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Exultate et jubilate. Vasi portapalma dal XVII al XIX secolo in Diocesi di Imola
Una cinquantina di raffinati e preziosi vasi portapalma realizzati prevalentemente in legno intagliato e dorato, come anche laccato, marmorizzato e argentato. Dissimili per dimensioni (dai 20 cm a poco meno di 70 metro di larghezza), sono databili tra la metà del Seicento e l’epoca Neoclassica.
Comunicato stampa
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Nuovamente alla riscoperta delle arti applicate
Il Museo Diocesano di Imola, da alcuni anni a questa parte, ha intrapreso un vero e proprio cammino alla riscoperta di quei materiali artistici perlopiù sacri che, per consuetudine, vengono inseriti all’interno delle cosiddette arti minori. Crediamo infatti – nel XIII e XIV secolo, peraltro, il concetto di arte minore non trova alcun fondamento – che le forme di produzione alternative alla pittura, alla scultura e all’architettura (ossia le arti maggiori) siano meritevoli di una particolare attenzione: spesso costruiti con materiali preziosi, questi oggetti hanno contribuito in maniera determinante alla divulgazione in aree lontane degli stili delle loro zone di provenienza. Non è un caso che i
prodotti delle arti decorative o applicate, a partire dal primo Ottocento, comincino ad essere studiati e valorizzati nei musei, e più profusamente nel XIX e XX secolo, spesso col fine didattico di istruire le giovani generazioni di artigiani nel solco di una tradizione autorevole, in un contesto revivalistico che comprende realtà neomedievali – si pensi che nel Medioevo la considerazione riservata alle arti minori e ai suoi artefici fu tanto alta quanto quella per le arti maggiori – come l’Arts and Crafts inglese o l’italiana Aemilia ars. Inoltre, non dimentichiamo che il concetto di utilitas non sempre è stato considerato
negativo: la funzione pratica di un oggetto non ne svilisce e decresce la bellezza, così come il suo valore suntuario ne favorisce la durata (l’oggetto prezioso viene così reimpiegato o rilavorato in oreficeria, quello utile lo si continua a usare, come nel caso dei codici miniati). Ecco allora che dal 2015 ad oggi il Diocesano ha avuto una particolare cura nel mostrare non solo il vasto e variegato patrimonio artistico diocesano, ma cercando di porlo anche a confronto con opere provenienti da raccolte pubbliche e, spesso e volentieri, anche private.
“EXULTATE ET JUBILATE” rappresenta, dunque, l’ultimo virtuoso esempio di quanto sino ad ora affermato, laddove la fattiva collaborazione tra soggetti privati, studiosi e istituzioni museali non necessariamente del territorio, diviene strumento di promozione di un progetto culturale atto alla riscoperta, valorizzazione e conoscenza di materiali artistici in questo caso di uso liturgico – spesso caduti in disuso, ancorché di pregevolissima fattura – sottraendoli ad un destino di oblio e sicura dispersione.
La mostra, promossa dal Museo Diocesano di Imola in collaborazione con la Fondazione Accorsi-Ometto di Torino e curata da Lorenzo Lorenzini e Marco Violi, allestita nella Galleria Pio VII del vescovado dal 21 marzo al 10 maggio 2020, propone all’attenzione del pubblico oltre cinquanta raffinati e preziosi vasi portapalma realizzati prevalentemente in legno intagliato e dorato, come anche laccato, marmorizzato e argentato. Dissimili per dimensioni (dai 20 cm a poco meno di 70 metro di larghezza), sono databili tra la metà del Seicento e l'epoca Neoclassica. Si tratta di materiali di botteghe per lo più locali,
provenienti (nella quasi totalità dei casi) dalla nostra diocesi. Scopo primario dell'esposizione è sollecitare un recupero intellettuale, prima ancora che materiale, di questi arredi sacri da molti decenni non più presenti sugli altari delle chiese, tanto che si è persa quasi completamente la cognizione del loro impiego.
Le opere, generalmente di grande qualità esecutiva e indubbia rarità, provengono dalle raccolte del Museo diocesano di Imola (con pezzi in deposito da chiese cittadine), dei musei parrocchiali di Castel Bolognese e Bagnara di Romagna, dal capitolo della Cattedrale di Imola, dalla Collegiata di Lugo, dalle parrocchiali di Massalombarda, Sant'Agata, dalla chiese rettoriali di Santa Maria dei Servi di Imola e delle Stimmate di Lugo, infine dalle clarisse nel monastero di Santo Stefano di Imola.
L'esposizione prosegue il percorso di mostre sul tema delle arti minori, con particolare riferimento all'arredo liturgico, a cui il Museo diocesano ha dedicato un fitto calendario di esposizioni tematiche tra il 2016 e il 2019 (reliquiari antropomorfi, ad ostensorio, calici liturgici, ostensori, tabernacoli da viatico, cartegloria, pissidi, come anche – in parte – nel caso della mostra con scrigni e cofanetti, oggetti che spesso mutarono l'uso profano in sacro divenendo contenitori per reliquie).
Catalogo in mostra.
Il Museo Diocesano di Imola, da alcuni anni a questa parte, ha intrapreso un vero e proprio cammino alla riscoperta di quei materiali artistici perlopiù sacri che, per consuetudine, vengono inseriti all’interno delle cosiddette arti minori. Crediamo infatti – nel XIII e XIV secolo, peraltro, il concetto di arte minore non trova alcun fondamento – che le forme di produzione alternative alla pittura, alla scultura e all’architettura (ossia le arti maggiori) siano meritevoli di una particolare attenzione: spesso costruiti con materiali preziosi, questi oggetti hanno contribuito in maniera determinante alla divulgazione in aree lontane degli stili delle loro zone di provenienza. Non è un caso che i
prodotti delle arti decorative o applicate, a partire dal primo Ottocento, comincino ad essere studiati e valorizzati nei musei, e più profusamente nel XIX e XX secolo, spesso col fine didattico di istruire le giovani generazioni di artigiani nel solco di una tradizione autorevole, in un contesto revivalistico che comprende realtà neomedievali – si pensi che nel Medioevo la considerazione riservata alle arti minori e ai suoi artefici fu tanto alta quanto quella per le arti maggiori – come l’Arts and Crafts inglese o l’italiana Aemilia ars. Inoltre, non dimentichiamo che il concetto di utilitas non sempre è stato considerato
negativo: la funzione pratica di un oggetto non ne svilisce e decresce la bellezza, così come il suo valore suntuario ne favorisce la durata (l’oggetto prezioso viene così reimpiegato o rilavorato in oreficeria, quello utile lo si continua a usare, come nel caso dei codici miniati). Ecco allora che dal 2015 ad oggi il Diocesano ha avuto una particolare cura nel mostrare non solo il vasto e variegato patrimonio artistico diocesano, ma cercando di porlo anche a confronto con opere provenienti da raccolte pubbliche e, spesso e volentieri, anche private.
“EXULTATE ET JUBILATE” rappresenta, dunque, l’ultimo virtuoso esempio di quanto sino ad ora affermato, laddove la fattiva collaborazione tra soggetti privati, studiosi e istituzioni museali non necessariamente del territorio, diviene strumento di promozione di un progetto culturale atto alla riscoperta, valorizzazione e conoscenza di materiali artistici in questo caso di uso liturgico – spesso caduti in disuso, ancorché di pregevolissima fattura – sottraendoli ad un destino di oblio e sicura dispersione.
La mostra, promossa dal Museo Diocesano di Imola in collaborazione con la Fondazione Accorsi-Ometto di Torino e curata da Lorenzo Lorenzini e Marco Violi, allestita nella Galleria Pio VII del vescovado dal 21 marzo al 10 maggio 2020, propone all’attenzione del pubblico oltre cinquanta raffinati e preziosi vasi portapalma realizzati prevalentemente in legno intagliato e dorato, come anche laccato, marmorizzato e argentato. Dissimili per dimensioni (dai 20 cm a poco meno di 70 metro di larghezza), sono databili tra la metà del Seicento e l'epoca Neoclassica. Si tratta di materiali di botteghe per lo più locali,
provenienti (nella quasi totalità dei casi) dalla nostra diocesi. Scopo primario dell'esposizione è sollecitare un recupero intellettuale, prima ancora che materiale, di questi arredi sacri da molti decenni non più presenti sugli altari delle chiese, tanto che si è persa quasi completamente la cognizione del loro impiego.
Le opere, generalmente di grande qualità esecutiva e indubbia rarità, provengono dalle raccolte del Museo diocesano di Imola (con pezzi in deposito da chiese cittadine), dei musei parrocchiali di Castel Bolognese e Bagnara di Romagna, dal capitolo della Cattedrale di Imola, dalla Collegiata di Lugo, dalle parrocchiali di Massalombarda, Sant'Agata, dalla chiese rettoriali di Santa Maria dei Servi di Imola e delle Stimmate di Lugo, infine dalle clarisse nel monastero di Santo Stefano di Imola.
L'esposizione prosegue il percorso di mostre sul tema delle arti minori, con particolare riferimento all'arredo liturgico, a cui il Museo diocesano ha dedicato un fitto calendario di esposizioni tematiche tra il 2016 e il 2019 (reliquiari antropomorfi, ad ostensorio, calici liturgici, ostensori, tabernacoli da viatico, cartegloria, pissidi, come anche – in parte – nel caso della mostra con scrigni e cofanetti, oggetti che spesso mutarono l'uso profano in sacro divenendo contenitori per reliquie).
Catalogo in mostra.
19
maggio 2020
Exultate et jubilate. Vasi portapalma dal XVII al XIX secolo in Diocesi di Imola
Dal 19 maggio al 13 agosto 2020
arte antica
Location
MUSEO E PINACOTECA DIOCESANI DI IMOLA E DELLE CARROZZE
Imola, Piazza Del Duomo, 1, (Bologna)
Imola, Piazza Del Duomo, 1, (Bologna)
Orario di apertura
da martedì a giovedì ore 9-12, martedì e giovedì ore 14-17, sabato ore 10-13 / 15.30-18.30 (escluso agosto), domenica ore 15.30-18.30 (escluso luglio e agosto)
Editore
Editrice Il Nuovo Diario Messaggero
Ufficio stampa
Diocesi di Imola
Autore
Curatore
Autore testo critico
Progetto grafico
Media partner
Sponsor
Patrocini