Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Incanti russi. Opere pittoriche di tradizione dell’Accademia Glazunov di Mosca
I ventidue dipinti, selezionati insieme alla presidente dell’Accademia Paola Gribaudo sono per lo più di grandi dimensioni e sono stati realizzati tutti da studenti come tesi di diploma o durante i diversi anni di corso di studio all’Accademia Glazunov, in un arco temporale che va dal 1999 al 2019. In questi lavori scelti è predominante il carattere storico, religioso nonché il folclore popolare della grande nazione russa. La mostra è arricchita da un’opera di Pino Chiezzi, in dialogo con i dipinti esposti.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Nel 1986 l’artista sovietico Il’ja Glazunov, durante il periodo riformatore della perestrojka, riuscì a
far rivivere questa gloriosa Accademia di Belle Arti di Mosca che tanto seguito aveva avuto nel
corso dell’Ottocento e nel periodo delle avanguardie russe degli anni venti del Novecento. Vi
ebbero influenza e vi furono ospiti artisti come Lentulov, Konchalovsky, Mashkov, Rodchenko,
come anche Malevich e Kandinsky.
Fondamentalmente legata alla tradizione pittorica dei grandi modelli della pittura e della scultura
classica, in primis italiana, o alle rievocazioni storiche e religiose del folclore e del sentimento
popolare russo, l’Accademia a metà negli anni ’20 fu fusa con altre istituzioni più tecniche che
artistiche per volere dello stesso Lenin, in nome di un certo disprezzo per la pittura antica e i
modelli classici a favore del cosiddetto “realismo socialista” che voleva avvicinare l’arte alle classi
proletarie in chiave di propaganda politica. Oggi, scomparso il suo rifondatore, Il’ja Glazunov,
questa particolarissima Accademia è retta dal figlio Ivan Glazunov, artista di grande rilievo, in
nome di un ritorno a quei temi cari alla cultura del popolo russo, alla sua letteratura, alla sua
musica, al suo teatro e al suo più antico mondo poetico ovvero lo sguardo alla storia nazionale, al
sentimento e alla tradizione religiosa popolare e alla mitologia del popolo russo insieme ai suoi
paesaggi e visioni architettoniche. L’aspetto educativo della composizione pittorica impartita in
questa scuola, porta in auge un sistema codificato e mai superato della tecnica artistica e
realizzativa delle opere: composizione dal vivo dei soggetti, studio ed equilibrio dello spazio da
rappresentare, attenzione alle atmosfere luministiche e accurata distribuzione nello spazio dei
movimenti dei personaggi dipinti, ma soprattutto approfondimento della psicologia dei
personaggi negli eventi narrati che ci introducono in una rappresentazione quasi teatrale di
particolare fascino e significazione.
La mostra alla Pinacoteca Albertina di Torino è allestita con la curatela di Salvo Bitonti, osservatore
e coordinatore registico di queste opere, e vorrebbe restituire uno sguardo quasi cinematografico
su un mondo magico di una terra e di una cultura e di un popolo che tanto ha influenzato
l’immaginario artistico europeo ancora prima del suo grande e decisivo momento storico dato
dalla rivoluzione d’Ottobre.
I ventidue dipinti, selezionati insieme alla presidente dell’Accademia Paola Gribaudo sono per lo
più di grandi dimensioni e sono stati realizzati tutti da studenti come tesi di diploma o durante i
diversi anni di corso di studio all’Accademia Glazunov, in un arco temporale che va dal 1999 al
2019; In questi lavori scelti è predominante il carattere storico, religioso nonché il folclore popolare
della grande nazione russa.
La morte misteriosa del piccolo zarevic Dimitri, all’epoca di Boris Godunov, suicidatosi o forse
ucciso per una congiura. Una scena di corte ai tempi di Ivan il terribile, processioni nuziali di
grande fascinazione visiva o ancora l’azione taumaturgica del futuro San Basilio nelle strade di
Mosca e immagini della capitale moscovita al tempo dei boiari o fiere presso altre città russe, sono
alcuni episodi delle opere oggi presentate che maggiormente colpiscono per la loro forza
rappresentativa. Di particolare pregio il lavoro sui paesaggi, come le vedute di alcune chiese di
Mosca e di un antico monastero greco-ortodosso, quello dell’assunzione di San Cirillo, insieme a
un paesaggio in cui scorre lieve il passaggio dalla stagione invernale a quella primaverile; ed
ancora scorci moscoviti del Cremlino o del monastero di Novodevičij. A questa selezione si
aggiungono alcuni acquarelli e matite su carta, piccole opere d’arte ispirate alle bylìny,
componimenti della tradizione epica orale russa. Concludono questo percorso una natura morta e
un ritratto di una giovane fanciulla nei pressi di un pozzo.
Queste opere sono caratterizzate da una tecnica che solo ad una lettura fuggente può apparire
esclusivamente virtuosistica, nella sapienza dell’uso del colore e nella precisione dei dettagli
d’insieme; invece l’eco di cui risuonano questi dipinti, ovvero quello della felice stagione della
pittura russa del realismo e verismo ottocentesco, li rendono, sì una riproposta dell’antico ma
anche una sfida modernissima a un tempo. Essi ci restituiscono l’incanto di un tempo perduto,
ricreano atmosfere lontane, riportando indietro la nostra concezione del tempo e dell’arte, come
solo il teatro dei grandi registi della scena e i massimi registi cinematografici hanno saputo fare in
epoca contemporanea. Si pensi, in ambito russo, alle perfette realizzazioni per il teatro o per il
cinema dovute alla maestria di registi come Alexandr Sokurov o Nikita Michalkov; di questi artisti
certamente non potranno mancare alcune visioni di loro capolavori, come corollario di studio e
approfondimento per questa singolare mostra nella nostra Accademia Albertina, in questa
celebrazione del mondo russo e del suo innegabile fascino.
far rivivere questa gloriosa Accademia di Belle Arti di Mosca che tanto seguito aveva avuto nel
corso dell’Ottocento e nel periodo delle avanguardie russe degli anni venti del Novecento. Vi
ebbero influenza e vi furono ospiti artisti come Lentulov, Konchalovsky, Mashkov, Rodchenko,
come anche Malevich e Kandinsky.
Fondamentalmente legata alla tradizione pittorica dei grandi modelli della pittura e della scultura
classica, in primis italiana, o alle rievocazioni storiche e religiose del folclore e del sentimento
popolare russo, l’Accademia a metà negli anni ’20 fu fusa con altre istituzioni più tecniche che
artistiche per volere dello stesso Lenin, in nome di un certo disprezzo per la pittura antica e i
modelli classici a favore del cosiddetto “realismo socialista” che voleva avvicinare l’arte alle classi
proletarie in chiave di propaganda politica. Oggi, scomparso il suo rifondatore, Il’ja Glazunov,
questa particolarissima Accademia è retta dal figlio Ivan Glazunov, artista di grande rilievo, in
nome di un ritorno a quei temi cari alla cultura del popolo russo, alla sua letteratura, alla sua
musica, al suo teatro e al suo più antico mondo poetico ovvero lo sguardo alla storia nazionale, al
sentimento e alla tradizione religiosa popolare e alla mitologia del popolo russo insieme ai suoi
paesaggi e visioni architettoniche. L’aspetto educativo della composizione pittorica impartita in
questa scuola, porta in auge un sistema codificato e mai superato della tecnica artistica e
realizzativa delle opere: composizione dal vivo dei soggetti, studio ed equilibrio dello spazio da
rappresentare, attenzione alle atmosfere luministiche e accurata distribuzione nello spazio dei
movimenti dei personaggi dipinti, ma soprattutto approfondimento della psicologia dei
personaggi negli eventi narrati che ci introducono in una rappresentazione quasi teatrale di
particolare fascino e significazione.
La mostra alla Pinacoteca Albertina di Torino è allestita con la curatela di Salvo Bitonti, osservatore
e coordinatore registico di queste opere, e vorrebbe restituire uno sguardo quasi cinematografico
su un mondo magico di una terra e di una cultura e di un popolo che tanto ha influenzato
l’immaginario artistico europeo ancora prima del suo grande e decisivo momento storico dato
dalla rivoluzione d’Ottobre.
I ventidue dipinti, selezionati insieme alla presidente dell’Accademia Paola Gribaudo sono per lo
più di grandi dimensioni e sono stati realizzati tutti da studenti come tesi di diploma o durante i
diversi anni di corso di studio all’Accademia Glazunov, in un arco temporale che va dal 1999 al
2019; In questi lavori scelti è predominante il carattere storico, religioso nonché il folclore popolare
della grande nazione russa.
La morte misteriosa del piccolo zarevic Dimitri, all’epoca di Boris Godunov, suicidatosi o forse
ucciso per una congiura. Una scena di corte ai tempi di Ivan il terribile, processioni nuziali di
grande fascinazione visiva o ancora l’azione taumaturgica del futuro San Basilio nelle strade di
Mosca e immagini della capitale moscovita al tempo dei boiari o fiere presso altre città russe, sono
alcuni episodi delle opere oggi presentate che maggiormente colpiscono per la loro forza
rappresentativa. Di particolare pregio il lavoro sui paesaggi, come le vedute di alcune chiese di
Mosca e di un antico monastero greco-ortodosso, quello dell’assunzione di San Cirillo, insieme a
un paesaggio in cui scorre lieve il passaggio dalla stagione invernale a quella primaverile; ed
ancora scorci moscoviti del Cremlino o del monastero di Novodevičij. A questa selezione si
aggiungono alcuni acquarelli e matite su carta, piccole opere d’arte ispirate alle bylìny,
componimenti della tradizione epica orale russa. Concludono questo percorso una natura morta e
un ritratto di una giovane fanciulla nei pressi di un pozzo.
Queste opere sono caratterizzate da una tecnica che solo ad una lettura fuggente può apparire
esclusivamente virtuosistica, nella sapienza dell’uso del colore e nella precisione dei dettagli
d’insieme; invece l’eco di cui risuonano questi dipinti, ovvero quello della felice stagione della
pittura russa del realismo e verismo ottocentesco, li rendono, sì una riproposta dell’antico ma
anche una sfida modernissima a un tempo. Essi ci restituiscono l’incanto di un tempo perduto,
ricreano atmosfere lontane, riportando indietro la nostra concezione del tempo e dell’arte, come
solo il teatro dei grandi registi della scena e i massimi registi cinematografici hanno saputo fare in
epoca contemporanea. Si pensi, in ambito russo, alle perfette realizzazioni per il teatro o per il
cinema dovute alla maestria di registi come Alexandr Sokurov o Nikita Michalkov; di questi artisti
certamente non potranno mancare alcune visioni di loro capolavori, come corollario di studio e
approfondimento per questa singolare mostra nella nostra Accademia Albertina, in questa
celebrazione del mondo russo e del suo innegabile fascino.
30
maggio 2020
Incanti russi. Opere pittoriche di tradizione dell’Accademia Glazunov di Mosca
Dal 30 maggio al 27 settembre 2020
arte contemporanea
Location
PINACOTECA ALBERTINA
Torino, Via Dell'accademia Albertina, 8, (Torino)
Torino, Via Dell'accademia Albertina, 8, (Torino)
Biglietti
La mostra è compresa nel percorso di visita della Pinacoteca Albertina, con i relativi biglietti:
intero € 7,00; ridotto € 5,00 bambini e ragazzi dai 6 ai 18 anni, studenti universitari fino ai 26 anni,
convenzioni; gratuito under 6 anni, insegnanti, possessori Abbonamento Musei e Torino + Piemonte Card.
Orario di apertura
il venerdì, il sabato, la domenica e il lunedì 10.00-18.00 (ultimo ingresso alle 17.30). L’accesso avverrà dal numero civico 6 di via Accademia Albertina, dove avverrà la misurazione della temperatura corporea. I visitatori dovranno obbligatoriamente portare con sé la mascherina.
Curatore