possibilità della superficie piana di farsi oggetto tridimensionale, creando forme, spazi e soprattutto ombre, grazie a specifici interventi operativi e a un uso del colore in chiave monocroma e quindi primariamente significante. Le opere nate in questo decennio sono gli Incisi, realizzati con cartoni delle dimensioni più diverse, intagliati secondo strutture rigorosamente geometriche e ritmiche tali da creare un’apparenza di volume fatta sia di concrete forme estroflesse che di luci e ombre portate. Una vera e propria intromissione della superficie planare nello spazio reale, provocata dall’intervento dell’artista che si esprime con un insieme di gesti liberi e al contempo “normati”. Si tratta di opere che rispecchiano pienamente, nella tematica affrontata, le ricerche visuali emerse internazionalmente tra gli anni Sessanta e Settanta e le interpretano in modo del tutto personale e originale.
La mostra vuole anche invitare a un iniziale dialogo tra le opere da parete di Mario Surbone e alcune, misurate, sculture di artisti coevi. È un dialogo silenzioso quello tra gli Incisi bianchi, i lavori che più esaltano le ricerche formali dell’artista, e la ceramica Shape di Carlo Zauli, del 1964-65: contemporaneamente geometria e naturalità allo stato puro. È un dialogo più sonoro, anche per gli accostamenti cromatici, quello con il ferro saldato e smaltato del 1967 del torinese Franco Garelli, le cui opere più articolate esibiscono una materia che gioca con le ombre nelle tante modulazioni della superficie, questa sì tridimensionale, come, ma più linearmente, fa la maiolica Senza titolo di Alfonso Leoni, del 1972.
E per ultimo un accenno al titolo della mostra che, seppur immediatamente evocativo, possiede una sua ragione “visiva”: cosa può essere la misura dell’ombra? Solo ciò che la crea. Quindi le inquietudini delle superfici “incise”, aperte, sollevate, tese da Mario Surbone a muovere le forme e lo spazio e, di conseguenza le riflessioni, di chi su di esse vuole posare uno sguardo curioso.
Fabrizio Parachini
28
novembre 2019
Mario Surbone – La misura dell’ombra
Dal 28 novembre 2019 all'otto febbraio 2020
arte contemporanea
Location
ERASTUDIO ART GALLERY (TERZO PIANO)
Milano, Via Palermo, 5
Milano, Via Palermo, 5
Vernissage
28 Novembre 2019, ore 18,30
Autore