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Non accenna a placarsi la querelle sorta in occasione della nomina del nuovo direttore dell’Accademia di Belle Arti di Roma, che abbiamo seguito negli ultimi mesi. Sotto accusa, procedure poco chiare e bandi ambigui. A dicembre, la decisione del Tar, che ha rigettato tutte le opposizioni sollevate dal ricorso. Ma questa volta, a gettare benzina sul fuoco, è un articolo pubblicato su Il Tempo, al quale rispondono i “Docenti dell’Accademia di Belle Arti di Roma in mobilitazione”, con una lettera che riceviamo e pubblichiamo.
Replica all’articolo de il Tempo del 29 gennaio 2020: “Quel pasticcio burocratico all’Accademia di Belle Arti”
Ieri mattina i professori dell’Accademia di Belle Arti di Roma hanno trovato nella loro posta un ritaglio di giornale con un articolo pubblicato sul quotidiano Il Tempo, intitolato “Quel pasticcio burocratico all’Accademia di Belle Arti”, accompagnato da un messaggio sibillino che avvertiva i destinatari della mail che l’articolo era stato portato direttamente sulla scrivania del nuovo Ministro dell’Università.
Il testo dell’articolo, che contiene gravi imprecisioni e deliberate omissioni, è un riassunto parziale e deviato di quanto accaduto in questi mesi. Non viene detto, infatti, che la maggioranza dei professori dell’Accademia, sia di prima che di seconda fascia, in disaccordo con una gestione monocratica e discutibile delle procedure elettorali per la nomina del nuovo Direttore, hanno disertato le urne per invalidare le votazioni. In risposta sono state attuate una serie di forzature procedurali e sono stati alterati i regolamenti a bando chiuso e, fatto ancor più grave, addirittura nella fase di votazione, che si sono è conclusa con il prevalere di un candidato con solo 26 voti su 113.
Si cita il giudizio del Tar per millantare di essere nel giusto, omettendo di dire che il Tar si è espresso sulla validità di una delle candidature ma non sulla regolarità delle procedure, e che un altro contenzioso, avviato da 13 docenti, è pendente presso il TAR del Lazio.
Questo articolo a senso unico – che etichetta come “rivoltosi” i professori che sono in mobilitazione e chiedono di far luce sulle irregolarità delle procedure elettorali – non è una richiesta di aiuto al Ministro, come l’autore vorrebbe far credere, bensì semplicemente un ben poco elegante testo di propaganda, in risposta alla formale proclamazione dello stato di agitazione da parte della CGIL.
L’articolo risulterebbe scritto con uno pseudonimo dal fratello di un docente dell’Accademia, collaboratore anch’egli del giornale, lo stesso professore che pretendeva, in virtù di una sorprendente nomina a Vicedirettore fatta dalla ex Direttrice a pochi giorni della scadenza del mandato, di poter dirigere l’istituzione oltre la data di scadenza del proprio incarico.
Il tenore dell’articolo di giornale è l’ultima evidenza del conflitto in atto nel corpo docente dell’Accademia, causato da una sciagurata gestione nel rinnovo degli organi di gestione dell’istituzione.
Per permettere il superamento della fase di stallo istituzionale che si è venuto a creare, in una fase molto critica della vita accademica, i docenti in mobilitazione sollecitano con la massima urgenza la nomina di un Commissario ad acta all’Accademia di Belle Arti di Roma. Allo stato attuale solo una figura terza, individuata dal Ministro dell’Università, avrebbe l’autorevolezza per ristabilire le normali norme di convivenza civile e il rispetto delle regole, con lo svolgimento di una nuova procedura elettorale per la nomina del Direttore.
Firmato
Docenti dell’Accademia di Belle Arti di Roma in mobilitazione