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Oggi lavorare intorno al tema della femminilità è sicuramente necessario ma anche estremamente difficile perché è sottilissimo il confine che separa il tentativo di dare dignità a un genere dall’inscenare una bizzarra parata di autoaffermazioni che non riescono a superare la barriera tanto condannata del rosa pastello.
L’arte “di genere” incorre così nel continuo paradosso di essere talmente ossessionata da se stessa da diventare alla fine, di se stessa, parodia.
Ma l’equivoco laddove è tale, è inevitabile fin quando non ci si libera dal più vile dei pregiudizi che plasma tanto la discriminazione quanto la lotta contro quest’ultima: pensare che l’obiettivo in un mondo patriarcale sia il livellamento delle identità anziché la gioiosa accettazione delle unicità e il fluido moto di aggregazione in gruppi, distinti a volte anche dal genere, ma altre volte no. Le dieci artiste coinvolte nella mostra in corso presso la galleria di Sara Zanin, curata da Marcelle Joseph, riescono in maniera sinergica a fare una fotografia radiosa di un linguaggio che non teme la propria matrice non-maschile e che si snoda attraverso forme e materiali in un unico intreccio di linee organiche e colori tenui.
La performance del duo Proudick, dove due surreali commesse mantellate e ricoperte da scontrini di grandi firme, si aggirano in un temporary store di improbabili e inindossabili calzature in ceramica, offrendo vino e cioccolato solo a chi secondo loro “poteva permetterselo”, non mancava di leggerezza e ironia.
Un atteggiamento premiante e trasversale che permea quasi tutte le opere, dal murales realizzato per l’occasione da Saelia Aparicio, passando per il letto a baldacchino di Charlotte Colbert su cui dovrebbe svolgersi la seconda delle due performance programmate per questa mostra, fino alle sue piccole sculture a tre file di mammelle che ricordano antichi e divini omaggi alla fertilità. Nonostante la varietà di mezzi e materiali attraverso cui si esprimono le opere in mostra è evidente come tutti i lavori dialoghino tra loro in maniera armonica e coerente.
“Dancing at the edge” of the world continuerà fino al 23 aprile, con un appuntamento intermedio il 26 febbraio per la performance di Florence Peake e Eve Stainton.
Martha ter Horst
mostra visitata il 7 febbraio
Dal 7 febbraio al 23 aprile 2020
Dancing at the edge of the world
Saelia Aparicio, Charlotte Colbert, Monika Grabuschnigg, Zsófia Keresztes, Alexi Marshall, Florence Peake. Proudick (Lindsey Mendick and Paloma Proudfoot), Megan Rooney, Eve Stainton
z2o Sara Zanin Gallery
Via della Vetrina 21, 00186 Roma
+39 06 70452261
Orari: Dal lunedì al venerdì dalle 13 alle 19
Sabato su appuntamento
Info: www.z2ogalleria.it, info@z2ogalleria.it