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Dopo aver annunciato la curatrice della prossima edizione, che lo ricordiamo sarà diretta da Cecilia Alemani, la Biennale 2021 continua a prendere forma. Questa volta tocca al Padiglione del Canada, che sarà ufficialmente rappresentato alla Biennale d’Arte di Venezia da Stan Douglas, con la National Gallery of Canada, nell’Ontario, come istituzione che commissionerà ufficialmente il progetto. Il curatore invece verrà annunciato in seguito. Considerato tra i videoartisti più influenti, Douglas è una sorta di colonna portante della Biennale di Venezia, con il suo lavoro apparso nelle mostre principali di quattro edizioni. L’ultima nel 2019, con Döppelganger, una ipnotica installazione video incentrata sulla visionaria storia di due astronaute – o forse era solo una? – in stato di alienazione, che sarà esposta il 16 gennaio alla David Zwirner Gallery di New York e successivamente alla Victoria Miro Gallery di Londra, le sue due gallerie di riferimento.
La giuria che ha selezionato Douglas era composta da John Zeppetelli, direttore e curatore del Musée d’art contemporain de Montréal, Reid Shier, direttore della Polygon Gallery, Kitty Scott, vicedirettore e capo curatore della National Gallery of Canada, Sasha Suda, direttore e CEO della National Gallery of Canada. «Douglas è uno degli artisti più conosciuto a livello internazionale del nostro Paese, per la sua immaginazione critica, l’ingegnosità formale e il profondo impegno per l’indagine sociale. La rilevanza della pratica di Douglas è particolarmente importante nel contesto internazionale della Biennale d’Arte di Venezia la giuria è stata unanime e entusiasta per la sua selezione per il Padiglione del Canada», si legge nella dichiarazione della giuria.
Vita e opere di Stan Douglas, habitué della Biennale di Venezia
Stan Douglas è natato a Vancouver, l’11 ottobre 1960, e attualmente vive e lavora nella città canadese. Ha studiato all’Emily Carr Institute of Art and Design di Vancouver e la sua prima mostra risale al 1981. Nel corso della sua carriera artistica, ha partecipato a numerose mostre personali e manifestazioni internazionali, come la Whitney Biennial, nel 1995, SkulpturProjekte a Münster, nel 1997, Documenta IX, X e XI a Kassel, oltre che a quattro edizioni della Biennale di Venezia, nel 1990, 2001, 2005 e 2019. Nel 2007, Douglas ha vinto la prima edizione del Hnatyshyn Foundation Visual Arts Award, mentre nel 2008 gli è stato assegnato il Bell Award in Video Art, nel 2016 si è aggiudicato l’Hasselblad Award e nel 2019 l’Audain Prize for the Visual Arts.
La scrittura di Samuel Beckett e di Marcel Proust, ETA Hoffmann, Sigmund Freud e i fratelli Grimm, il blues di Robert Johnson e il free jazz, la televisione e Hollywood, Karl Marx e Gilles Deleuze, sono alcune delle ispirazioni che si ritrovano nei lavori di Douglas, che spesso ha lavorato a partire da icone già riconosciute. Come nel caso delle rielaborazioni di film come Marnie, di Alfred Hitchcock, Suspiria, di Dario Argento, e Terrore sul mar Nero, di Orson Welles. Ma a interessarlo, anche l’estetica dell’obsolescenza, come per Overture, opera del 1986, opera audiovisiva di sei minuti, composta da tre segmenti di film d’archivio girati dalla Edison Film Company tra il 1889 e il 1901 nel corso di un viaggio in treno attraverso le Montagne rocciose, alternati a sei passaggi dalle pagine di apertura della monumentale Recherche du temps perdu di Proust. «Tutto ciò che ho fatto può essere sintetizzato in quel lavoro», ha dichiarato Douglas in un’intervista nel 2016.